Bernardin agonia in diretta

Dall'annuncio pubblico del male all'ultimo messaggio: «No all'eutanasia, anche quando il dolore è il mio» Dall'annuncio pubblico del male all'ultimo messaggio: «No all'eutanasia, anche quando il dolore è il mio» Bernardin, agonia in diretta Morto il cardinale, l'America l'abbraccia NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO Joseph Bernardin fisicamente somigliava un po' a Giovanbattista Montini, Papa Paolo VI: stesse orecchie a sventola a decorazione di un cranio pieno di cervello ma vuoto di capelli, occhiali invisibili, carnagione chiara, eloquio colto, pacato, per nulla pretesco, passione per la filosofia etica e per la vita in senso, ovviamente, cattolico. E dimostrava anche il residuo, lontanissimo ma percettibile nell'apertura di certe vocali e nella determinazione di un paio di consonanti, del genoma italiano: origini friulane. E tuttavia americanissimo e molto fiero della sua patria: «Questo ò il Paese in cui prima e più d'ogni altro è stato affrontato il problema della libertà religiosa, del rispetto fra diversi e della libertà complessiva nel suo insieme». Era un uomo di mente molto moderna, in perfetta sintonia con il pensiero del Papa polacco. Sia Giovanni Paolo li che Bill Clinton sono riusciti mercoledì a parlare con lui al telefono: Bernardin ha conservato a lungo la sua lucidità e la consapevolezza della fine, quindi si è avviato verso un sopore comatoso che si è concluso all'alba di ieri. Il tumore l'aveva colpito da parecchio, ma soltanto un anno fa fu fatta la diagnosi di una fine a breve, dopo cure intense sia chirurgiche che radioattive e chimiche. Il 28 agosto scorso le sue condizioni si erano aggravate ai punto che volle lui stesso dare comunicazione ai suoi fedeli della fine ormai imminente. Mentre scrivo l'ho per così dire davanti vivo e vegeto: il cardinale Bernardin è appena morto di cancro a Chicago, la città di cui era arcivescovo, e il canale pubblico della televisione C-Span sta ritrasmettendo il ricchissimo convegno su etica e vita, tenuto il 9 settembre scorso a Georgetown nell'aula magna dell'università. Bernardin è sul podio, parla la sua ricca lingua piena di termini filosofici di natura essenzialmente laica, e sta dicendo che pena ca- pitale, aborto ed eutanasia sono tre versioni della stessa violazione del principio sacrale della vita, in nome del quale ha ribadito, anche agonizzando, la non liceità del suicidio assistito, neppure per i malati terminali di quei particola•i tumori che impongono gravi sofferenze. In questo senso è stato un uomo legato all'albero della coerenza fino alla fine: la malattia non gli ha risparmiato certo crudeltà e dolori, ma quest'omino dal fisico fragile e l'anima di ferro, ha voluto fare più o meno quel che fece Italo Svevo giunto agli ultimi momenti, quando chiamò i familiari per annunciare: «Fjoi, vardè come se mòr», figli, guardate come si fa a morire. L'arcivescovo di Chicago lo ha fatto attraverso la televisione e la sua dimostrazione pubblica è certamente finita con succes- so, vista la risonanza della sua malattia e del modo sorridente e apertamente indifferente con cui l'ha vissuta fino alla fine. Eccolo, in questa riesumazione televisiva che lo rende paradossale e perfino grottesco (appena cadavere, e così brillante davanti alle telecamere), dare il suo annuncio: «Come tutti sapete, la mia vita è a breve termine. Ma considero la mia morte come una amica e non come una nemica. La mia vita d'altra parte se ne sta andando lentamente ma inesorabilmente e io colgo quest'occasione per confermare le mie convinzioni di sempre: non esistono considerazioni sociologiche, numeriche, economiche e di opportunità, che giustifichino in alcun caso la soppressione attiva di un essere umano, sia o non sia consenziente». Aveva 68 anni e fino a pochi giorni fa i suoi colleghi e confratelli speravano che potesse arrivare a Washington dove si sta svolgendo la riunione dei vescovi americani. Anche assente, era stato egualmente un protagonista del simposio. L'arcivescovo Anthony Pilla di Cleveland, presidente della Conferenza cattolica dei vescovi, ha letto una preghiera e ha ricordato che fu proprio Bernardin a provocare un forte clamore con la sua lettera mandata appena una settimana fa alla Corte Suprema, in cui raccomandava che non venisse accolta la legalizzazione dell'eutanasia e del cosiddetto suicidio assistito. Bernardin era rimasto profondamente sconvolto dalla prima morte somministrata in Australia attraverso il suicidio assistito dal dottor Philip Nitschkie, dopo che il Parlamento australiano aveva legalizzato questa pratica, imponendo soltanto il parere di una commissione medica, oltre che il consenso del paziente. La posizione di Bernardin era stata espressa più volte, in sintonia con quella del Papa romano: al dolore delle malattie è oggi possibile opporre una adeguata terapia del dolore, ma nessuno può arrogarsi il diritto di sopprimere in nome della pietà, della sovrappopolazione, della povertà, della sofferenza fisica. Ieri il suo seggio era vuoto alla conferenza episcopale di Washington, ma le sue carte erano egualmente state disposte sul tavolo, come se il cardinale Bernardin potesse arrivare da un momento all'altro. Invece è arrivata la notizia della sua morte, ieri mattino all'alba. Era il decano fra i cardinali americani e il più influente. Filosoficamente era un modernista di larghe vedute e il suo modo di ac- costare i problemi e di discuterli era quello che si usa negli ambienti universitari, piuttosto che in chiesa. Negli Stati Uniti aveva compiuto sforzi enormi, ampiamente riconosciuti da tutti i membri delle altre confessioni e anche dai laici, per ricucire gli antichi strappi fra cultura laica e religiosa. Anche in questo si sentiva in eccellente sintonia con Papa Woytjla e considerava se stesso un post-conciliare di ampie vedute, ma irremovibile sui punti non discutibili della morale cattolica. Il rispetto della vita era fra questi e in nome del principio aveva protestato energicamente in ogni occasione contro la pena di morte, attirandosi antipatie da destra, e contro aborto ed eutanasia attirandosi simmetriche antipatie da sinistra. Ma fra tutte le sue prese di posizione, quella contro l'eutanasia ha colpito più di ogni altra perché lo ha costretto a testimoniare con la sua stessa morte la solidità delle sue convinzioni. E indubbiamente il cardinal Bernardin ha vinto la partita anche dal punto di vista dell'opinione pubblica laica e anticattolica che gli riconosce non soltanto la qualità della coerenza, ma anche del coraggio. Ieri, poco prima della morte, era arrivata la benedizione papale: «Che Iddio lo benedica e che la sua sofferenza sia dedicata alla città di Chicago e al popolo americano». Paolo Gtizzanti Giovanni Paolo II «Un esempio per tutti noi» Arcivescovo di Chicago che piaceva ai laici ma senza cedimenti sulla dottrina Bernardin in un'occasione ufficiale con Bill Clinton e in chiesa con una bambina Un'immagine del cardinale con il volto già provato dalla malattia contro cui ha lottalo fino a ieri mattina (FOTO REUTER]