Tenetevi forte arriva,Fidel
Tenetevi forte/ arriva li del I BARBUDOS ITALIANI Tenetevi forte/ arriva li del Da Cossutta a Mina, una platea di fedelissimi ROMA. Arriva Fidel. Stamattina, anzi stanotte, anzi domani: qualcuno dice che non verrà più. Come la flotta marziana di Independence Day, un'astronave barbuta sta per coprire i nostri cieli. E c'è un bizzarro pianeta italiano che lo sta aspettando col cuore in gola a testa in su. Lo aspettano (domenica, magari a pranzo) los companeros Armandao Cossutta e Faustinho Bertinotti, che ancora ricorda quando sul palco del congresso dedicò la sua elezione «a un'isola solitaria e splendente in mezzo ai Caraibi» e i delegati gridarono per un minuto col pugno chiuso «Fi-dei», Fi-dei». Lo aspetta Giulio er Saponaro (si lava poco), venditore esentasse di t-shirt griffate al Colosseo. «Questa è appena arrivata dall'Avana. C'ho pure i sigari, dottò». Basta la maglietta: un ometto con le treccine e la faccia cioccolato che prende a pedate un pancione col cilindro stelle-e-strisce. La scritta: «Tinemos a Fidel». Quan- to? «Quindicimila». Pausa. «Domani venti». Un'occhiata alla targhetta: made in Italy. Lo aspetta Yamigo Luciano Benetton; ha dedicato un numero della sua rivista «Colors» all'amata isoletta; soprattutto è stato il primo industriale europeo a rompere l'embargo degli americani, avviando il fenomeno più sconvolgente nella storia del socialismo reale: la via italo-cubana al capitalismo. Il potere a loro, gli affari a noi. Lo aspetta, e con comprensibile urgenza, il signor Piero M., promesso sposo in attesa di sviluppi. E' uno dei duecentomila italiani che ogni anno, record mondiale, volano a Cuba in vacanza. Uno dei diecimila italo-anziani che ogni anno si fidanzano con una ragazza cubana. Uno dei cento che ogni anno cercano di sposarla. Adesso vorrebbe diventare uno dei trenta che ci riescono, ma la pratica è bloccata in ambasciata all'Avana, dove fra matrimoni misti (2 al mese) e divorzi mesti (altrettanti) vivono sommersi nelle carte bollate e sono un po' indietro col lavoro. Lo aspetta Roberto Formigoni, a nome dell'operosa Regione Lombardia. E lo aspetta l'Ars di Palermo, a nome della non meno operosa Regione Sicilia. Affari urgenti. A proposito, lo aspetta Ernesto Pascale per la cablatura dell'isola da parte della Stet. Ma è falso che Castro abbia chiesto di dotare la rete di un sistema di spionaggio. Lo aspettano i francescani e il vescovo di Assisi, in un trionfo di cattocomunismo che commuoverebbe Rosy Bindi. Lo aspetta il vispissimo Marco Palmella, che sa attaccarsi come un vampiro ai grandi eventi per succhiarne visi¬ bilità. Accusa il Tgl di favorire i regimi totalitari perché ha definito Fidel «uno degli ultimi grandi della Terra»: dimenticandosi fra l'altro di lui. Si minacciano sit-in radicali a Saxa Rubra. Lo aspetta, da una vita, Michele Mezza, capostruttura di Raidue in quota ai comunisti unitari. All'alba di Tele-Ulivo fu udito sbottare nei corridoi: «Finalmente si potrà fare un'intervista come si deve a Fidel!». Sognava un big-match Castro-Scalfari in diretta, ma si agitava e non succedeva nulla. L'altro giorno ha aperto la porta del
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