I piani della Fao contro la fame

/piani della Fao contro la fame /piani della Fao contro la fame alimentare. Uno studio congiunto Banca Mondiale/Programma delle Nazioni Unite per 10 Sviluppo sostiene che vi è un enorme potenziale idrico ancora tutto da sfruttare nei Paesi in via di sviluppo, dove i terreni irrigui potrebbero aumentare di ben 110 milioni di ettari (59%). 11 potenziale maggiore riguarda l'Asia (con 69 milioni di ettari e 44%), seguita dal Sud America (20 milioni di ettari e 217%, soprattutto Brasile) e dall'Africa sub-sahariana (da 3,4 milioni a 16,5 milioni di ettari e 470%, soprattutto Angola). In alcune regioni, tuttavia, la richiesta crescente di acqua da parte degli altri settori economici costitui¬ sce un impedimento allo sviluppo dell'irrigazione. Teoricamente, secondo i calcoli dello studio, sfruttare quei potenziali 110 milioni di ettari significherebbe aumentare la produzione cerealicola da 300 a 400 milioni di tonnellate, tanto quanto basterebbe per la dieta di base da uno a due miliardi di persone. Al ritmo degli ultimi trentanni, questo potenziale non si potrebbe realizzare che entro il 2015-2025. Ma servirebbero investimenti fino a un trilione di dollari. «Negli ultimi trent'anni la produzione agricola mondiale è aumentata del 90%», dice Nikos Alexandratos del Dipartimento delle politiche economiche e sociali alla Fao, «ma nei soli Paesi in via di sviluppo, entro il 2030 essa dovrà aumentare del 100% - e ancora di più nei Paesi più poveri - per nutrire le prossime generazioni, oppure ci ritroveremo con lo stesso numero di affamati di oggi». Un enorme contributo dovrebbe venire da una «nuova rivoluzione verde». Il pacchetto tecnologico offerto dalla prima - varietà di riso e grano ad alto rendimento, sistemi di irrigazione, fertilizzanti e pesticidi uniti a capacità manageriali - la cui adozione in ambienti socioeconomici adeguati ha contribuito a far moltiplicare i raccol¬ ti, come in Asia e in molti altri Paesi in via di sviluppo, si è in seguito rivelato dannoso non solo per l'ambiente ma anche micidiale per la salute dell'uomo, visto che le specie omogenee di riso e grano facili prede di parassiti e malattie hanno imposto l'uso di agenti chimici, con le ormai note conseguenze. La nuova rivoluzione verde ha un obiettivo preciso: quello di sopperire alla produzione agricola mancante senza intaccare ulteriormente le risorse naturali. Ridurre le perdite durante e dopo i raccolti è un obiettivo realizzabile che, da solo, permetterebbe di recuperare da un decimo ad un terzo L'ingegneria genetica potrebbe creare specie animali e vegetali più produttive dei raccolti. Le speranze che vengono riposte nell'ingegneria genetica, nella capacità della biotecnologia di produrre specie di piante e di animali destinati all'alimentazione geneticamente resistenti alle infestazioni e alle malattie sono incoraggianti. Tuttavia, mentre le biotecnologie affiancano i metodi di ricerca tradizionali, ci si rende conto che in campo agricolo e nell'allevamento, come pure nella pesca, sono ancora molte le specie che non sono state toccate da quelle tecniche di miglioramento che promettono risultati positivi. Un decennio di miglioramento genetico su alcune specie ittiche, ad esempio, come nel caso del salmone atlantico o della tilapia africana, ha fatto aumentare la pesca del 45-75%. Per parlare di successo però, un punto resta fondamentale: che qualsiasi forma di ricerca o di biotecnologia avanzata raggiunta nella nuova rivoluzione verde non diventi solo appannaggio della grande agricoltura, ma raggiunga anche i più piccoli agricoltori. E poiché gli esperti concordano che potrebbero passare da dieci a vent'anni prima che le innovazioni arrivino sui campi dei Paesi in via di sviluppo, nel frattempo occorrerà trovare un nuovo modo di comunicazione tra ricercatori e contadini. Nuovi sistemi di divulgazione avranno in questo un ruolo essenziale. Intanto la Fao è impegnata in un accurato censimento di tutte le specie vegetali e animali messe in disparte dall'avvento della produzione di massa e auspica che la ricerca dedichi maggiore attenzione a tutte le specie tropicali le cui potenzialità alimentari non sono ancora state studiate e che potrebbero rappresentare una riserva importante dell'alimentazione futura. Il prossimo appuntamento, per vedere quali sono stati i progressi del Piano d'azione che i governanti mondiali nei prossimi giorni si impegnano ad attuare è previsto a metà percorso. Nel 2015 sapremo se la volontà politica e gli investimenti avranno dato i frutti attesi. Francesca Steinman

Persone citate: Francesca Steinman, Nikos Alexandratos

Luoghi citati: Africa, Asia, Brasile, Sud America