Caso D'Alema il giallo dell'aggressione

La vetrata infranta finisce in Parlamento; interrogazione di deputati dell'Ulivo La vetrata infranta finisce in Parlamento; interrogazione di deputati dell'Ulivo Caso PyAlemqf il giallo dell'aggressione Una pallonata oun atto di teppismo politico? è stato rimosso e un'anta del portone ne risulta aperta. Linda Giuva, signora D'Alema, esce alle 16,50 con pargoli al seguito: «Non so nulla di più di quello che avete scritto» dice al cronista mentre sale sull'auto della Polizia, saluta con un sorriso e scompare. Ma chi sarà stato a violare con quel gesto teppistico l'abitazione del leader della maggioranza? «Questo è un posto di balordi racconta un inquilino mentre esce col cane -. D'Alema glielo dovrebbe dire a Rutelli che qui, il sabato e la domenica, quando apre Porta Portese (il mercato dell'usato a due passi da lì - ndr) è pieno i banditi: una teppaglia». Insomma non ci sarebbe sicurezza per la casa di D'Alema? Lo vorrebbero sapere anche alcuni deputati dell'Ulivo - Mussi, Folena, la Mancina, Boato e altri - che hanno presentato una interrogazione parlamentare in proposito. «Mah, le dirò - commenta un'altra coinquilina del segretario - che tutto sommato la presenza dell'onorevole è una sicurezza in più: un occhio di controllo lo danno La moglie del segretario «Non so nulla l'ho letto sui giornali» sempre, di giorno e di notte. Noi ci sentiamo più protetti, anche dai ladri d'appartamento». «...E poi loro (i D'Alema - ndr) so' tanto canicci - aggiunge un'altra "signoramia" con barboncino -, se uno li incontra pe' 'e scale o in ascenzore so' tanto cordiali, pure se io lui nun lo voto». Il portone infranto richiama curiosi sul luogo. In un'ora abbiamo contato otto gruppi in «pellegrinaggio»: «E' qua» dice un nonno didascalico ai nipoti a bordo di un'utilitaria che rallenta in prossimità del luogo celebrato dalle Il segretario del pds Massimo D'Alema cronache. «Vede? - accusa un anziano inquilino subito dopo il passaggio dell'ennesimo visitatore -, ormai dove abita D'Alema lo sanno tutti. Non so se è un bene, per lui e per noi. Meno male che cambia casa a gennaio». E così ci informa che il segretario lascerà prestissimo il contestato appartamento pubblico, che suscitò tante polemiche ai tempi di «affittopoli» e il cui preciso indirizzo - con grande risentimento di D'Alema - fu riportato dal «Giornale». Alle 17,22 c'è un momento di Sii. :atx . panico. Sulla via ci sono solo due agenti di polizia e il cronista. Arriva un taxi vuoto, l'autista scende, si guarda intorno, «è questo il civico ...tale?», non attende risposta e deposita un pacco. C'è un attimo di allarme, il cronista fa cenno alla polizia. Rapido, rassicurante controllo, finché il pacco viene ritirato da un'altra coinquilina di D'Alema, anch'essa con cane, che dice il suo nome e conferma l'ipotesi «pallone»: «Tra le sette e le otto c'erano un po' di ragazzini a giocare a pallone. Lei non sa quanti colpi hanno dato alle porte e alle auto. Mi sono affacciata per rimproverarli, ma quelli mente. Poi è arrivata la pallonata giusta ed ecco fatto. Guardi, io sto qui dal '79: segretario o non segretario, questa è la quinta volta che rifacciamo la porta. Non se ne può più». Alle 18,21 il cronista constata un ulteriore gesto irriguardoso verso il già violato portone: uno dei tre cani che sono usciti ha lasciato una pozzanghera sulla soglia. Raffaello Masci nella pubblica amministrazione, né nel settore giudiziario, né ai vertici delle forze armate si è intrapresa una via senza ritorno. Ma accettiamo per un attimo l'ipotesi che davvero il governo Prodi sia una «ditta larga», cioè una dittatura blanda, o comunque un «quasi regime». Vi sembra pensabile, in tal caso, che l'opposizione democratica possa stipulare con gli uomini della «ditta larga» non dico un accordo sul capitolo fiscale della Finanziaria - come invano