Croxi battaglia sull'estradizione di Giovanni Bianconi

Sentenza Eni-Sai, la difesa dell'ex leader prepara le contromosse e punta alla revisione del processo Sentenza Eni-Sai, la difesa dell'ex leader prepara le contromosse e punta alla revisione del processo Croxi, battaglia sull'estradizione Chiesta daipm di Milano, ora Tunisi deve rispondere ROMA. Gli altri condannati, alla spicciolata, stanno entrando in carcere, ma l'imputato più eccellente del processo Eni-Sai, Bettino Craxi, rimane nella sua casa di Hammamet. E al Tg2 affida poche parole di commento alla sentenza che gli ha inflitto cinque anni e mezzo di galera: «Era già scritto, una decisione scontata. Assurdo aspettarsi cose diverse». Lui dice così, ma i suoi avvocati, evidentemente, la pensano in maniera diversa, e non si rassegnano nemmeno di fronte alla sentenza definitiva. Carlo Taormina, testa d'ariete del collegio difensivo, bolla il verdetto come una «negazione del diritto», e già si sta preparando a presentare l'istanza di revisione. La sua speranza, dice, viene dall'inchiesta della Spezia su Pierfrancesco Pacini Battaglia. «Quello che sta accadendo alla Spezia - spiega il legale - è direttamente collegato alla nostra vicenda, e credo che non si sia lontani dal riscrivere completamente la storia dell'Eni-Sai». Stando a quanto ipotizzato da Taormina, nell'inda¬ gine spezzina dove in molte intercettazioni si fa riferimento all'Eni e ad altre società collegate, ci possono essere elementi per dare una spiegazione alternativa a quella data dall'accusa sulla partecipazione personale di Craxi all'accordo per la tangente da cui è nato il processo. L'idea dell'avvocato è che attraverso gli elementi forniti dalle intercettazioni effettuate nell'ufficio di Pacini si possa arrivare alla prova della non-responsabilità penale di Craxi. Ma la strada della revisione, dopo una condanna definitiva, è lunga e faticosa, e Taormina prevede anche altre iniziative, fra cui «l'ipotesi di rivolgerci alla Corte internazionale dell'Aia». Nel frattempo la maggiore assicurazione di evitare il carcere, per Craxi, resta a Tunisi. Le tre richieste di estradizione per l'arresto già presentate dal ministero della Giustizia italiano al governo tunisino per l'ex-segretario del psi, la prima delle quali risale a circa un anno fa, non hanno nemmeno ricevuto risposta. E al dicastero di via Arenula c'è qualche dubbio che, davanti alla sen- tenza definitiva, l'atteggiamento della Tunisia possa cambiare granché. Adesso il ministero della Giustizia avanzerà una nuova richiesta, diversa da quelle precedenti, perché diversa è la motivazione: non più esigenze processuali e cautelari come quando Craxi doveva scontare la carcerazione preventiva, ma motivazioni esecutive di una pena che - a parte le ventilate istanze di revisione - è ormai immodificabile. In teoria una simile richiesta dovrebbe essere più «forte», ma in pratica potrebbe cambiare ben poco, nonostante il patto di mutua assistenza giudiziaria sottoscritto fra Italia e Tunisia nel 1967 ed entrato in vigore nel 1972. A firmarlo, per l'Italia, fu l'allora ministro degli Esteri Fanfani, e per la Tunisia il Guardasigilli dell'epoca Mongi Slim. L'articolo 16 della convenzione è abbastanza chiaro: «Saranno sottoposti ad estradizione (...) gli individui che sono condannati, in contraddittorio o in contumacia dai tribunali dello Stato richiedente per crimini o delitti puniti dalla legge del- lo Stato richiesto, a una pena restrittiva della libertà di almeno sei mesi». La stessa possibilità c'era anche per l'estradizione coi processi ancora in corso, ma Craxi è rimasto tranquillamente in Tunisia. E l'articolo successivo della convenzione, il 17, offre l'appiglio per l'opposizione dell'ex-segretario del psi, il quale s'è sempre difeso con la tesi dell'illecito commesso, da lui come da altri leader di partito, per motivi politici. «L'estradizione non sarà concessa - è scritto nel trattato - se l'infrazione per la quale è domandata è considerata dalla parte richiesta come un'infrazione politica, o come un'infrazione connessa a tale infrazione». Per Taormina non ci sono dubbi: «Con questa norma, non ci può essere estradizione». Ma la procura generale di Milano ha già trasmesso al ministero della Giustizia la nuova richiesta di estradizione, e la risposta ora spetta a Tunisi. Giovanni Bianconi

Persone citate: Bettino Craxi, Carlo Taormina, Craxi, Fanfani, Pacini, Pierfrancesco Pacini Battaglia