La paura,vero male di Sinatra

Lo davano in coma, in realtà a una polmonite non grave si è sommato lo stato d'ansia di chi teme di morire Lo davano in coma, in realtà a una polmonite non grave si è sommato lo stato d'ansia di chi teme di morire IL TRAMONTO DI «THE VOICE» La paura, vero mule di Sinatra Dimesso dopo una settimana in clinica CNEW YORK HE desolante tragedia dell'informazione: Frank Sinatra, la Voce, il mito amato da chi ha più di 40 anni, sembrava morto, moribondo, in anestesia, in rianimazione, e invece niente. Sano e salvo se ne è tornato a casa. Una non notizia dunque? Andiamoci piano. La notizia c'è. Sinatra ha avuto paura di morire e la terribile macchina dei media ha preso subito a macinarlo, mummificarlo, mentre il gossip, il pettegolezzo, le balle, lievitavano come soufflé. Ecco che cosa è successo e, evento maggiore, persino quel che «non» è successo. Da tre giorni si era dunque sparsa la voce che il più acclamato cantante maschile americano di questo secolo era in ospedale a Beverly Hills in preda a una sciatica, anzi no: una polmonite; anzi no: un collassino cardiaco. Macché collassino: era un infarto. Leggero, ma infarto. Leggero? Chi dice leggero? Ma non sapete che è stato portato in* chirurgia e ch&da.sei.ore sta a cuore aperto sottési'coltelli? In chirurgia? Operato? Ma allora voi non sapete niente: Frank Sinatra è morto. Ed è morto pazzo, è morto urlando maledizioni, è morto dando in escandescenze e di infarti ne ha avuti tre, uno leggero, uno forte e uno finale che lo ha stroncato. E sapete che cosa è successo? Che hanno deciso di nascondere la morte di Sinatra e far credere che non è successo nulla: sono gli eredi, sono gli agenti discografici, è la polizia segreta, lui era ammanicato con la Cia, ma anche con la mafia, vedete io so perfettamente qual è la verità, venite che ve la racconto... La verità è che Frank Sinatra se ne è tornato a casa, ha pregato l'agente e portavoce Suan Reynolds di ringraziare tutti, di dire che si è sentito molto commosso da tanta attenzione e che comunque adesso sta veramente meglio perché la sciatica gli è passata. Sì, questa è la verità fattuale. Ma dietro ce n'è una altrettanto vera, non sanguinolenta, non mortuaria, ma proprio per questo molto, molto più umana: Frank Sinatra ha visto la morte, l'ha sfidata, l'ha insultata, ha avuto paura, si è agitato, lo hanno dovuto sedare, ha fatto il matto, ha insultato un'infermiera ma alla fine lo hanno convinto a stare tranquillo: «Voglio tornare a casa», gridava con voce soffocata (la sua celebre e amata voce ridotta a un rantolo per via della polmonite malcurata scoperta per caso in ospedale). E i medici gli rispondevano: ok, Frank, lei tornerà a casa se si dà una calmata, altrimenti le mettiamo la camicia di forza, d'accordo? E lui ha detto va bene, d'accordo. Ma vedeva la morte fargli l'occhiolino da dietro il vetro. Del resto capitò anche a Immanuel Kant di rimbecillirsi e fare capricci di fronte alla morte che gli ballava davanti. E Sinatra è caduto preda di un attacco di panico e di fragilità che qualcuno ha diffuso come un collasso, un infarto, un trapianto cardiaco, un'autopsia, un interramento segreto. Tutto ciò accadeva al Cedars Sinai Hospital di Beverly Hills, dal quale ieri pomeriggio «The Voice» è stato felicemente dimesso. Sinatra ha 80 anni e tutta la voglia di marciare verso traguardi più ambiziosi. Sua sorella Tina spiegava con pazienza ai giornalisti di non essere troppo preoccupata: «Frankie aveva un attacco di sciatica ed è andato a farsi un controllo in ospedale. Lì è stato colto da un malore e tutti hanno cominciato a parlare di infarto, ma per fortuna non è vero niente. Certo, l'età. Ma Frankie tornerà a casa fra poco». La figlia Nancy è anche lei ottimista, o finge di esserlo: «Grazie per