LA PURGA DEI BOIARDI di Massimo Giannini

LA PURGA DEI BOIARDI LA PURGA DEI BOIARDI SE fosse stato ancora vivo, e se anche lui avesse partecipato alla cordialissima cena di domenica sera tra Ciarlo Azeglio Ciampi e Fausto Bertinotti, a casa del superministro dell'Economia, sicuramente Ernesto Rossi avrebbe alzato il calice, e brindato a champagne. Perché in fondo quella cena non è stata solo propiziatoria del compromesso tra Rifondazione comunista e Tesoro sulla privatizzazione Stet e dell'accordo che ne è scaturito ieri a Bruxelles, tra il governo italiano e la Commissione europea sui debiti Iri. Ma è stata anche un'occasione alla quale uno come Rossi - spietato fustigatore dello Stato padrone e ilei suoi vizi fin dai tempi del «Mondo» di Pannunzio - non avrebbe mai voluto mancare. Perché si è rivelata, simbolicamente, una cena di addio all'Iri. L'intesa che ne è seguita ieri tra Ciampi e Van Miert è una svolta quasi storica, al di là dell'infortunio di un annuncio a mercati aperti. Una svolta che giustifica un brindisi, ma non cancella un dubbio. Il brindisi ci vuole. Dopo una lunga stagione di mal di pancia «politico-gastronomici» (spezzatino sì, spezzatino no), il governo qualcosa ha finalmente scelto: si fondono Stet e Telecom, nascerà una SuperTelecom le cui azioni saranno «prelevate» dal portafoglio dell'Iri, e attribuite direttamente al Tesoro. Una doppia mossa che consente all'Italia di raggiungere tre risultati significativi. Primo: per la Stet, arricchita e trasformata in sei-sette mesi nella nuova SuperTelecom, si accrescerà il valore ai fini della privatizzazione. La soluzione adottata, Massimo Giannini CONTINUA A PAG. 10 PRIMA COLONNA

Persone citate: Ciampi, Ciarlo Azeglio Ciampi, Ernesto Rossi, Fausto Bertinotti, Pannunzio, Rossi, Van Miert

Luoghi citati: Bruxelles, Italia