Il Papa: la fame è colpa dell'egoismo di Marco Tosatti

Aperta la conferenza sull'alimentazione con 41 capi di Stato e 33 premier | Aperta la conferenza sull'alimentazione con 41 capi di Stato e 33 premier | Il Papa; la fame è colpa dell'egoismo Al vertice Fao attacca ipopoli ricchi: il cibo c'è CITTA' DEL VATICANO. Il Papa sgrida il mondo ricco, il mondo potente, e chiede misure concrete, non piani cartacei, per combattere la fame. E' l'ospite d'onore al Palazzo della Fao, a Roma, e tiene il palcoscenico con una sicurezza che non gli si vedeva da tempo, almeno dalla visita alle Nazioni Unite nell'ottobre del 1995. Un intervento non lungo, ma denso di proposte, molto applaudito, e che gli vale il ringraziamento di Jacques Diouf: «Speriamo sia d'ispirazione ai lavori del vertice», ha detto il direttore generale dell'organizzazione, che indossava l'abito tradizionale senegalese. «E' augurabile che le vostre riflessioni ispirino delle misure concrete - ha detto Giovanni Paolo II - che costituiscano dei mezzi per lottare contro l'insicurezza alimentare di cui sono vittima troppi dei nostri fratelli in umanità, perché, sul piano mondiale, nulla cambierà se i responsabili delle nazioni non tengono conto degli impegni iscritti nei vostri piani d'azione, per realizzare delle politiche economiche e alimentari fondate non solo sul profitto ma anche sulla condivisione solidale». Un richiamo alla concretezza, e soprattutto un invito al Nord del mondo a cambiare rotta. Non solo per ragioni ideali. Oggi ci sono «fianco a fianco, persone affamate e altre che vivono nell'opulenza, persone povere e altre ricchissime, persone che mancano del necessario, e altre che sprecano ampiamente». Ed ecco il monito: «Tali contrasti fra la povertà e la ricchezza sono insopportabili per l'umanità». Il Pontefice ha approfittato della platea straordinaria di capi di Stato e di rappresentanti di governo per rilanciare il suo invito giubilare. Come nell'antico Israele durante il Giubileo venivano cancellati i debiti e gli schiavi tornavano liberi, così il Duemila dovrebbe essere salutato dal Nord del mondo, e dalle sue istituzioni finanziarie, «con una riduzione importante, se non una cancellazione totale del debito internazionale che pesa sul destino di numerose nazioni». Il mondo ha cibo sufficiente per tutti, ha detto ancora Giovanni Paolo II, ma si tratta di «dividere più equamente le risorse, che non mancano, e i beni di consumo». Le considerazioni demografiche non bastano, da sole a spiegare le carenze. «Una popolazione numerosa può rivelarsi fonte di sviluppo, perché implica scambi e domanda di beni». Ma Papa Wojtyla aggiunge: «Questo non vuole evidentemente dire che la crescita demografica possa essere illimitata. Ogni famiglia in questo campo ha doveri e responsabilità propri, e le politiche demografiche degli Stati devono rispettare la dignità della natura umana, come i diritti fondamentali delle persone». Ma, conclude, «sarebbe illusorio credere che una stabilizzazione arbi¬ traria della popolazione mondiale, o addirittura una sua diminuzione, potrebbero risolvere direttamente il problema della fame». Senza contare che spesso non sono carenze o disastri naturali a portare alla morte per fame, ma «situazioni politiche. Si pensa per esempio ai Paesi devastati da conflitti di ogni genere, o che sopportano il peso, talvolta soffocante, del debito internazionale». Ci vogliono altri mezzi, e fra questi una riflessione, «sulle somme impiegate per l'armamento, o le spese superflue praticate abitualmente nei Paesi più sviluppati». Si impongono «scelte urgenti», per mobilitare mezzi rilevanti per garantire la sicurezza alimentare «fattore di pace». E non più alla Fao, ma all'udienza generale del mercoledì, che è stata spostata di un'ora proprio per consentirgli di inaugurare i lavori del vertice, Giovanni Paolo II ha dato un esempio drammatico. «Mentre parlavo questa mattina - ha confessato - sentivo particolarmente viva nel mio cuore la tragedia dei profughi ruandesi e burundesi, e delle popolazioni zairesi del Kivu, vittime dell'inumana logica dei conflitti interetnici. E' un dramma costantemente presente al mio animo». Gli aiuti ci sono, ma non servono: «Come si può restare indifferenti - ha continuato - dinanzi a persone che sono ormai allo stremo, mentre potrebbero avvalersi di viveri e medicinali di prima necessità' ammassati in grandi quantità a non molta distanza da loro?». Giovanni Paolo II ha concluso questa sua perorazione appassionata con un appello «alla coscienza e alla responsabilità» di tutti, per realizzare un intervento «senza indugio»; perché «nessuna incertezza, nessun pretesto, nessun calcolo potranno mai giustificare un ulteriore ritardo nell'assistenza umanitaria». Marco Tosatti Giovanni Paolo II «Cancelliamo tutti i debiti del Terzo Mondo» Tre ambientaliste (una con gli occhiali parzialmente coperta) si sono denudate per protesta contro la politica agricola Usa [foto ansa)

Persone citate: Giovanni Paolo Ii, Jacques Diouf, Papa Wojtyla

Luoghi citati: Citta' Del Vaticano, Israele, Roma