Così i malati torneranno a vivere»

« « Così i malati torneranno a vìvere» La battaglia per chiudere gli ospedali psichiatrici termedie sul territorio mai neppure avviata. Furono nominati anche tre nuovi direttori salutati, al «Bianchi» di Aversa, al «Bianchi» di Napoli, a Nocera. «Era l'occasione per un grande progetto che prevedesse le fasi della predimissione e della deistituzionalizzazione. Così non è stato. Chiuderemo. Ma, 18 anni dopo la legge, si poteva fare meglio. Con tutta la migliore buona volontà ci saranno diritti calpestati, ci toccherà fare un'operazione burocratico-amministrativa», lamenta il direttore sanitario di Aversa, Nino Penino, un apprendistato a fianco di Basaglia a Trieste, una prima esperienza sperimentale sul territorio - nel servizio pubblico - a metà degli Anni Settanta nella provincia di Napoli. Quando è arrivato ad Aversa ha trovato 396 pazienti. Ora sono 311. Gli altri, metà sono morti, metà sono rientrati in famiglia. Per garantire quel servizio da lager, nel '94 si erano spesi 34 miliardi. La riorganizzazione interna non è stata indolore. Il cambio dei turni degli infermieri, che erano a tutto vantaggio loro e non dei pazienti, ha avuto un'immediata conseguenza: «Mi hanno portato davanti al pretore del lavoro, il quale ha riconosciuto le mie ragioni. Poi si sono mossi i capiclan camorristici locali, per intimarmi di non toccare i loro protetti». E' stato fatto il censimento dei ricoverati (di alcuni non si avevano neppure le generalità), stabilendo luogo di provenienza, rapporti coi familiari, eventuali lavori svolti, diritti alla pensione, pensioni percepite. ((Allora ho scoperto lo scandalo dei 6 miliardi versati in una banca convenzionata con la Usi, e praticamente bloccati. Il movimento annuo era di 50-60 milioni: niente. In compenso c'erano libretti al portatore, tassi d'interesse risibili, 30-50 milioni risparmiati da persone magari senza denti e senza indumenti (uno aveva ammucchiato 341 milioni). Da cinque anni l'Inps non versava più le pensioni, per una controversia sulla legittimità degli incaricati a riscuotere. Ora stiamo sbloccando la situazione: c'è chi deve ritirare 20-30 milioni, che significa la possibilità di essere dimesso, di trovare ospitalità in famiglia. Stiamo anche studiando con il giudice tutelare come controllare l'uso di questo dena¬ ro». Sono 118 i pazienti di competenza territoriale dell'ospedale. E tutti questi entro il 31 dicembre diranno addio al «Bianchi». «Li collocheremo in 5 strutture pubbliche, che abbiamo preso in affitto e arredato: 5 case-famiglia, con assistenza 24 ore su 24 e programmi riabilitativi grazie a convenzioni con cooperative in grado di garantire il personale che l'organico di uno psichiatrico neanche prevede, tipo animatori, maestri d'arte, insegnanti. Noi il nostro manicomio l'abbiamo chiuso». Degli altri pazienti dovrebbero farsi carico le Aziende Sanitarie competenti (quelle delle zone o dei Comuni dove i pazienti risiedevano prima del primo ricovero). Ma di 150 ancora nessuno si è fatto avanti per prendersene cura. «Non li metteremo per strada, naturalmente. Studiamo formule di transizione. Scartiamo l'idea di ricoverarli in strutture private o di parcheggiarli in qualche padiglione ripulito del manicomio. Cerchiamo di interessare i manager della sanità pubblica. E' il nostro problema. Per loro e tutti quelli che stanno per tornare a vivere nel mondo, abbiamo aperto le porte alla città. Qui operano venti associazioni di volontariato, ci sono la Legambiente, gli scout, il coordinamento immigrati, un gruppo di equitazione, compagnie teatrali e complessi musicali che la sera vengono a fare le prove. Quel mondo che Cestari ha incontrato a giugno ma che da allora non ci ha più lasciato». Anche al «Bianchi» di Napoli la BRUNO VESPA Il conduttore tv: nel nuovo «Porta a porta» spazio anche per la cronaca

Persone citate: Basaglia, Cestari, Nino Penino, Nocera

Luoghi citati: Aversa, Napoli, Trieste