«Condannato a morte in esilio» di Valentino Parlato

Interno prego. Ma ora, a mezzanotte, dopo aver sentito Valentino Parlato che maramaldeggiava, Bettino Craxi ritrova un briciolo di memoria. «Il dottor Parlato, che si agita tanto, forse si è dimenticato dei contributi che Balzamo dava al "manifesto"? Se questa è una calunnia, mi denunci pure». Vespa tira un sospiro di sollievo, visto che ora l'interlocutore delle ire di Craxi è in studio. E infatti la telecamera si dedica a un primissimo piano sulla faccia di Parlato, imper¬ lata di sudore. «Noi abbiamo avuto un contributo. Ma è stato pubblico. E l'abbiamo avuto anche dal pei. Nulla di cui vergognarsi. Poi abbiamo avuto alcuni prestiti, con scambio a breve, che abbiamo sempre restituito. Lo può chiedere non a Balzamo che è morto, ma al suo segretario, un compagno di cui ora non mi ricordo il nome». Risposta che a Craxi non soddisfa. Riprende la parola. «Vespa, ha visto che la diretta, alla fine, la stiamo facendo? Voi del Manifesto siete venuti di persona, a prendere quei soldi. In contanti, nello studio di Balsamo E quei soldi, permettetemi, dovevate pensarlo che non erano di origine perfettamente legale. La mia opinione è che Balzamo avesse fatto bene. Ma li ha dati in contanti». Parlato: «Ma erano prestiti!». Craxi: «Erano un contributo grossomodo dell'entità di quello che Gorrini diede a Di Pietro». Parlato: «Io LA STAMPA' Interno Giovedì 14 Novembre 1996 9 casi gli ha chiesto l'autorizzazione a incassare e lui, segretario del partito, «qualche volta ho detto sì, qualche volta ho detto no». Arriva a fare ammenda pubblica, sia pure con molti se, ed è davvero il massimo che si sente di concedere: «Se gli italiani onesti pensano che il sistema di finanziamento ai partiti, che molti di loro non conoscevano, ma moltissimi sì, sia stato un grave danno per il Paese, io chiedo scusa. Perii resto, per ciò che ho fatto, assumendomi responsabilità importanti, e lavorando molto, io aspetto che mi si dica grazie». E però non si può dire che fosse un Craxi vinto. Aveva buttato lì, con nonchalanche, parlando dei conti esteri da sessanta miliardi e pure di più, che «spese ne sono state fatte in tante direzioni. Per il mantenimento della politica. Che era costosa, anche se meno di quanto si dice. E spese in direzione di altri partiti della politica italiana. Di giornali...». Un accenno velenoso. Vespa gli chiede, stupito: Avete pagato altri partiti? E lui: «Abbiamo svolto un'attività molto intensa verso soggetti nazionali e internazionali». Niente nomi, FROMA INISCE con una clamorosa lite in diretta, l'avventura tunisina di Bruno Vespa. Al termine di «Porta a Porta», dopo aver sentito la lunga intervista a Bettino Craxi registrata ieri mattina e trasmessa di sera, e dopo un acceso dibattito in studio tra Valentino Parlato, direttore del «Manifesto» e Enzo Lo Giudice, avvocato di Craxi, Bettino si attacca al telefono e chiama la Rai. E' Vespa a annunciarlo: «Abbiamo l'onorevole Craxi al telefono». E si apre il diluvio. Craxi ha seguito la trasmissione da casa sua ad Hammamet ed è furibondo. «Vespa, lei mi aveva garantito che non avrebbe fatto tagli. Invece c'è stato un taglio pesante». Vespa: «E' vero, me ne prendo la responsabilità. Ma era una calunnia a cui non avevo modo di far rispondere l'interessato». Craxi: «E allora, se permette, la calunnia la ripeto adesso». Vespa: «No». Craxi: «Invece sì. Dunque, a proposito del famoso bottino, io dico che l'unico bottino è quello di Di Pietro e del suo clan». Vespa, sbigottito: «E' una calunnia. Questo lo dice lei». Craxi, inarrestabile: «Non lo dico solo io. Lo pensano in molti». La frittata è fatta, insomma. Quella diretta che molti temevano, e che alla fine, addebitando alle autorità tunisine la responsabilità, non s'era fatta, è in onda. La trasmissione s'impenna. Non che mancasse la materia. Vespa era rientrato in Italia con una lunghissima intervista di un Craxi ondeggiante tra il vittimismo e la riscossa. Fendenti per tutti. Contro Massimo D'Alema, al solito: «L'on. D'Alema ha dichiarato recentemente che il pei era il migliore partito comunista del mondo. E' vero. Tanto che era il più pagato dall'Unione Sovietica». Contro i magistrati: «Vengo processato in processi falsi. Sono vittima di persecuzione politica. Non v'è chi non vede che la giustizia ha usato due pesi e due misure». Contro i giornalisti: «S'è fatto uso di due pesi e due misure non solo da parte della magistratura, ma anche dall'informazione. Contro di noi c'è stata una campagna di disinformazione e di manipolazione. Nei confronti di altri s'è spianata la strada». Ma la batosta della Cassazione lo ha anche demoralizzato. Così, dopo la serie di contumelie all'indirizzo dei «falsi eroi» di una «fìnta rivoluzione», Craxi ammette che il psi ha ricevuto molti «contributi illeciti» e che il «sistema era malsano». Riconosce anche che Balzamo in molti «Condannato a morte/ in esilio» Litigio in diretta con Vespa per l'intervista tv non mi nascondo dietro il paravento degli amministratori. Sì, sono venuto io personalmente a prendere quei soldi nello studio di Balzamo. Ma ripeto che erano dei piccoli prestiti che abbiamo regolarmente restituito. Lo può chiedere al segretario di Balzamo che tra l'altro era nel grappo venuto a Tunisi l'altra settimana». Craxi: «Io so quello che mi hanno detto i funzionari dell'amministrazione». E finalmente cala come una mannaia la fine della trasmissione. Si riesce a vedere a malapena la mano di Peppino Caldarola, direttore dell'Unità, appoggiata al gomito di Parlato per un sostegno morale. Vespa quasi non riesce a salutare il pubblico. E un freddo clic da Hammamet sostituisce i titoli di coda. Un silenzio più eloquente di ogni parola. E' chiaro che Craxi non intende chiudere qui la partita. E pensare che aveva esordito con un tono quanto mai depresso: «Sono stato condannato a morire in Tunisia. Mi si vuol far morire in esilio o in prigione. Questa è una pagina che la storia descriverà come infame». Francesco Grignetti Un momento dell'intervista A destra: un'immagine di Bettino Craxi ad Hammamet (FOTO FRANCESCO JOVANE DA .OGGI-) BETTINO DA HAMMAMET 7 <T $ L'ex leader psi telefona a Porta a Porta «Il vero bottino è quello di Di Pietro» Il conduttore replica «Allo stato attuale è una calunnia»

Luoghi citati: Hammamet, Italia, Tunisi, Tunisia, Unione Sovietica