« In Italia il mito non si tocca »

Senza editore il libro che lo accusa « In Italia il mito non si tocca » Senza editore il libro che lo accusa LE VERITÀ' SCOMODE E ' ROMA un volume consistente, 434 pagine di testo, più le note e gli indici. Lo ha scritto Andrès Oppenheimer, un giornalista argentino-americano che lavora al Miami Herald e ha vinto anche un premio Pulitzer. Negli Usa, dove è uscito nell'autunno 1992, pubblicato dalla nota editrice Simon & Shuster, ha avuto ottime recensioni da tutti i primi giornali e riviste. Bob Woodward, l'ex cronista del Watergate, l'ha definito «uno spettacolare lavoro di investigazione», Vargas Llosa ha scritto che «si legge come un giallo». Eppure Castro's final hour, sottotitolo, «la storia segreta dietro la prossima caduta della Cuba comunista», in Italia non riesce a trovare un editore. Durante la festa elettorale americana a Roma, l'altra sera, ne parlava per caso un funzionario dell'ambasciata. «E' curioso - notava , gli italiani si appassionano a Fidel Castro e i giornali già cominciano a sfornare grandi storie in occasione del suo prossimo arrivo nella capi- tale, eppure un libro del genere non riesce ad essere pubblicato». Curioso, effettivamente. Ma forse non tanto. Oppenheimer era andato a Cuba nel 1989 per osservare la situazione nell'isola nelle ore cruciali della crisi dell'Urss, e si era imbattuto nel «processo Ochoa», culminato con la fucilazione del generale Arnaldo Ochoa Sanchez, l'amatissimo Eroe della Rivoluzione, a fianco di Fidel nel 1959 e poi a capo di tutte le operazioni militari castriste in Venezuela, Angola, Etiopia, Yemen e Nicaragua. Con lui era stato passato per le armi il colonnello Antonio La Guardia, capo del servizio spionistico del ministero dell'Interno. Entrambi accusati di tradimento, sullo sfondo di un oscuro traffico di droga con la Colombia. Un processo fosco che il comandante aveva fatto trasmettere per un mese alla tv cubana, ma che ben pochi giornalisti stranieri avevano potuto seguire. Ed è partendo da qui che Oppenheimer ricostruisce l'intera vicenda, cominciando dai contatti coi narcos di Medellin. Un traffico che Fidel, scopre l'autore, avallava pur senza esserne informato nei dettagli. Ma che viene imputato a La Guardia e a Ochoa, gli ancor giovani colonnelli che, in dissidio crescente col lider mdximo su aspetti pratici ma anche ideologici diventano i capri espiatori, quando la Dea americana costringe Castro a smantellare il commercio. Ricco di episodi divertenti, come il tentativo, peraltro non molto convinto, di Garcia Màrquez di far recedere l'amico Fidel, il libro mostra la progressiva chiusura in sé stesso del regime, proprio a partire da quel clamoroso processo. «Tradotto all'estero, in Italia è stato rifiutato», racconta Laura Gonzales, ispanista e traduttrice, fra l'altro di Che Guevara negli Anni Sessanta, per quindici anni redattrice della Einaudi. Al quale ha portato