«Previti ordinò l'inchiesta su Di Pietro»

Al processo di Brescia l'ex ispettrice Evelina Canale accusa: me lo disse il giudice De Biase «Previti ordinò l'inchiesta su Di Pietro» Al processo di Brescia l'ex ispettrice Evelina Canale accusa: me lo disse il giudice De Biase L'ex ministro Biondi: risponderà di ciò che dice non ho mai saputo di alcun complotto contro ilpm BRESCIA DAL NOSTRO INVIATO Di quel novembre di due anni fa l'ex ispettrice di via Arenula Evelina Canale ricorda tutto. Anche le origini di quell'inchiesta segreta su Antonio Di Pietro, aperta e chiusa in un baleno con l'addio alla toga del magistrato numero uno di Mani pulite. «L'indagine venne aperta su richiesta di Cesare Previti. Me lo ha detto il mio collega Domenico De Biase», esordisce l'ispettrice al processo in corso a Brescia contro l'allora ministro della Difesa Previti, Paolo Berlusconi, più il capo degli ispettori Ugo Dinacci e il suo collega Domenico De Biase. «Previti telefonava spesso in ufficio. In una occasione Dinacci disse scherzando che aveva chiamato il ministro della Giustizia, che non è il ministro della Giustizia», ricorda in aula Evelina Canale evocando il ministero ombra alla Giustizia di Previti, fino £d allora legale personale di Silvio Berlusconi. Il difensore di Previti, Vittorio Virga, cerca in ogni modo di fermare quel torrente di accuse che arrivano dalla teste. Il legale fa domande, fino a mettere in dubbio la credibilità della deposizione. Ma il presidente del Tribunale Francesco Maddalo lo stoppa. E ad ogni richiesta piove: «Questa domanda non è ammessa». Contro l'ex ispettrice tornata in molo dopo dissidi con l'allora Guardasigilli Filippo Mancuso, si schiera Alfredo Biondi. Che Evelina Canale mette in ombra, fa sparire ricordando quelle rivelazioni su Cesare Previti, attivo - come un ministro della Giustizia - nel seguire anche le ispezioni ministeriali. «Evelina Canale farebbe bene ad avere più rispetto per i Guardasigilli, visto che è ancora magistrato», tuona Biondi. Poi stilla gocce di veleno: «Quell'ispettrice obbedisce più ai succhi gastrici che alla ragione. Si assumerà tutte le responsabilità di quello che dice». E' nero Alfredo Biondi. Tanto quanto è serafico Paolo Berlusconi, che pure è imputato. Il fratello dell'ex presidente del Consiglio segue mezza udienza poi se ne va. Sfilano allora gli ispettori al processo incardinato da Fabio Salamoile e Silvio Bonfigli, poi messi al¬ l'angolo e sostituiti dal sostituto procuratore generale Raimondo Giustozzi. Che in 20 giorni macina montagne di atti e conduce gli interrogatori dei testimoni sapendo a menadito ogni posizione. Da altri due ispettori, Vincenzo Nardi e Oscar Kovarech, nel '94 impegnati nell'inchiesta sul pool di Milano - «quella finita favorevolmente per Borrelli e per questo ci furono discussioni tra gli ispettori», ha ricordato Evelina Canale - arrivano pochi elementi. Dicono di non aver mai saputo di dossier anonimi su Di Pietro e di non essere stati messi al corrente che c'era un'indagine riservata su di lui. Poi tocca ad Evelina Canale. E i ricordi si fanno più nitidi: «Sì, arrivarono dei dossier anonimi... Si parlava di soldi che avrebbe intascato Di Pietro... Ma erano dossier molto scarni». Poi racconta delle confidenze ricevute da De Biase: «Mi disse che aveva ricevuto l'incarico di indagare su Di Pietro, ma che a suo giudizio era tutta una montatura. Poi mi disse di aver saputo che Di Pietro stava per dimettersi». <(Ah no, io ho saputo di quelle dimissioni solo il 6 novembre. Ero a una cerimonia con il presidente Scalfaro, ci avvisò un attaché. Se avevo qualche segnale? Ma non sono mica Geronimo, che guarda ai segnali di fumo», ricorda in aula Alfredo Biondi. E dalle sue parole arriva un racconto diverso dell'attività degli ispettori e di quell'ispezione lampo su Di Pietro. Spiega, l'ex ministro: «Fu l'ispettore Dinacci ad avvisarmi che c'era qualcuno che voleva deporre sulle questioni del dottor Di Pietro. Non mi parlò di Giancarlo Gorrini della Maa, per me è come se non esistesse». Biondi dà l'ok all'audizione, poi chiede una relazione. Conferma, l'ex ministro: «Era ima relazione liberatoria, sia sul piano disciplinare che su quello penale». L'iter dell'ispezione raccontata da Alfredo Biondi convince l'avvocato Vittorio Virga, che in questo processo difende Previti. Sostiene, il legale: «Mi sembra che sia stata un'udienza utile, visto che è emerso che nell'inchiesta su Di Pietro non sono state commesse irregolarità». Ma il racconto dell'altera ministro Biondi va anche oltre, anche al dopo dimissioni di Di Pietro: «Mi telefonò il 6 novembre dicendo che si era dimesso per evitare strumentalizzazioni. Poi mi ritelefonò due giorni dopo, mentre ero in America, per ribadirmi che l'ispezione ministeriale non c'entrava con la sua decisione di lasciare la magistratura». Fabio Potetti L'ex ministro della Difesa Cesare Previti e, nel riquadro l'avvocato Alfredo Biondi

Luoghi citati: America, Brescia, Milano