Repubblicano rifiuta la guida della Cia
Repubblicano rifiuta la guida della Cia Repubblicano rifiuta la guida della Cia NEW YORK. Il senatore repubblicano William Cohen ha rifiutato l'offerta di Bill Clinton di nominarlo capo della Cia: «Non rientra nella sfera dei miei interessi», ha dichiarato in un'intervista televisiva. Il Presidente aveva fatto sapere di voler affidare incarichi, nella sua nuova Amministrazione, anche a esponenti repubblicani. Il nome di Cohen è uno di quelli che erano circolati nei giorni scorsi come «papabili». Il senatore ha aggiunto che non si tirerebbe indietro se la proposta fosse di fare il segretario di Stato o il capo del Pentagono. «Chiunqe prenderebbe in considerazione un'offerta del genere», ha detto alla Cnn. Cohen lascerà il suo seggio al Congresso. Ha precisato di aver ricevuto l'offerta sulla Cia da «un funzionario dell'Amministrazione». [Ansa] non si capirono. «All'ultimo momento - continua Russel nel timore dell'incidente, i controllori aerei hanno ordinato all'aereo militare di accendere le luci di atterraggio per allertare il comandante del Boeing e spingerlo a volare fuori dalla zona di pericolo». Russel sottoscrive parola per parola il copione della sua versione dell'incidente: «Dopo l'esplosione, il P-3, l'aereo militare, ha continuato la sua rotta verso Ovest ed ha chiesto al suo controllore a terra se fosse necessario fare una mezza virata per partecipare ai soccorsi dopo l'incidente. Bisogna ricordare che il primo annuncio dell'incidente venne dal Pentagono. Il suo portavoce spiegò che la Marina era stata inviata sul luogo della catastrofe. Spedirono sul posto un ufficiale di Marina, che il giorno dopo fu sostituito da un ammiraglio che si occupa tuttora del caso... Diversi testimoni si legge ancora nel documento dissero di aver visto delle luci, probabilmente le luci di atterraggio azionate dall'aereo militare». Sulle «rivelazioni» di Salinger, desunte dalle informazioni di Russel su Internet, è caduta nei giorni scorsi una pioggia di smentite. Servizi americani, inquirenti dell'aviazione civile, la Marina, addirittura i familiari delle vittime, tutti si sono uniti al coro di smentite, assicurando che lo scenario prospettato da Russel-Salinger è privo di ogni credibilità o fondamento. Ma Salinger ha insistito, portando a conforto delle sue tesi anche la testimonianza di un passeg¬ gero di un volo Air France che decollò poco dopo il volo della Twa, secondo il quale il pilota dell'aereo francese, dopo una manovra molto brusca, disse ad alta voce: «Ma qui lanciano dei missili». Qualcuno ora avanza l'ipotesi che Salinger sia stato manipolato. Che il suo «scoop», le sue testimonianze, le sue fonti siano state manovrate ad arte, come marionette, in uno dei capitoli della guerra commerciale tra Airbus e Boeing. Tutto per indurre le autorità americane ad uscire allo scoperto e confermare la tesi del guasto tecnico, infliggendo così alla Boeing un secondo duro colpo dopo quello dei 400 aerei commissionati alla Airbus. Tullio Giannotti Per gli alleati della Cdu «i dati di bilancio sono affidabili come i numeri del lotto» Scoop, scandalo, smentita, falso scoop, montatura. In poche ore, la tragedia dei 230 morti sul Jumbo della Twa esploso in volo il 17 luglio scorso a Long Island ha assunto le tinte più variegate. Dal giallo, al nero, le rivelazioni del pluripremiato giornalista americano ed ex portavoce del presidente John Kennedy, Pierre Salinger, appaiono una montatura architettata per oscuri fini commerciali. Le cosiddette clamorose rivelazioni di Salinger sulle cause del disastro - secondo le sue «fonti provenienti dai servizi segreti» un missile lanciato per sbaglio dalla Marina americana - altro non sono che la fotocopia di un messaggio che dalle ore 21 del 22 agosto è comparso su Internet, e che quindi era alla portata di tutti. La vera fonte è Richard Russel, 66 anni, pilota americano in pensione e consulente nelle inchieste sui maggiori incidenti. «Ad un certo momento - ha detto Russel al settimanale francese Le Journal du Dimanche - qualcuno ha deciso di mettere in circolazione il mio testo, ma io non c'entro niente. Non ho paura di nulla, ma non cerco pubblicità, non è nel mio interesse». Chi ha fatto circolare, dunque, il testo? E perché proprio la scorsa settimana lo ha fatto arrivare nelle mani di Salinger perché le rivelazioni uscissero allo scoperto dalla cripta informatica di Internet? A Parigi - dove ieri Salinger è stato interrogato per un quarto d'ora dal responsabile dell'inchiesta Fbi, James Kallstrom - c'è chi ha sottolineato come lo scoop del giorna-
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