La Spezia, interrogato Cragnotti di Vincenzo Tessandori
La Sperici, interrogato Cragnotti La Sperici, interrogato Cragnotti Vindustriale due ore sotto torchio come indiziato «CHICCHI» VUOTA IL SACCO LA SPEZIA DAL NOSTRO INVIATO «Tangente? E' una parola che non mi piace. Diciamo dazione di denaro», sospira l'ingegner Mario Maddaloni, già amministratore delegato dalla Tpl (Tecnologie progetti e lavori) appena riemerso dall'ufficio del pm Franz dopo tre abbondanti ore di interrogatorio, presenti il pm Cardino, il difensore e tutte le garanzie riconosciute a un indagato. La «dazione» sarebbero stati 5 miliardi: con l'aiuto di Pacini Battaglia, come presidente della Tpl l'ingegnere li avrebbe versati per assicurare alla sua ditta un lavoro nei dintorni di Brindisi, un business da 500 miliardi. Era il 1989. «Spiccioli» per ungere le ruote che sarebbero finiti nelle tasche della buonanima di Raul Gardini, di Sergio Cragnotti, allora amministratore delegato Enimont, noto soprattutto per essere l'azionista di maggioranza della squadra di calcio Lazio, e di Lorenzo Necci, in quel tempo presidente dell'Enimont. Maddaloni ora dice di essere rimasto così a lungo nell'ufficio del pm perché «ho parlato di 35 anni di lavoro, e un po' di tempo c'è voluto. Sono tranquillo». Ma poi dà l'impressione che tranquillo proprio non lo è, altro non fosse perché «non sono stato capace di capire il reato, tant'è che nell'avviso di garanzia si dice che sono coinvolto: ecco, la parola coinvolto non la so interpretare». Anche Cragnotti è stato sentito, ieri. «Interrogato, l'ho interrogato», precisa piccato il pm Cardino. Come imputato? «Come indiziato». Poco meno di due ore, il tempo per raccontare quella storia della tangente-dazione. Sorridente prima di affrontare quello che chiamano l'atto istruttorio, cupo e teso all'uscita. Per lei, signor Cragnotti, che cosa significa Eni? «Niente». E Tpl? «Niente». E Pacini Battaglia? «Niente, niente». Ma quei tre interrogativi, forse, qualcosa devono avergli ricordati. Del resto, fu lui ad ammettere all'epoca dell'inchiesta Enimont, a Milano, di aver visto e accarezzato quei miliardi: 2 a Gardini, 1 a Necci, il resto a lui stesso. I soldi sarebbero passati su un conto di transito e la banca Karfinco, creatura di «Chicchi» era punto di riferimento preciso per i finanzieri d'assalto dell'epoca. E poi, Pacini Battaglia non era uno di cui si potesse fare a meno con facilità. Ne saprebbe qualcosa Necci. Fu rapido a smentire con una lettera di aver preso quei soldi: «Non ho mai ricevuto denaro da Gardini, Cragnotti o chicchessia». Pacini Battaglia gli dette una mano, racconta. «Vogliamo ricordare chi ha salvato Lorenzo?», chiede un giorno lo «gnomo» di Ginevra, ascoltato attentamente e registrato da quelli del Gico di Firenze. «Io, e soltanto io. Doveva essere interrogato Sergio Cragnotti. Gli telefono, gli dico: "Ahò!, scordati quella mazzetta di 6 miliardi divisa con Lorenzo e finita alla Karfinco, mi raccomando". Non ho mai creduto che lo facesse e infatti, non l'hanno nemmeno portato in cella che già vomitava la storia.... E chi è che lo ha contraddetto? Io. A chi ha creduto il pool? A me. Sono stato io ad aver salvato Lorenzo». Sei miliardi, poi cinque: insomma, una tangente cospicua. E «Chicchi» non considerava il gelido Cragnotti un amico: «Io ero molto incazzato... perché Cragnotti me l'aveva buttato nel culo... Perché io rischiai la galera per colpa di Cragnotti quando non c'era nessun bisogno...». Ecco, i pm di La Spezia sembrano rivisitare vie già battute dal pool di cui Antonio Di Pietro era il più famoso rappresentante. Perché certi coni d'ombra sono fastidiosi ed è bene spazzarli via, se appena è possibile. E forse è possibile, magari con il contributo, per nulla disinteressato, di «Chicchi» che oggi riprende a spiegare il nebuloso mondo dell'alta finanza ai due pm di provincia, neofiti e inesperti, come li ha definiti Francesco Saverio Borrelli, procuratore di Milano. E la cosa non li ha resi felici. «E' un giorno di interrogatori», ha detto il pm Franz, in uno dei suoi rari momenti di loquacità. Ed è toccato pure a Cristina Matranga, deputato di Forza Italia, spiegare qualcosa ai magistrati spezzini: per esempio, perché si è trascinata in carcere la giornalista Conchita De Gregorio gabellandola per sua segretaria. C'è tempo pure per questi dettagli, nell'inchiesta «Tangentopoli 2». Vincenzo Tessandori Oggi ricomincia il «colloquio» tra Pacini Battaglia e i pm spezzini L'ex amministratore delegato di Enimont Sergio Cragnotti
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