Stet e Telecom, maxfusione sotto Ciampi

RIVOLUZIONE NELL'INDUSTRIA DI STATO Stet e Telecom, maxHusione sotto Ciampi Presentato a Bruxelles il piano per salvare l'In. Al Tesoro il controllo della nuova società Ma slitta la privatizzazione BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'incontro con il roccioso commissario europeo Karel Van Miert è stato «molto diretto», ha detto Ciampi. Il ministro del Tesoro gli ha dato prima la notizia cattiva: la privatizzazione della Stet non si farà a marzo, perché il Parlamento non ha ancora approvato l'Autorità che regolerà le telecomunicazioni. Van Miert, come ci si aspetta da un guardiano europeo della concorrenza, si è infuriato. E allora Ciampi gli ha ammannite le notizie buone, una serie di pillole che forse non basteranno a placare Van Miert, ma che per i boiardi della telefonia pubblica hanno sapore amaro, e che per Tiri rappresentano una vera cura da cavallo: 1 ) Stet e Telecom saranno fuse per ottimizzarne la privatizzazione; 2) la Stet sarà trasferita dall'Iri al Tesoro, dietro compenso adeguato, forse già entro l'anno; 3) oltre alla cessione già decisa di Autostrade e Seat, Tiri dovrà vendere anche Finmare e le partecipazioni in Banca di Roma; 4) l'In, in quanto contenitore di aziende monopolistiche, ha i giorni contati. Come l'ha presa Van Miert? Il comunicato firmato dai due dice che il commissario «ha espresso profondo rincrescimento per il fatto che la privatizzazione della Stet non avrà luogo, come previsto, nella prima metà del 1997. Egli ha quindi insistito sul fatto che la privatizzazione della Stet deve aver luogo comunque rapidamente, e che nel frattempo, e in ogni caso il prima possibile, le azioni della Stet siano trasferite dall'Ili al Tesoro». La questione di fondo è riportare a «livello fisiologico» i debiti dell'Iri, facendoli scendere dagli attuali 23.500 miliardi a meno di 5000: un obiettivo concordato da Van Miert e Andreatta nel luglio del 1993 per evitare un disastro simile a quello dell'Efim, che costò all'Italia un crollo di credibilità ed un mare di miliardi. Il compito, titanico, doveva essere concluso entro dicembre. Van Miert ha concesso sei mesi di proroga, ma non bastano, perché grazie all'opposizione di Polo e Rifondazione, l'Autorità per le telecomunicazioni non esiste ancora. A questo si aggiunge il rischiò che il Tesoro sia costretto a «rimpolpare» il capitale Iri, nel caso in cui le perdite superino un terzo del capitale sociale (art. 2446 del codice civile). A Van Miert, dunque, Ciampi ha prima di tutto confermato l'intenzione di privatizzare la Stet, anche se «realisticamente ciò deve essere rinviato all'autunno del 1997». Poi gli ha detto che la Seat andrà sul mercato «nei primi mesi del '97», che la privatizzazione di Autostrade «avrà luogo entro il giugno 1997», e che «Iri ha ricevuto istruzione di vendere altri pacchetti azionari di minoranza o di controllo, come quelli in Finmare e in Banca di Roma». Infine il ministro ha detto al commissario che, pochi giorni fa, il governo ha deciso di fondere Stet e Telecom (e nell'operazione, secondo quanto affermato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Micheli, confluiranno anche Tim e Finsiel), «possibilmente entro maggio '97». Quando ci sarà la nuova società «si nomineranno naturalmente i vertici», ha detto il ministro. Nel frattempo la Stet passerebbe dall'Iri al Tesoro, che «si accollerà una quota dei debiti Iri corrispondente al patrimonio Stet»; verosimilmente 12 mila miliardi. Ciò, ha detto Ciampi, «può avvenire anche nelle settima¬ ne, nei mesi prossimi». L'operazione non ripianerebbe il debito Iri, ma probabilmente lo dimezzerebbe. Questa soluzione sarebbe in linea con l'accordo Andreatta-Van Miert, ma ha un inconveniente: «richiede un passaggio in Parlamento». L'alternativa, ha detto il ministro, è trasferire all'Iri «una compagnia pubblica» (la Gepi), ma «Van Miert ha espresso formalmente la sua opposizione» ad un tale ritocco cosmetico. «La decisione dovrà essere presa dal governo italiano», ha detto Ciampi, ma il «niet» del commissario peserà. Il trasferimento di Stet al Tesoro ha il merito di confermare l'intenzione del governo a smantellare l'Iri e i suoi debiti, ma non è detto che Van Miert conceda una nuova proroga. Come ha detto Ciampi, però, «rispettare l'accordo vuol dire anche andare nella direzione da esso indicata». Fabio Squillante LE SOCIETÀ' IN VENDITA ?DI DI LIRE)

Luoghi citati: Bruxelles, Italia