Ora tremano i boiardi

Un sostegno sicuro per la Ora tremano i boiardi Pascale e Agnes, poltrone a rischio RIVOLUZIONE NELL'INDUSTRIA DI STATO ROMA ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi si affanna ad assicurare che è prematuro parlare di corsa alle poltrone per l'oggetto misterioso che nascerà dall'accorpamento di Stet e Telecom, «fggi avverte Ciampi - i vertici ci sono e continueranno a operare verso la fusione delle due società». Ma il tentativo del ministro per sdrammatizzare serve a poco. Il totonomine è già scattato. E coinvolge il presidente della Stet Biagio Agnes e l'amministratore delegato Ernesto Pascale, il presidente della Telecom Umberto Silvestri e l'amministratore delegato Francesco Chirichigno. Chi rischia il posto? L'annuncio dell'operazione StetTelecom ha l'effetto di un terremoto nel mondo delle aziende pubbliche già in ansia per la perdita di potere provocata dalle più o meno lente privatizzazioni. Un fatto sembra certo: la società che nascerà avrà un consiglio di amministrazione nuovo di zecca. Sono destinati a essere cancellati di colpo i consigli di amministrazione che guidano Stet e Telecom. Sembra escluso che uno dei due possa sopravvivere, grazie all'incorporazione di una società nell'altra. Tutti a casa, allora? Agnes, Pascale, Silvestri e Chirichigno rimpiazzati? «Non ha proprio senso mandare tutti a casa, sarebbe ingeneroso verso dirigenti che hanno fatturati e risultati invidiabili» mette le mani avanti Michele Lauria, sottosegretario alle poste. Se la rivoluzione sarà effettivamente compiuta (e Ciampi prevede l'adempimento di tutte le procedure legali entro maggio), qualcosa in ogni caso succederà. La poltrona di presidente potrà essere una sola. In teoria, la carica di arnministratore delegato può essere attribuita a più di una persona. Un rompicapo per il governo di Romano Prodi che dovrà scegliere i manager della Superstet (o Grantelecom secondo altre versioni) incaricati di incamminarsi verso la privatizzazione. E' tanto tempo che il presidente del Consiglio coltiva il progetto di fondere Stet e Telecom. E' quasi un chiodo fisso. Addiritttura otto anni fa, quando era presidente dell'Ili, Prodi annunciò la fusione della Stet con le società operative controllate (Sip, Italcable, Telespazio) e l'Azienda di Stato (che faceva ca- po al ministero delle Poste). Benché approvato dall'Iri, il progetto abortì anche per le resistenze alla soppressione di tante poltrone dovuta alla scomparsa di alcune società. Ci sono voluti anni di scontri fra cordate e di aspre dispute politiche per attuare in parte il progetto. Nel 1993 e%ata la Telecom con l'unione di Sip, Italcable e Azienda di Stato (diventata Iritel). Ma è rimasta in piedi la Stet. E ora Prodi riprova ad arrivare a una struttura unica. Troverà nuove resistenze? Il presidente del Consiglio cono- sce bene le telecomunicazioni pubbliche. Appena insediato a Palazzo Chigi ha confermato Agnes e Pascale. E ha visto crescere nella Telecom il direttore generale Tomaso Tommasi di Vignano, del quale è un estimatore, e che ha accentrato molte funzioni prima divise fra va- ri direttori. Tommasi è destinato a salire ancora? Sono in tanti a pronosticare per lui, all'ombra del governo Prodi, un ulteriore balzo. Sarà Tommasi allora a guidare Stet-Telecom? E quale destino attende Agnes? Cosa faranno Pascale e Chirichi¬ gno? I problemi sono tanti. Ci sono molti mesi davanti per discutere le diverse posizioni. Ma che Prodi tenda a rinnovare la guida delle telecomunicazioni non ò un mistero. E che a giugno Ciampi avesse desiderato qualche innesto nel vertice Stet è noto. Dietro le quinte, il sot- tosegretario alla presidenza Enrico Micheli, in aspettativa da direttore generale dell'Ili, segue con attenzione la partita insieme a Prodi. E naturalmente avrà un peso importante l'orientamento del pds. Bersagliato da più parti per non aver imposto un radicale cambiamento alla Stet e aver favorito i boiardi (i potenti manager pubblici), il segretario del pds Massimo D'Alema ha annunciato con un'intervista al settimanale «Il mondo» un «indirizzo di innovazione». Si riferiva alla Stet? O più in generale alle aziende pubbliche? La seconda ipotesi è quella giusta: I collaboratori di D'Alema precisano che «non c'era alcuna intenzione di dare lo sfratto ad Agnes e Pascale» pur non essendoci particolare soddisfazione per la loro conferma. Il segretario del pds voleva quindi dare un segnale a favore del cambiamento valido per tutte le nomine di manager pubblici da effettuare «da ora in poi». Il destino ha voluto però che nei prossimi mesi anche per le telecomunicazioni si debbano prendere delle decisioni. E quindi D'Alema dovrà pronunciarsi su Agnes e Pascale. Che succederà? La situazione 6 complessa: i manager che verranno scelti resteranno in carica pochi mesi. Dovranno lasciare la poltrona (magari sperando nella conferma) con l'arrivo dei nuovi azionisti, in seguito alla privatizzazione prevista per novembre. Ha senso disporre grandi cambiamenti revocabili rapidamente? Pascale ha già fatto sapere che si dimetterà appena conclusa la privatizzazione. Potrebbe essere lui (che ha dato vita alla Telecom) a guidare come presidente la società che nascerà dalla fusione? Tommasi conquisterà la poltrona di ammimstratore delegato affiancando Pascale? E quale spazio avrà Chirichigno, forte dell'esperienza di aver studiato i meccanismi della fusione del 1993? Arriverà qualche manager esterno? O saranno valorizzati interni come Guido Pugliesi, l'altro direttore generale della Telecom, che ha appena ottenuto più deleghe operative? Lauria invita alla calma: «Il rimescolamento delle posizioni ci sarà, ma non ci possono essere pregiudiziali contro nessuno ed è giusto premiare le competenze interne». Roberto Ippolito Potrebbe essere Tommasi di Vignano il nuovo «uomo forte» Un solo consiglio sostituirà i due che esistono oggi Il presidente della Stet Biagio Agnes e l'amministratore delegato Ernesto Pascale

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