Sui fogli di «Granma» i Caraibi in grigio di Massimo Gramellini
UB& ^is- BL GIORNALE DELL'AVANA Sui fogli di «Granma» i Caraibi in grigio SROMA E fosse un disco sarebbe un canto andino, riciclabile anche come camomilla. Se fosse un film avrebbe il ritmo di «Sotto gli ulivi»: pare che gli ayatollah iraniani lo utilizzino come strumento di tortura. Se fosse un giornale, e non lo è, sarebbe Granma, «organo oficial del comite centrai del pallido comunista de Cuba», il gadget caraibico in vendita col «manifesto» per tutto il weekend. Possiamo finalmente quantificare il residuo impatto emotivo della revolution: ottomila copie, tante ne ha vendute più del solito ieri il «manifesto» con il supplemento cubano in lingua originale, compreso il saluto del direttore Aguero Gomez: «Gracias amigos» (non companeros). La visione di Granma si rivela abbastanza deludente per il più prevenuto anticastrista come per un inconsolabile orfano del Che. Il primo resterà spiazzato dalla totale assenza del culto della personalità: Fidél non è mai nominato in alcun modo, mentre sui quotidiani rumeni Ceausescu era citato anche nelle previsioni del tempo e sua moglie paragonata a Proust, Einstein e Michelangelo. Il secondo sarà annichilito dal grigio, il colore dei giornali senza democrazia. Quelli italiani saranno troppo frivoli, ma speriamo per lui che quando D'Alema li critica non abbia in testa questo modello. Il problema, come per tutti i gadget, sta nel profumo. Letto all'Avana, su quella carta ruvida e improbabile, e con gli sbuffi rossi e neri dell'in¬ chiostro che ti allagano le mani, il doppio foglio di regime conserva almeno il fascino di un reperto archeologico: come il calciobalilla e il 45 giri. Ma il sapone asettico della teletrasmissione ha eliminato ogni UB& ^is- La copertina di «Granma» e Valentino Parlato stimolo olfattivo, restituendo Granma alla sua essenza di giornale triste, molto più dei suoi lettori. La Cuba che traspare in controluce dalle sue otto paginette è un Paese inondato di retorica, più o meno come il nostro, ma con problemi di libertà e lotta all'appetito molto più diffusi. La terza pagina potrebbe anche averla pensata Veltroni, perché ospita la cronaca della premiazione di un gruppo di pompieri buoni da parte del ministro degli Interni Abelardo Ibarra, che svolge i compiti assegnati da noi alla Carrà. Segue un resoconto da Matanzas dell'assemblea provinciale del Porfido (quale non si specifica, essendocene uno solo), in occasione della raccolta annuale dello zucchero Nelle due pagine centrali si assiste alla festosa tracimazione di un discorso dell'ambasciatore cubano alle Nazioni Unite: 560 righe. Ottimo per aeroplanini o esami della vista: se a riga 354 non riuscite a leggere che «en Cuba nunca habido un solo caso de torturas» (non c'è mai stato un solo caso di tortura), o siete miopi oppure siete un esule cubano. Dai programmi tv si apprende che l'altra notte, all'ora del Costanzo show, a Cuba guardavano «I tre giorni del condor», un film sulle magagne dei servizi segreti occidentali, preceduto in prima serata dall'imperdibile «Cuando la digestion se incendia»: che non è la telenovela su due amanti afflitti da gastrite, ma un clone senza televendite del programma salutista di Rosanna Lambertucci. Insomma, Granma è brutto perché è un giornale di partito, anzi del Porfido. Da noi i giornali di partito sono altrettanto brutti ma, forse perché sono tanti, un po' più divertenti. Il quotidiano del edu «La Discussione», ad esempio, ieri ospitava due editoriali su «Le condizioni per tornare a dialogare» e «Tonino si è dimesso pensando a Forlani e Silvio Lega», un'intervista modello ambasciatore Onu a Diego Masi e una polemica con (di giornalino di Ravina e Romagnano, provincia di Trento, spudoratamente schierato con l'Ulivo». Hasta la vista. Massimo Gramellini
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