Delhi, per l'urto in volo «indiziati» gli strumenti di Fabio Galvano
Trovate le scatole nere, 349 i morti Trovate le scatole nere, 349 i morti Delhi, per l'urte in volo «indiziati» gli strumenti Le tecnologie obsolete dell'aeroporto sono forse all'origine della catastrofe LONDRA DAt NOSTRO CORRISPONDENTE E' di 349 vittime il bilancio finale dell'incidente aereo avvenuto martedì presso Delhi; e mentre le squadre di soccorso completavano ieri il recupero delle salme dei 312 a bordo del Boeing 747 della Saudia e dei 37 che viaggiavano suH'Ilyushin 76 della Kazakh Airlines, già si cercava di stabilire le cause della più grave tragedia fra due aerei in volo. Le «scatole nere» di entrambi i velivoli, caduti a una decina di chilometri l'uno dall'altro, sono state trovate e già avviate ai laboratori che dovranno decifrarne il contenuto. Si parla di una coraggiosa manovra del pilota del «jumbo» per evitare due villaggi; ma soprattutto ci si domanda perché i due aerei si trovassero sulla stessa traiettoria e si forniscono inquietanti ipotesi, di strumenti inadatti all'aeroporto di Demi (un nuovo moderno sistema sarà avviato soltanto il mese prossimo) e di un banale malinteso con il pilota russo dell'aereo kazakho, il cui inglese era forse insufficiente. «Fino a cjuando non avremo i risultati dell'inchiesta non potremo sapere se si tratti di responsabilità dei piloti o dei controllori», ha detto ieri il primo ministro Deve Gowda, invocando im sereno esame dei fatti, dopo avere visitato il luogo dell'incidente presso la cittadina di Charkhi Dadri, 80 chilometri a Ovest della capitale. Yogesh diandra, direttore dell'Ente per la Sicurezza aerea, ha presentato in mia conferenza stampa la registrazione dell'ultima conversazione tra la torre di controllo di New Delhi e i due piloti. Queste le battute più significative (per seguire il testo le cifre sull'altidudine vanno moltiplicate per cento). Pilota Ilyushin: «Buona sera... passo da 230 a 180 a 74 miglia». Torre di controllo di Delhi: «Scendere a 150, leggere messaggio». Pilota Ilyushin: «150». Pilota Boeing: «Mi avvicino a 100». Delhi: «Mantenere Livello 140...». Pilota Ilyushin: «Raggiunti i 150». Delhi: «Mantenere i 150, traffico sulla stessa direttrice, Boeing 747 della Saudi a 14 miglia». Nel seguito della conversazione, entrambi i piloti confermano di aver capito le istruzioni della torre di controllo, che si preoccupava che mantenessero la distanza minima di mille piedi. Il «jumbo» dunque era stato autorizzato a salire a 14 mila piedi (4270 metri) e l'Ilyushin doveva rimanere a 15 mila piedi (4575 m). Entrambi si sono trovati tuttavia sulla stessa rotta. L'aereo saudita disponeva probabilmente degli apparecchi elettronici - obbligatori negli Usa e ora anche in Europa - destinati proprio a evitare questo tipo di collisione; ma perché funzionino è necessario che anche l'altro aereo ne sia dotato, e quello dell'ex Aeroflot ne era sicuramente privo. A vedere la carlinga del Boeing, completamente scoperchiata e soltanto nello schianto a terra spaccata in tre tronconi, si ha l'impressione che l'aereo della Saudia sia stato colpito di striscio nella parte superiore, e il pilota abbia tentato di mantenerne il controllo. Vale, a questo proposito, la drammatica testimonianza di alcune famiglie di contadini che abitano nella zona. «Ho visto l'aereo, in fiamme, fare due giri prima di cadere», ha raccontato Krishna Devi, una massaia che ha visto l'incidente dalla finestra di casa, nel villaggio di Kheri Sanwal. Kaean Singh, un abitante del villaggio di Danni Phabot citato dall'agenzia indiana Uni, ha aggiunto: «Ho avuto l'impressione che il pilota cercasse dì salvare la gente che si trovava nella zona: all'ultimo, prima di schiantarsi, ha evitato le case. E' un miracolo se siamo vivi». Si ha notizia, purtroppo, di episodi di sciacallaggio: di valigie trovate vuote ira i cadaveri, di portafogli scomparsi da borse intatte. In queste ore la parola sulla bocca di tutti è «perché». Un guasto degli strumenti? La parola alle «scatole nere». Fabio Galvano
Persone citate: Deve Gowda, Krishna Devi, Saudi, Singh
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