Berlusconi : Prodi è come Mussolini

I leader del Polo a Verona: è allarme rosso per la democrazia, i cittadini si preparino a resistere I leader del Polo a Verona: è allarme rosso per la democrazia, i cittadini si preparino a resistere Berlusconi; Prodi è come Mussolini Per Buttiglione, invece, «ilpremier usa metodi da Br» VERONA DAL NOSTRO INVIATO Quello scatto breve, in punta di piedi, petto in fuori e telecamera davanti, è il punto esclamativo che chiude il primo bollettino: «Signori attenzione, allarme rosso, la democrazia è in pericolo!». Silvio Berlusconi, quando scende dalla Mercedes e cerca il convegno di An, ha già deciso che questa sarà la giornata del proclama di Verona. Se l'inizio è da Condottiero il finale è da Ministro della guerra: «Tutti i cittadini devono essere in allarme, pronti a resistere!». In platea, un vecchietto che forse non ha ben capito, corre verso il palco a braccio teso: «I manganelli son sempre quelli, cantando "Giovinezza Giovinezza"...». Lieve imbarazzo in sala. A Verona con Buttiglione, Casini e Fini. A Verona, in Fiera, e l'occasione è questo convegno «Più forza a chi produce», per dire con tutto il Polo che «la nostra protesta è appena iniziata». Quando entra in sala, finito l'applauso, Berlusconi è già incontenibile. Nicola Pasetto, An, deputato veronese, sta per dare la parola al rappresentante degli artigiani. Ma Berlusconi è già in piedi, va al microfono e scandisce: «Sposo quanto è stato detto da chi mi ha preceduto, ma voglio dirvi che quel- io che succede oggi è preoccupante sotto il profilo della li-ber-tà». Quello che succede: «Così non si può andare avanti, c'è un grave pericolo per il nostro Paese!». Gianfranco, Pierferdinando e Rocco, come li chiama Berlusconi, aspettano il loro turno e aprono la strada al proclama. Rocco, da filosofo, butta lì un paio di sillogismi che si concludono con l'equazione brutale governo Prodi uguale Brigate Rosse: «Si sta ricalcando quanto veniva affermato in uno slogan delle Br, "colpirne uno per educarne cento". E allora colpisci un imprenditore per far paura a tutti gli imprenditori...». Pierferdinando diffida Giorgio Fossa e Confindustria: «Stai attento amico Fossa: tutti i tuoi associati sono con noi». Gianfranco, che gioca in casa, va sul facile: «Ormai siamo in presenza di una pericolosa deriva comunista». Il Polo in sala. I portavoce, segretari, addetti stampa fuori a lavorar di telefonini. Che succede a Roma? Fini, alle dieci del mattino, era ancora sotto choc per i sette decreti che il governo ha inserito nella Finanziaria nella notte: «Comportamenti di arroganza e disperazione politica». Una sola speranza, forse altrettanto disperata, «che il Capo dello Stato faccia sentire la sua voce». La voce di Berlusconi, in proposito, è desolata: «Non so se si possa coltivare questa speranza. Se abbiamo sollecitato il Quirinale? No, io non ho telefonato al Capo dello Stato». Quando la guerra è dicniarata non si tratta più. E adesso Silvio Berlusconi, severo, può andare al microfono. Gianfranco si accende una sigaretta, Pierferdinando tenta una barchetta di carta, Rocco scrive appunti con la testa a un palmo dal foglio. E lui, il Condottiero, si fa Ministro della guerra. L'Italia di Prodi è come l'Italia di Mussolini. «Con questa finanziaria il governo delle sinistre chiede pieni poteri. E sapete quando è successo? Nel 1926!». In sala, davanti alla platea di Al¬ leanza nazionale, evita altre aggiunte. Ma fuori, appena sceso dalla Mercedes, sì: «Noi chiediamo a questo governo di discutere tutto alla luce del sole. "Loro" non possono chiederci di consegnargli il potere di emettere leggi. Questo lo chiese Mussolini nel '26 e fu dittatura per 20 anni!». Mai un sorriso, sempre tirato, teso, cupo. «E' una situazione che si ripete, ci preoccupa, ci angoscia, incombe. Abbiamo deciso con dolore». I nemici li vede già schierati: «Que¬ sti signori hanno già tutto, tutte le principali istituzioni che dovrebbero essere a presidio di libertà sono nelle loro mani. Non siamo difesi in nessun settore. Non siamo difesi nella giustizia, al vertice c'è un Consiglio superiore della Magistratura che è totalmente nelle mani della sinistra. Nella Corte Costituzionale gli ultimi quattro giudici nominati dal Capo dello Stato sono tutti targati Pds e Ulivo. E tutto questo vale anche nella Rai... Guardate, e a rischio la nostra libertà». Al convegno di An erano stati invitati i presidenti di Confcommercio e Confartigianato. Prudenti, si son tenuti alla larga all'ultimo minuto temendo proclami. E infatti. Il Ministro della guerra Berlusconi, dal palco, va a concludere e forse più che di Finanziaria parla di sé medesimo: «Secondo noi non esiste lo Stato di diritto. Bene ha detto Rocco, "colpirne uno per educarne cento"...». E se Prodi è il Mussolini rosso, lui fa il Matteotti bianco: «E' a rischio la libertà, e lo dico consapevule della gravità di questa affermazione, consapevole di tutte le critiche che mi verranno addosso da tutti gli "aedi" di regime... Questa è la realtà!». Attenzione, allarme rosso. Giovanni Cerniti franco, che gioca in casa, va sul facile: «Ormai siamo in presenza di una pericolosa deriva comunista». Il Polo in sala. I portavoce, segretari, addetti stampa fuori a lavorar di telefonini. Che succede a Roma? Fini, alle dieci del mattino, era ancora sotto choc per i sette decreti che il governo ha inserito nella Finanziaria nella notte: «Comportamenti di arroganza e disperazione politica». Una sola speranza, forse altrettanto disperata, «che il Capo dello Stato faccia sentire la sua voce». La voce di Berlusconi, in proposito, è desolata: «Non so se si possa coltivare questa speranza. Se abbiamo sollecitato il Quirinale? No, io non ho telefonato al Capo dello Stato». Il CaRitornTask foROMA. Ormai è qula bocca di ministrisingoli deputati dnon comunica, c'ècomplica i probledrammatici. «Quesla prima questionevati all'assurdo chimmagine all'esternel nostro Paese. fosse l'amministraDice: "Non vi preorimetteremo a postcapirà' '. Il problemRocco Buttiglione

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