Clinton: non è lecito il suicidio assistito di Franco Pantarelli

La Casa Bianca contro l'eutanasia attiva: è diverso dal non lottare con il male La Casa Bianca contro l'eutanasia attiva: è diverso dal non lottare con il male Clinton: non è lecito il suicidio assistito NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Due iniziative «simultanee e importanti», ieri, contro la pratica del «suicidio assistito» negli Stati Uniti. Una, tutta centrata sull'elemento morale, è stata dell'arcivescovo di Chicago Joseph Bernardin e la sua forza viene dal fatto che si tratta di una delle figure più eminenti del cattolicesimo americano ma soprattutto dal fatto che sta morendo. L'alto prelato ha un tumore al pancreas e pochi mesi fa lui stesso ha deciso di interrompere la chemioterapia quando i medici gli hanno fatto presente che ormai era inutile. Ieri la sua fine era data per «molto vicina» e Bill Clinton gli ha telefonato. Non ha parlato direttamente con lui ma ha pregato di trasmettergli il messaggio, anche a nome della moglie Hillary, che «gli vogliamo molto bene e vogliamo che lo sappia». In quello che risulterà probabilmente come il suo ultimo atto pubblico, il cardinale Bernardin ha inviato una lettera alla Corte Suprema, che sta studiando per l'appunto la «costituzionalità» del suicidio assistito. «Come uomo che sta per morire - dice - sono in grado di apprezzare in modo speciale il dono della vita. La nostra tradizione etica e giuridica ha costantemente ribadito che il suicidio, il suicidio assistito e l'eutanasia sono inaccettabili perché costituiscono un diretto attacco alla vita umana». L'altra iniziativa, che entra direttamente nel terreno politico, è venuta proprio dall'Amministrazione Clinton. I casi che la Corte Suprema ha preso in esame non riguardano direttamente il governo federale ma gli Stati di New York e di Washington, i cui governi, schieratisi contro il suicidio assistito, sono stati sconfitti in tribunale e sono ricorsi, per l'appunto alla massima autorità giudiziaria degli Stati Uniti. Ma l'Amministrazione Clinton si è sentita ugualmente chiamata in causa ed ha spiegato il perché. Nei due casi in questione, i tribunali che han- no accolto le tesi «prò» suicidio assistito si sono basati su delle leggi che consentono la cessazione delle terapie intensive per tenere in vita dei pazienti, equiparandole a una «accelerazione» verso la morte. Poiché anche in varie attività sanitarie federali è in vigore una politica che consente di «staccare la spina», l'Amministrazione ha deciso di mettersi «attivamente» dalla parte degli Stati di New York e Washington chie¬ dendo che la distinzione fra la due cose venga salvaguardata. «Un conto - dice l'esposto presentato dal dipartimento della Giustizia - è interrompere il trattamento artificiale e lasciare che il male faccia il suo corso, un altro conto è somministrare ai pazienti dei prodotti chimici che li uccidono». Oltre che importante dal punto di vista etico, dice ancora l'esposto dell'Amministrazione Clinton, questa distinzione si dovrebbe basare anche «sul comune buon senso». La Corte Suprema ha accettato di esaminare questi casi solo un mese fa e quindi ci vorrà ancora molto tempo prima che emetta il suo parere. Ma intanto, evidentemente, l'Amministrazione Clinton ha voluto mettere in chiaro la propria posizione «politica» su questo tema scottante, in modo da «premere» il più possibile. Franco Pantarelli Il presidente scrive al vescovo di Chicago che, grave, si lascia morire: io e Hillary le vogliamo bene

Persone citate: Bill Clinton, Clinton, Joseph Bernardin

Luoghi citati: Chicago, New York, Stati Uniti, Washington