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Proteste Chiude la Borsa di Roma Proteste ROMA. Dopo quasi due secoli di contrattazioni la più antica borsa italiana, quella di Roma, chiude i battenti. Così vuole il recente decreto Eurosim che ha abolito le borse locali e che ha, dunque, imposto anche la chiusura dei locali della piazza di scambi romana. Ma gli agenti romani, capitanati dal presidente del consiglio nazionale degli ordini degli agenti di cambio, Manfredo Maria Manfredi, non hanno nessuna intenzione di cedere le armi e sono intenzionati a sfruttare a pieno tutte le possibilità che la stessa normativa europea gli offre. In particolare, i 27 intermediari romani - iscritti alle Sim (società d'intermediazione mobiliare) o indipendenti - hanno in programma di costituire, cercando di coinvolgere anche le Camere di commercio, altre società di mercato con sede a Roma: una per il mercato a premi ed una per un mercato a termine sui titoli azionari. «Non consentiremo che a Roma si faccia scempio del parterre come a Piazza Affari» ha promesso Manfredi, ricordando tra l'altro «le assai cospicue somme» messe a disposizione dagli intermediari romani per la ristrutturazione dei locali inaugurati, dopo dieci anni di lungaggini, solo lo scorso anno. Per gli intermediari, poi, la sopravvivenza delle borse, «sancita in tutto il mondo, dove se ne creano anche di nuove», significa la sopravvivenza del loro stesso ruolo. «Sino a che ci saranno le borse - ha detto Manfredi - esisteranno gli agenti e questo a molti non piace. La direttiva Eurosim, al di là di come è stata recepita, è una direttiva sponsorizzata dai nostri grandi nemici, che sono gli istituti di credito che vogliono impadronirsi di tutto. Ora - ha aggiunto - sembra che abbiano partita vinta, ma noi di Roma non intendiamo abbandonare». Secondo Manfredi, inoltre, la proposta degli agenti romani è «informalmente» sostenuta anche da Assosim e Unionsim (le associazioni delle società di intermediazione) che «fuori dal consiglio di Borsa ci spronano a portarla avanti».