Magic: «Dio e amore così combatto l'Aids»

Magic: «Dio e amore così combatto l'Aids» LA SFIDA DELL'EX CAMPIONE Johnson: i miei primi 5 anni col virus Magic: «Dio e amore così combatto l'Aids» PLOS ANGELES ER me l'hiv non è un problema a cui pensare. Sai che c'è e ci convivi. C'è così tanto da fare in un giorno, in una settimana, in un mese, in un anno. Mio figlio André ha 15 anni e vuole sapere. Non mi chiede se morirò. Si limita a dire: «Come reagisci? Starai con noi ancora per molto?». Credo che sia il suo modo di chiedermi se morirò. Allora gli rispondo: «Resterò con te, perché voglio vederti crescere. Ciò che faccio, lo faccio per te». All'inizio ero terrorizzato. Penso che chiunque lo sarebbe stato, ma la fiducia non mi è mai venuta meno. Proprio come adesso. Ecco perché me la passo tanto bene. Per me l'unico momento difficile di questi cinque anni è stato quando sono tornato a casa dopo la visita medica e il test. «Come lo dirò a mia moglie Cookie e lei come reagirà?», mi chiedevo. Sarei uno stupido se dicessi che sapevo che cosa mi avrebbe risposto e che sarebbe rimasta con me. Nessuno può mai sapere come reagisce una persona quando le si dice di avere l'hiv. Quando glielo rivelai, aggiunsi che avrebbe potuto andarsene, se lo avesse voluto. Lei mi diede uno schiaffone in testa. «Ti sono stata vicina in tutto - mi apostrofò -. E ti avevo detto che ti sarei rimasta vicino sempre. Ti amo tanto! Non vado da nessuna parte. Affronteremo la situazione insieme». E così è stato. Fu in quel momento che mi resi conto che l'hiv non sarebbe stato un problema insormontabile. Ma se non avessi avuto lei, non potrei proprio dire dove sarei adesso. Devo ammettere che nella mia vita non ho mai avuto bisogno di qualcuno. Ma poi ho capito che Cookie era la sola persona che mi capisse: Lei mi ha conosciuto molto prima che tutto questo accadesse. Sa quali bottoni premere per farmi scattare e che cosa fare quando sono di un certo umore. Ci intendiamo alla perfezione. E' straordinario avere accanto a sé la persona che si ama di più al mondo, insieme con i figli e i genitori. Adesso tutto ciò che faccio è solo per loro. Ho avuto i miei giorni di gloria, i campionati e tutto il resto. Ciò che voglio lo voglio per i miei figli. Non mi sento ammalato e neanche stanco. Mi alzo alle 7,30 e vado in palestra. Gioco a basket dalle 9 alle 11. Poi vado in ufficio, dove ho quattro o cinque appuntamenti al giorno. A meno di qualche impegno alla sera, mi metto a letto per le 10,30-11, ma non riesco ad addormentarmi se non guardo un po' di sport. E avanti così, giorno dopo giorno. Lavoro cinque giorni la settimana e non mi sono mai ammalato. Non mi preoccupo. So bene che cosa fare. Bisogna stare in forma, fare esercizio costantemente (fatto che comunque mi piace molto), mangiare in modo equilibrato, prendere le medicine prescritte. Devo dire che non sono mai stato un tipo malaticcio. Il mio sistema immunitario è sempre stato forte e ha continuato a rimanere tale anche adesso. E' la chiave di tutto. Se non potessi giocare a basket un paio d'ore di seguito e se non riuscissi a fare pesi per un'ora, allora saprei che qualcosa non funziona. Per fortuna gli impegni mi tengono occupatissimo. Devo anche controllare quanto popcorn è stato vénduto nei miei stadi e quanti spettatori sono arrivati. Devo capi- re come poter fare più business. Proprio in questi giorni sta aprendo il mio stadio di Atlanta, mentre l'inaugurazione di quello di Houston è imminente. Pensiamo di aprirne altri 10 in tutti gli Usa e quindi in questo periodo devo incontrare sindaci e consigli comunali e poi tanta gente, oltre che gli sponsor. Ma, soprattutto, ci sono i «Lakers». Bisogna controllare che facciano tutto per bene. «Come va, ragazzi?». «Come vi sentite a fare parte del nostro team?». Bisogna osservare ciascuno da vicino per vedere se va tutto bene. Se c'è qualcosa che non funziona, allora cerco di dare una mano, ma allo stesso tempo sto attento a non soffocare la personalità di ciascuno. Inoltre devo occuparmi dei miei shopping centers e cercare il modo di far crescere gli affari. Come se non bastasse, ho un'azienda che produce t-shirts e devo seguire le vendite. E poi c'è