si è tentato ieri - ma addirittura un patto per riformulare nella Bicamerale sia la legge elettorale che gli assetti istituzionali? Non è, si badi bene, una questione di mero galateo quella per cui è ancora necessario pervenire al riconoscimento della piena legittimità dell'avversario entro una cornice di valori condivisi. E' proprio che così non si arriverà mai a un accordo, perché la sindrome della «ditta larga» affligge i leader prima ancora delle loro piazze manifestanti. Narrano le cronache giornalistiche dei giorni scorsi che Berlusconi non puntava più di tanto sulla manifestazione di piazza San Giovanni. Temeva vi si verificasse una preponderanza numerica di An (ciò che a quanto pare non è avvenuto, rivelandosi Forza Italia dotata di notevoli capacità di mobilitazione). E poi comunque non gli era consona la marcia protestataria che non a caso tanta apprensione destava in sua madre. Berlusconi era proteso piuttosto a salvaguardare il suo canale di comunicazione con D'Alema, convinto in buona fede della necessità di un accordo istituzionale tra i due Poli. Sarebbe troppo facile dire oggi che la piazza, enfatizzando oltre le previsioni un disagio reale diffuso nel Paese, ha fatto saltare questo schema favorendo Fini, Mastella, Bertinotti, Bianco e quant'altri Paolo Mieli, sul «Corriere della Sera» di ieri, definiva «il partito trasversale dello sfascio». Dovremmo come minimo aggiungere che la piazza dei ceti medi arrabbiati - com'è invalso definirli - ha inebriato e sovreccitato lo stesso Berlusconi, visto il tono abnorme che ha adoperato in diretta attaccando inusitatamente il Tg3 di Lucia Annunziata. Ma non potremmo. in ogni caso attribuire all'eccitazione momentanea le parole pesanti sul regime dell'Ulivo da lui scandite a San Giovanni: le aveva scritte prima e appartengono alle sue convinzioni profonde, alle ragioni fondative del suo ingresso in politica, proprio come il richiamo iniziale del suo discorso a travolgere «questo governo delle sinistre, questo governo di postcomunisti, di neocomunisti, di cattocomunisti». La piazza del centro-destra, che sabato forse è riuscita a scavare un fossato incolmabile tra Polo e Ulivo, rappresenta senz'altro l'inc^ietudine e il disagio di una parte fondamentale del Paese di fronte alle scelte di politica economica del governo. Anche se la retorica del «siamo tutti ceti medi» non ci aiuta a comprenderne le ragioni profonde. Ma è inutile nascondersi che dentro quel raggruppamento di culture moderate e radicali del conservatorismo italiano si ritrovano ancora alcune ragioni dell'incompiutezza della democrazia italiana. Non ultima, la «sindrome della ditta larga». Gad Lerner La moglie Carla e i figli Gianluca e Ilaria si stringono in un forte abbraccio attorno al papà Claudio Ventura Si ringrazia per l'aiuto e il conforto il dott. Franco Benech. S. Rosario oggi ore 18 presso l'Istituto Rosmini. Funerali martedì 12 a Villaromagnano. La partenza dalla clinica Fornaca alle ore 13,30. — Torino, 10 novembre 1996. Presidente, Amministratore delegato e Dirigenti della Fldls prendono vivissima parte al dolore della famiglia per la scomparsa del rag. Claudio Ventura — Torino, 10 novembre 1996. Amici e Colleglli della Fidis partecipano | commossi e esprimono alla famiglia il loro profondo cordoglio per la perdita del rag. Claudio Ventura — Torino, 10 novembre 1996. Amministratore, condomini, custode di Palazzo Leonardo partecipano affettuosamente al dolore della famiglia per la scomparsa del rag. Claudio Ventura — Torino, 10 novembre 1996. Alberto, Cristina, Gianluca, Stefano sono vicini a Gianluca e famiglia. Bruno Coppo Mario De Maria E vigilo Guazzo Quintino Imbrogno Piercarlo Bavera ricordano l'amico rag. Claudio Ventura ed esprimono commossa partecipazione al lutto dei suoi cari. — Torino, 11 novembre 1996. (Continua a pag. 9)

Luoghi citati: Torino, Villaromagnano