la vostra attenzione, ma tutto mi sembra molto esagerato." Certo, papà sta male e non è più giovane. Capisco il desiderio dello scoop, ma io ho la ragionevole speranza che mio padre seguiti ancora per un bel po' a non fare notizia. Non in quel senso, almeno. Quel che è serio, e mi sembra l'unica cosa degna di nota, è che mio padre covava una polmonite di cui non ci eravamo accorti. Non è una cosa da poco, ma siamo quasi nel Duemila e, che io sappia, le polmoniti si curano con successo». Un sanitario della clinica mi ha detto al telefono: «C'è in giro un'avidità di cattive notizie da restare esterrefatti. Pensi che mercoledì si era sparsa la voce che Frank Sinatra stava subendo un'operazione a cuore aperto. Una balla. Giovedì hanno detto che era morto e che nascondevamo la sua morte. Immagini lei. Poi insistono a dire che è monitorato, tenuto in vita con le macchine, ed è falso anche questo: non abbiamo monitor in tutte le stanze e quella di Sinatra non ce l'ha». Tutto è cominciato venerdì 1° no¬ vembre, quando Sinatra si è presentato sofferente per un dolore al nervo sciatico. Appena lo hanno ricoverato, Sinatra ha dato in smanie e hanno dovuto nascondergli i vestiti e le scarpe temendo che se ne andasse prima di fare gli esami clinici. Un attacco d'ansia. Poi l'ansia si è congiunta con uno stato di rabbia che una donna del personale ha definito «cantankerous», da matto bisbetico. A questo punto ha gioca¬ to il suo ruolo il più umano dei fattori umani: la paura della morte si è sovrapposta a uno stato influenzale degenerato in una leggera polmonite. Gli hanno somministrato dei calmanti, ma è stato peggio: Sinatra è caduto in uno stato di prostrazione profonda e in uno stato confusionale. E il vecchio cuore è stato preso dalla tachicardia. Nessun infarto ma imo stato di stress, panico, con extrasistole che hanno provocato brevi perdite di conoscenza alternate alla sensazione della fine imminente. Larry King, il popolare giornalista in bretelle di Cnn, aveva parlato con i familiari del cantante, che lo rassicuravano: nessun infarto, l'infarto è nella furia giornalistica. Tuttavia le reti della Kcbs e la Kabc avevano inzuppato il pane nell'imminente decesso e riferivano soltanto di notizie agoniche. Alla fine ha vinto la non-catastrofe. La morte della Voce è rinviata a data più lontana, ma quel che si può rilevare in questo caso è l'accanimento con cui una parte del giornalismo è sempre pronta a scommettere sul peggio e a difenderlo molto oltre il lecito e l'evidente. Ma la vicenda della falsa morte imminente di Sinatra non ha eccitato che una piccola parte dei media americani, in pratica soltanto quelli di Los Angeles e qualche tabloid. E questo è un fatto ancora più drammatico del preteso infarto del cantante: Sinatra è ormai agonizzante non nel suo letto, ma nella memoria popolare. Le generazioni che hanno meno di 40 anni non sanno neppure chi sia quest'uomo che in «Da qui all'eternità» fece piangere il mondo suonando con la tromba il «silenzio» per la morte di Montgomery Clift in una storia di caserma, antisemitismo e inizio della guerra nel Pacifico. Tutto ciò oggi non esiste più nella memoria e dunque la vita, come la malattia e l'eventuale morte di Frank Sinatra, sono ormai scarti di magazzino che emozionano soltanto chi ha i capelli bianchi. Paolo Guzzanti Lo hanno curato con calmanti che gli hanno provocato anche una perdita di conoscenza In realtà, più che in un letto d'ospedale l'artista ottantenne sembra agonizzante nella memoria popolare Frank Sinatra sul palco. A fianco è a Milano insieme con Steve Lawrence e Edye Goime. A destra, da solo in un concerto in occasione del 75° compleanno. Le notizie che lo davano per morto o morente sono state smentite da medici e parenti

Luoghi citati: Los Angeles, Milano, Nancy