«Phoney money» tolta a Monti di Claudio LaugeriEnrico Martinet

Aosta: per motivi «comportamentali». Il magistrato: «Ho già deciso di ricorrere al Csm» Aosta: per motivi «comportamentali». Il magistrato: «Ho già deciso di ricorrere al Csm» «Phoney money» tolta a Monti //procuratore capo decide di avocare l'inchiesta AOSTA. «Sono un magistrato solo, solo con la mia coscienza e con la serenità di aver agito con la dovuta perizia professionale, ed anche con il rispetto dei principi di garanzia nei confronti dei cittadini).'. David Monti da oggi non si occupa più delle inchieste «Phoney Money» e «Lobbing». La frase conclude un suo comunicato di ieri che denuncia «il tentativo di sottrarmi le complesse investigazioni che sto conducendo». Non era soltanto un tentativo, i fascicoli, le bobine delle intercettazioni, le migliaia di pagine di interrogatori per una truffa internazionale da 20 miliardi e per la possibile costituzione di una nuova P2 sono da oggi sul tavolo del procuratore capo di Aosta, Maria Del Savio Bonaudo. Suo il provvedimento di avocazione dell'inchiesta, accompagnata da due lettere: una di motivazioni «comportamentali», l'altra di 4 righe per ordinare al collega di disdire gli interrogatori fissati per oggi «perché provvedere a sostituirla». Motivo? «Non ritengo di poter esprimere all'opinione pubblica quello che non ho ancora esposto nelle sedi opportune», dice il procuratore Bonaudo. Ma, da quanto si e appreso, tra le motivazioni «comportamentali» contestate a Monti ci sarebbero l'aver partecipato il 10 ottobre - giorno in cui doveva essere di turno - ad un convegno a Milano e di essere andato - senza avvisare i superiori - a Firenze per incontrare Vigna. Ma Monti ricorrerà. Chiude così il suo comunicato: «Mi rivolgerò al mio unico Giudice, l'organo di indipendenza e tutela della magistratura. Jl Csm». L'avocazione decisa dal procuratore capo di Aosta ha creato sconcerto. Lo stesso Monti rivela nel suo comunicato che «le inchieste hanno portato alla luce fatti di estrema gravità, rispetto ai quali è doveroso fare piena chiarezza, e sarebbe possibile pervenire ad ulteriori e ben più importanti risultati qualora mi fosse permesso di investigare ancora. Stanno emergendo relazioni occulte di potere che rendono visibili grandi aggregati di interessi economici, finanziari e politici». Poi un capoverso che riguarda il Presidente della Repubblica. Scri¬ ve il magistrato: «Emergono circostanze che fanno, con fondatezza, ritenere, la perdurante precostituzione di falsi elementi rivolti a messaggi "obliqui" verso la più alta carica dello Stato». «Sono in grado di dimostrare che mi baso su elementi certi», dice Monti. «Sono sereno», ripete il magistrato che misura a lunghi passi il suo ufficio. Scuote la testa: «Se in questo Paese non si possono fare indagini democratiche nel rispetto dei cittadini... Allora...». E ancora: «La mia inchiesta è stata rispettosa di tutto, ho indagato persone a piede libero per la massima parte». Della «Lobbing» dice: «Mi sembra puerile pensare che non esistano ancora poteri segreti nel nostro Paese o in altri». E proprio a questi collegamenti intemazionali lavorava il magistrato. Sia per la truffa (Stati Uniti e Nicaragua), sia per la nuova P2, loggia segreta che avrebbe al centro Enzo De Chiara, l'italoamericano amico di Bill Clinton. De Chiara, l'uomo che combina viaggi negli States per politici e uomini d'affari, che ha consulenze miliardarie con parecchie aziende, anche Ferrovie e Stet. Inchiesta complessa, difficile. Le obiezioni: soltanto intuizioni. Ma Monti è categorico: «Sono sicuro, nulla di fumoso, nulla d'incauto». E l'inchiesta gli è stata sfilata dalle mani proprio ieri, giornata intensa di colloqui. L'ex ministro dell'Industria Guido Bodrato dopo 20 minuti con Monti dice: «Mi ha chiesto un parere su una persona, ma non dirò chi». Non Enzo De Chiara e neppure l'ex faccendiere leghista Gianmario Ferramonti, finito in carcere per la truffa da 20 mila miliardi. «Non li conosco, mai sentiti nominare». I due sono sconosciuti anche a Giuliano Di Bernardo, gran maestro della «Gran Loggia Regolare d'Italia». «Non sono nella nostra loggia», ha spiegato il «venerabile dei venerabili», convocato come consulente sulla massoneria. Monti ha anche sentito il consigliere d'amministrazione dell'Iri Roberto Tana: «Abbiamo parlato di De Chiara e del suo interessamento della visita di An in Israele». Monti ha anche ricevuto la visita dell'avvocato Mario Marmo che difende il multimiliardario Chester Gray, sott'inchiesta per riciclaggio. E' lui il proprietario dei 2 mila e 300 German Gold Bond (titoli emessi dalla Repubblica di Weimar) sequestrati quest'estate nell'agenzia milanese della Banca di Novara. «Sono autentici, il mio cliente li ha acquistati alla fine degli Anni 70 da due operatori di borsa tedeschi - spiega -. Nel '93, Gray ha anche avviato la causa con il governo tedesco per il pagamento di quei titoli. Altro che truffa. Abbiamo tutte le carte per dimostrarlo e le abbiamo date al magistrato». Tra i documenti, la consulenza dello studio «Backer e Me Kanzie». «Backer, l'ex segretario di Stato americano» dice l'avvocato. Monti ha scoperto un tentativo di vendere quei «Bond» alla Russia, attraverso il «contatto» propiziato da Ferramonti tra l'ex ambasciatore in Italia e Gray. Ma l'affare non fu concluso. Perché quei titoli erano qui? «C'erano trattative con due banche italiane». Claudio Laugeri Enrico Martinet Il giudice: «Sono solo con la mia serenità di aver agito seriamente» «Fermato mentre emergevano relazioni occulte di potere» ~Jl?ÌPIf|S| ... ....... ......