« I cubani lo amano» di Luciana Castellina
La Castellina: non è un regime « I cubani lo amano» La Castellina: non è un regime Luciana CastellinLUCIANA Castellina, oggi deputato europeo dei Comunisti Unitari, è uno dei politici italiani che da sempre hanno mantenuto rapporti con Cuba, e con Fidel Castro. «Cominciò lutto quando ero direttore di "Nuova generazione", il settimanale della federazione giovanile del pei», racconta. «Era la fine degli Anni Cinquanta. Avevo trovato una fotografia di guerriglieri cubani. Dovevo scrivere una didascalia, ma era così affascinante, questi uomini che vivevano alla macchia e mangiavano serpenti pur di liberare Cuba, che diventò un articolo. E da allora mi sono sempre molto incuriosita di Cuba, anche se ci sono stata poche volte. Poi c'è stato un gelo al momento dell'invasione di Praga, perché Cuba prese posizione a favore». Che evoluzione le sembra stia avendo il regime di Castro? «Non chiamiamolo regime, anzitutto: bisogna capire, e sapere, cosa sono i Paesi del Centroamerica. Io conosco molto bene quella zona, il Nicaragua, il Salvador. Cuba, per quei Paesi è un miraggio di democrazia e di benessere. E del resto, sennò , non si capirebbe perché Castro è così popolare. Non c'è paragone, con nessuno degli altri Stati di questa area». E la Costa Rica? «Ma i contadini costaricani non hanno la possibilità di curarsi, di andare all'università, come i cubani. Castro ha fatto cose straordinarie, e le ha fatte nonostante l'embargo. Che è una cosa micidiale». Però adesso la federazione per i diritti dell'uomo che fa capo alle Nazioni Unite critica moltissimo questo viaggio a Roma. Si rischia di fare l'apologia di un dittatore, dicono. «Se ci fosse in tutta l'America Centrale lo stesso rispetto per i diritti dell'uomo che c'è a Cuba io sarei contenta. Certo, mi piacerebbe che ci fosse una democrazia di tipo occidentale. Però, perché questo avvenisse, bisognerebbe togliere l'embargo, le condizioni di assedio nel quale quest'isola vive. Cuba ha una base americana dentro casa, e nessuno fa mistero negli Stati Uniti che la Cia vuole far fuori Castro. Come si fa in questa situazione? E poi, quando vedo che negli Stati Uniti il presidente è eletto da una percentuale bassissima di americani...». Castro ieri ha lasciato il Cile. La vedova di Salvador Allende gli ha lanciato un appello perché indica delle elezioni libere. «Quali elezioni libere? Ragioniamo: Cuba è assediata. In un Paese come quello, creare partiti fasulli, manipolare il risultato elettorale, è facilissimo. Siamo certi che l'applicazione delle libere elezioni di stampo occidentale sia garanzia di i maggiore democrazia? Ci vuole meno arroganza nel giudicare gli altri Paesi, e un po' più considerazione per le situazioni concrete. Qualsiasi turista che si rechi a Cuba, del resto, sa che non c'è un regime, che non c'è il terrore poliziesco». Onorevole Castellina, secondo lei, Fidel Castro è un comunista? «Le definizioni di comunismo sono tantissime. Io per esempio sono sempre stata comunista e mi sono scarsamente riconosciuta in Breznev. La libertà deve essere coniugata all'eguaglianza, deve essere sogno e progetto di una società diversa, che dia a ciascuno ciò di cui ha bisogno. Questa è cosa che deve ancora venire. Diciamo che Fidel Castro risponde a questo progetto, che porta il segno di uno sforzo, di una ricerca. Anche se Cuba non è un modello». Eppure questa visita di Castro viene «protetta» proprio dalla Chiesa. Il lider maximo incontrerà il Papa. «Non è vero. C'è il tema dell'embargo, che è centrale in questa visita. La protesta del Parlamento europeo è stata molto veemente nei confronti degli Stati Uniti. Non so se il Vaticano ha preso posizione altrettanto ferma, su questo pun¬ to». [ant. ram.) Luciana Castellina
Persone citate: Breznev, Castellina, Castro, Fidel Castro, Salvador Allende
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