Il Cavaliere dell'Apocalisse

Task force per migliorare l'immagine Il Cavaliere dell'Apocalisse Ritorna la tecnica dell'emergenza POLITICA E PROPAGANDA AROMA AAAARGH! Aaaaargh! Aiutooooo! Allaaaarme! Allarme! Sì, allarme. Ma allarme è poco, allarme ancora non basta, ci vuole qualcosa di più. Ecco: allarme rosso - capito il colore? - anzi ALLARME ROSSO! Maiuscolo e punto esclamativo-esclamativissimo. Anche senza rumore di sottofondo (rullio di tamburi? Tonfo di corpo pesante? Vetro infranto?) è un perfetto esempio di comunicazione iper-calorica: brucia per un 24 ore (i tg di ieri e i quotidiani di oggi) e domani si spegne, lasciando nell'aria la dovuta puzzetta di bruciato. Intanto, per la cronaca sempre meno «politica», con questo bel titolo mutuato da una serie di telefilm di fantascienza (Ufo allarme rosso: vincevano sempre i terrestri) e dalla fase numero 3 del piano d'intervento del Consiglio di sicurezza Nazionale per fronteggiare un eventuale colpo comunista in Italia (firmato da Truman nell'aprile 1950), ecco, Berlusconi s'è trasformato nel Cavaliere dell'Apocalisse, ancora una volta guadagnandosi il premio per la migliore pubblicità catastrofica della giornata. A questa calcolata e ricorrente mutazione, con tutta evidenza, si deve pure la preziosa analogia storica tra il governo Prodi e quel governo Mussolini che nel 1926 - or sono 70 anni - sciolse i partiti e abolì le libertà democratiche. Sebbene profferita da Berlusconi con l'insistente sicurezza di chi la ritiene senz'altro efficace, a differenza deir«allarme rosso» la storiella del fascismo è tuttavia già più abusata. A certe frange della sinistra, per dire, è più di una volta tornata utile, e sempre nella Prima Repubblica qualcosa su ipotetici rischi autoritari dissero ne sarà lieto il Cavaliere - Berlinguer, Amendola e perfino Ciriaco De Mita. Buttiglione, in compenso, evidentemente non pago delle sparate di ieri l'altro, ha inteso offrire il suo personale e sperimentato contributo allarmistico avvicinando l'attuale stagione al terrorismo delle Br. Anche questo, per la verità, era già accaduto, mesi orsono, con tanto di sdegnate repliche e puntigliose contro-repliche. In questa terza, ormai, o quarta giornata di esagerazioni, è forse sbagliato accogliere l'enfatica reiterazione del tutto, questa specie di rincorsa alla fine del mondo, con automatico, altero risentimento o sconfortata ironia. Nel primo caso, infatti, si rischia di dare indirettamente soddisfazione agli allarmisti, nutrendone le più provocatorie distorsioni. Nel secondo caso, quello di un'eventuale linea umoristica rispetto alle drammatizzazioni artificiali, c'è l'inconveniente che quest'ultime, più passa il tempo e meno fanno ridere. Rimane sospeso il giudizio, d'al¬ tra parte, sui possibili pericoli. Ma allora, anche da questo punto di vista, vale appunto la pena di fermarsi semplicemente ad osservare l'officina delle emozioni. E cioè il modo, i mezzi, gli obiettivi, lo sfondo entro il quale, in maniera scientifica, la moderna politica altrimenti detta «tecnopolitica» prova e di solito riesce a mobilitare e incanalare curiosità, paura, passione, incertezza, immaginazione per comprare e vendere consenso. Lo fanno tutti, beninteso, con l'uso di eventi, messaggi, simboli, stratagemmi, seduzioni e semplificazioni che d'altra parte rendono da anni i vecchi apparati politici sempre più bisognosi di giornalisti, pubblicitari, strateghi, comunicatori in generale. In questo senso sono del tutto comuni, gli sforzi per cercare consenso. Ma Berlusconi, che con la pubblicità e la comunicazione faceva quattrini a palate quando più della metà del ceto politico stava ancora ad incollare bollini sulle tessere, ecco sul terreno delle emozioni - e perciò anche dell'allarmismo - Berlusconi ha cominciato prima ed è più bravo. Emergenze, complotti, eccessi, quindi attese e aspettative da generare, buoni e cattivi da classifi¬ care: ci sono anche studi seri, compiuti anche da storici, sociologi e terapeuti, che hanno messo al microscopio la straordinaria creatività ansiogena, il particolarissimo carisma mediatico del Cavaliere. Da questo punte di vista 1'«allarme rosso» di ieri è parente dell'«io perseguitato politico» di un anno fa, e poi delle innumerevoli congiure, dei golpe, delle scritte sui muri, degli «accanimenti» e dei giuramenti sulla testa dei figli. Quando Berlusconi è hi difficoltà ci si può quasi caricare l'orologio scatta la mobilitazione emotiva con le sue logiche definitive, i suoi accostamenti che traumatizzano: «Il Paese è morto», «la libertà è in pericolo», «Di Pietro è come Gelli», «i pm sono deviati come i poliziotti della Uno bianca». In questo scenario, l'esposizione della cimice segna senz'altro un salto tecnico ben oltre i canoni. Ma che ha portato anche il 30 per cento degli intervistati di un sondaggio (Cirml a ritenere che la microspia se la sia messa da solo. Qualche giorno fa Berlusconi ha presentato il libro di Vespa. Ha scordato sul tavolo un foglio di un consulente. C'era scritto: «Il messaggio può essere: io sono preoccupato perché la situazione è gravissima». Appunto: da allarme rosso. Filippo Ceccai elli Rocco Buttiglione

Luoghi citati: Italia