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E Mike Terminator salì sul patibolo E Mike Terminator salì sul patibolo 77 rivale ha condannato a morte una leggenda i segni del tormento e sembrava il pugile romano del museo delle Terme, chiuso in una riflessione esente da pensieri. La scatola cranica randellata come un tamburo. Il cervello disconnesso. L'espressione comatosa comicamente redenta, mite e sbalordita. Quanto al demolitore, Evander Holyfield, round dopo round gli ha disarticolato la guardia recapitandogli a sorpresa ganci come pagliacci a molla. Evander Holyfield, Evandro Camposanto il vincitore, era salito sul ring con un'espressione compunta come il suo nome. Quello di inserviente cimiteriale, uno scrupoloso esecutore di giustizia con un suo mistico senso del dovere. Con la vanga dei suoi pugni ieri ha aperto la fossa comune del tempo e ci ha spinto dentro l'ex galeotto che rivoleva il suo regno, lo zombi che viveva di illusioni e di incontri di parata. Evandro Camposanto è stato l'ultimo suo apologeta, il suo esecutore ma - un uomo pio anche il suo assistente spirituale. Un cazzotto, una preghiera. Una gragnola di legnate che facevano ballare Tyson come un impiccato, e una litania compunta, mormorata nel suo slang di consonanti dure e disidratate come cartapecora. pEvandro Camposanto invoca continuamente Dio a testimone dei suoi uppercut, ma lo chiama pronunciando il suo nome come Kot, per God. Sicché, mentre i suoi guantoni spargevano come un aspersorio il pulviscolo umi¬ do della biologia che sprizza dalle fontane di un corpo battuto a sangue, accompagnava ogni colpo con la sua litania di «Tankot», cioè Graziaddio. E il suo Dio gli era generosamente accanto, gancio dopo gancio, fino all'out finale. Senza rancore e anche senza pietà. «Tankot» e cosissia. Tyson piegava la testa come una bestia al macello. Abbiamo assistito dunque a un combattimento che nascondeva un supplizio. Io ho visto l'incontro in casa di amici, come hanno fatto quasi tutti gli Può risorgere, per ora è imbattibile solo nei guadagni