anche la società che produce scarpe da tennis. Così, è un succedersi continuo di impegni. Mi piace perché ho sognato di fare il businessman. Ma sto attento a ritagliarmi un po' di tempo per la «Fondazione Magic Johnson»: ci sono tante manifestazioni a cui presenziare e incontri con i rappresentanti di altre organizzazioni per la lotta all'Aids che in molti casi non hanno la nostra stessa capacità di raccogliere finanziamenti. Io ho accettato tutte le conseguenze dell'hiv. Ho accettato di stare in prima linea, a guidare la battaglia. Ho accettato di battermi per la causa degli altri. Mi piace impegnarmi contro la discriminazione ai danni dei malati di Aids, sia per quelli che perdono il lavoro che per quelli che vengono cacciati dalle loro case. Mi sento forte. Un fatto che mi ha molto aiutato è stato il mio atteggiamento competitivo. Le sfide mi sono sempre piaciute. Non ho accettato mai - dico mai - di perdere. Ecco perché me la sto cavando così bene. Grazie a questo, alla mia famiglia e a Dio: Dio mi benedice e mi assiste. Non sono mai stato un debole. Nella vita ho sempre trovato qualcosa a cui aggrapparmi. Quando porto il mio figlio più giovane Earvin III a karaté o quando lo guardo giocare a calcio o quando lo osservo dormire, mi rendo conto che devo tenere duro. Poi c'è mia figlia Elisa: quando si sveglia, la prima domanda è: «Dov'è papà?». E viene da me mentre mi rado. «Cosa fai, papi?». «Mi faccio la barba». «Voglio starti vicino». «Ok, piccola». Lei mi segue dovunque. Mio figlio André, invece, è un tipo diverso. Ha 15 anni e quindi posso parlargli dell'hiv, della droga, del sesso, delle gangs giovanili. Quando si ha un rapporto del genere con un figlio, è impossibile deprimersi. Comunque, credo che tutte le persone malate di Aids che ho conosciuto e che sono morte mi hanno lasciato un segno. Penso che il dramma peggiore sia quello dei bambini: loro sono innocenti e hanno contratto il virus perché i loro genitori si drogavano o a causa di un ago o di una trasfusione infetti. Ma un altro fatto drammatico è quando i genitori dicono ai loro bambini di non giocare con Susie o con Johnny perché hanno l'hiv. Non sanno che non ci sono pericoli. La discriminazione ferisce molto più i piccoli che gli adulti come me. Devo dire che non ho mai sperimentato sulla mia pelle la discriminazione, ma raramente si tratta di comportamenti espliciti. Da parte mia, sono abituato ad abbracciare e a baciare. E' il mio modo di salutare. Dopo che annunciai la mia malattia, mi accorsi che la gente si irrigidiva. Ma non posso smettere di essere me stesso. E' la vita. Bisogna continuare a lottare e a sensibilizzare la gente. Magic Johnson Copyright «Los Angeles Times Washington Post News Service» e per l'Italia «La Stampa» «Mi sento forte e non penso alla morte ma ogni tanto mio figlio André mi chiede: "Papà starai con noi ancora per molto?"» Pubblichiamo in esclusiva un articolo scritto da Magic Johnson sulla sua condizione di sieropositivo. Fu nel novembre di cinque anni fa che il campione Usa di basket annunciò di essersi infettato e si ritirò una prima volta dai «Los Angeles Lakers». CHI E' • Earvin «Magic» Johnson è nato a Lansing, nel Michigan, il 14 agosto 1959 • A15 anni è già «Magic», battezzato così dopo che aveva segnato 36 punti giocando per il liceo • Molte università lo cercano, lui sceglie la Michigan State di East Lansing e in due stagioni, nel 79, la porta alla vittoria nel campionato • Diventa professionista con i Los Angeles Lakers che, mai entrati nemmeno nelle semifinali, nell'80 con Magic vincono il titolo Nba • Alla fine di quell'anno Johnson firma un contratto da 25 milioni di dollari per 25 anni. Dall'80 al '91 Magic vince cinque titoli Nba • Il 7 novembre 1991 annuncia di essere sieropositivo. Tuttavia entra nel Dream Team che tnonfa alle Olimpiadi • Il 29 settembre 1992 decide di tornare al basket. Però il 2 novembre, Magic si taglia in una gara, cosi decide di ritirarsi nuovamente • Il 30 gennaio 1996 scende di nuovo in campo nell'Nba • Finita la scorsa stagione, annuncia un nuovo ritiro , .... Magic Johnson durante una partita e la moglie Cookie

Luoghi citati: Atlanta, Houston, Italia, Los Angeles, Michigan, Usa