Di Pietro ancora indagato a Brescia

L'iscrizione del ministro nel «Registro» sarebbe avvenuta per i reati di concussione e corruzione L'iscrizione del ministro nel «Registro» sarebbe avvenuta per i reati di concussione e corruzione Di Pietro ancora indagato a Brescia Ma il suo legale: «Non mi risulta, io non ne so nulla» MILANO. La procura di Brescia indaga ancora sir Antonio Di Pietro. Il suo nome è nuovamente iscritto nel registro a modello 21. Anche se nessuna conferma ufficiale arriva dalla procura di via Moretto, bocche cucite dopo le prime inchieste sull'ex magistrato di Mani pulite, già tre volte prosciolto da due gip bresciani. «Delle indagini non parlo», si trincera il procuratore capo Giancarlo Tarquini. Che pure la settimana scorsa aveva smentito l'iscrizione dell'ex magistrato nel registro degli indagati. Che adesso non vuole dire né sì né no. E figuriamoci se rivela qualcosa su quel tam-tam di voci che danno per certa un'iscrizione nel registro degli indagati per corruzione e concussione. Silenzio totale anche da Silvio Bonfigli, per un anno accanto a Fabio Salamone nell'indagine multipla su Di Pietro, i suoi amici, gli amici degli amici, i 100 milioni di Gorrini della Maa e la Mercedes. Tutte inchieste finite in una bolla di sapone. E che hanno portato all'allontanamento di Salamone, sollevato dall'incarico perché ritenuto prevenuto nei confronti dell'ex magistrato, che in passato aveva interrogato alcune volte suo fratello Filippo. Massimo Dinoia, difensore dell'ex magistrato, cade dalle nuvole: «Non mi risulta, non ne so assolutamente nulla. Ero a Brescia solo per il processo». E fa riferimento all'udienza contro Cesare Previti e Paolo Berlusconi più gli ispettori ministeriali, sospettati di aver tramato per far dimettere dalla magistratura l'ex magistrato del pool. Eppure qualcosa di nuovo, da giorni, bolliva in pentola a Brescia. In quella procura, da settì^ mane, è aperta un'inchièéta, ufficialmente solo sulla base di alcuni titoli di giornali. Articoli scritti da La Spezia, con le intercettazioni telefoniche di Pierfrancesco «Chicchi» Pacini Battaglia. «Per uscire da Tangentopoli ho pagato...», diceva il banchiere italo-svizzero. E su quella frase sono nate mille interpretazioni, giustificazioni, scuse. Con il presidente dei penalisti italiani Gaetano Pecorella che all'attacco - diceva: «Quella parola significa una cosa sola, la lingua italiana non considera altre interpretazioni». Dichiarazione seguita da un coro di indignate proteste del pool. Fino alla querela per diffamazione firmata da tutti i magistrati di Mani pulite. A partire da Francesco Saverio Borrelli. Querela presentata a Brescia. E finita nel calderone di quell'inchiesta che segue passo passo l'indagine di La Spezia. Come dimostrano i numerosi incontri tra Silvio Bonfigli e Alberto Cardino, l'ultimo dei quali la settimana scorsa, a Parma, a metà strada tra Brescia e La Spezia. Incontri in gran segreto. Come gli interrogatori che da gior- ni va facendo Silvio Bonfigli. Il primo ad essere sentito - come testimone - è stato Pierluigi Manfredini, intestatario della società Onder riconducibile alla Karfinco di «Chicchi» Pacini e consulente di Antonio Di Pietro nella presentazione di alcuni modelli 740. Secondo interrogatorio quello di Pietro Federico, ex procuratore circondariale a Grosseto, già indagato a La Spezia da Alberto Cardino e Silvio Franz. Vicinissimo a «Chicchi» Pacini, l'ex magistrato sarebbe stato una sorta di confidente del finanziere italo-svizzero. A lui lo lega poi una questione di investimenti, poche lire da tramutare in vagonate di yen. Ma le indagini a Brescia sui magistrati di Milano sono tutt'altro che chiuse qui. Da tem¬ po, da più di un anno, il sostituto procuratore Roberto Di Martino ha messo sotto inchiesta Antonio Di Pietro. Il nome dell'ex magistrato compare nel registro degli indagati accanto al reato di falso ideologico. In sostanza, sulla base di alcuni esposti presentati da imputati e avvocati di Mani pulite, sarebbe emersa una vicenda non chiara legata all'iperattività di Di Pietro. Secondo le accuse, diventate un sospetto per cui indagare, Di Pietro avrebbe solo firmato una serie di interrogatori di persone arrestate. Interrogatori in realtà compiuti da alcuni suoi collaboratori tra i più stretti. Alcuni dei quali sono a loro volta finiti sotto inchiesta. Fabio Potetti In procura da alcune settimane è aperta anche un'inchiesta sul contenuto delle intercettazioni di Pacini Battaglia CCI tro l'ex pm» o», ed era contenuto in una busta rizzo dell'abitazione di Dinacci. ci me lo consegnò - ha detto telefonò per parlare con il proel momento si trovava nello stuo De Biase, al quale disse di pren». Il pomeriggio stesso, o il giorno do la segretaria, l'ex presidente razioni si presentò all'ispettorato ato. Non solo: l'inchiesta segreta do alla deposizione, fu aperta su stro Biondi». [Agi In procura da alcune settimane è aperta anche un'inchiesta sul contenuto delle intercettazioni di Pacini Battaglia ministro dei Lavori Pubblici Antonio Di Pietro ministro dei Lavori Pubblici Antonio Di Pietro