La famiglia divide le donne dell'Ulivo

Le prefetture lanciano l'allerta Il ministro: devono essere equiparate. Silvia Costa: proposta inaccettabile La famiglia divide le donne dell'Ulivo La Finocchiaro: sia quelle di fatto ROMA. «Il nuovo diritto di famiglia dovrà tenere conto delle famiglie di fatto, anche di quelle omosessuali», sostiene il ministro per le Pari opportunità Anna Finocchiaro. «No, questa equiparazione non è accettabile - replica Silvia Costa, presidente della commissione Pari opportunità -. Non è necessario riformare il diritto di famiglia, è sufficiente integrarlo». La questione divide le donne dell'Ulivo. Secondo il ministro, «se anche la Costituzione parla di famiglia tradizionale, non si può nascondere che la realtà è composta da nuove relazioni umane; negli ultimi anni sono nate famiglie non tradizionali, monoparentali, di fatto e omosessuali. Rispetto a questo, la politica non può non vedere». Fra gli interventi da studiare, Finocchiaro ha individuato le procedure per le separazioni e i divorzi e la ridefinizione di uno statuto fra genitori e figli in caso di conflitto della coppia. Su eventuali dissensi all'interno della maggioranza, «si dovrà discutere, su molte cose si può non essere d'accordo, ma sintesi felici possono essere trovate». Silvia Costa propone invece di istituire un tribunale specializzato che si occupi della famiglia in senso ampio e di «rafforzare la tutela dei minori in alcune situazioni. In caso di maltrattamenti - ha aggiunto - è infatti la parte lesa che abbandona la casa; sarebbe necessario che avvenisse il contrario». Critico anche Gerardo Bianco. Il segretario dei popolari ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Romano Prodi per sottolineare di non condividere l'ipotesi di riforma sul diritto di famiglia. «Ho letto alcune anticipazioni di possibili linee della riforma che risultano a noi palesemente inaccettabili. E' questa una materia così delicata e per noi ancorata ai valori più profondi da richiedere un preventivo confronto con le diverse culture della coalizione». Per il leader dei popolari «rimane sostanzialmente valido l'impianto della legislazione attuale, che può essere adeguato senza però arrivare a uno stravolgimento». Una proposta che «lascia perplessi», è il commento di padre Gino Concetti, teologo dell'Osservatore Romano. «Invece di perfezionare il diritto esistente è un cedimento rispetto alla dignità dell'istituto familiare consacrato dalla tradizione cristiana». Per quanto riguarda l'idea di rendere più veloce la procedura di divorzio, il teologo afferma che «ciò non tutela la stabilità della famiglia, ma diventa un fattore perverso di destabilizzazione e di dissoluzione del vincolo matrimoniale». Inoltre con il divorzio più rapido il matrimonio «verrebbe a perdere sempre più il carattere di fatto inscin¬ dibile e verrebbe ridotto alla stregua di un contratto privato: in pratica sarebbero gli stessi soggetti interessati a deciderne lo scioglimento e la durata». «Naturalmente - aggiunge Concetti - non si pensa ai figli né al bene della società. Lo Stato dovrebbe preoccuparsi di assicurare alla famiglia regolare i mezzi adeguati per svilupparsi e non invece incoraggiare modelli alternativi». Non c'è dubbio che il diritto di famiglia vada riformato, sostiene invece l'Isp (Istituto di studi sulla paternità). «Troppi e troppo signi- ficativi - sostiene lìsp - sono i mutamenti che la società italiana ha subito nella struttura della famiglia, rispetto ai quali la legislazione di 20 anni fa si rivela inadeguata. Altro discorso, naturalmente, è quello di "dove" e "come" intervenire»', [r. cri.] A sinistra Anna Finocchiaro. Sopra Silvia Costa

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