«Caro mostro, noi ti amiamo»

«Caro mostro, noi ti amiamo» Bruxelles, una ragazza confessa: «E' un pedofilo, d'accordo, ma non è l'unico» «Caro mostro, noi ti amiamo» Donne, anche sposate, scrivono in cella a Dutroux IL FASCINO BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza sconvolte dai suoi crimini. Tutto il Belgio vorrebbe vederlo morto, o almeno chiuso in una cella per il resto della sua vita. Tutto il Belgio? Niente affatto. Marc Dutroux, il mostro pedofilo di Marcinelle, riceve numerose lettere di solidarietà, pacchi dono, offerte d'ospitalità e persino denaro da un plotone di fervide ammiratrici. Denaro col quale ha potuto noleggiare un televisore per svagarsi nel carcere di Arlon, dove è detenuto da Ferragosto. Che i grandi criminali suscitino in alcuni soggetti una curiosità morbosa non è una novità. Quello che sorprende è il carattere del sostegno che Dutroux riceve. Nelle prime settimane di detenzione a scrivergli erano soprattutto persone indignate, per insultarlo. Ma queste lettere non gli venivano consegnate. Ora il fiume di accuse si è prosciugato. Membri di varie sette religiose continuano a scrivergli invitandolo al pentimento e alla redenzione. Soprattutto però arriva ogni settimana una decina di lettere di donne e ragazze «innamorate» del mostro. Chi sono? Per la maggior parte sono fiamminghe, a volte sposate e persino madri di famiglia. Gli mandano dolciumi, soldi e mercoledì scorso, giorno del suo quarantesimo compleanno, una ammiratrice gli ha inviato in dono un orsacchiotto di peluche. Forse per ricordargli i «momenti» vissuti assieme alle bimbe che lui stuprava e uccideva. I famigliari del mostro, a partire dalla madre, gli hanno voltato le spalle: nessuno di loro ha usufruito della possibilità di visitarlo in carcere. Ma diverse donne hanno invece chiesto di poterlo vedere: senza risultato, certo. Dutroux risponde a tutte. Si giustifica, dice che solo grazie a lui Sabine Dardenne e Laetitia Delhez sono state ritrovate vive nella sua cantina degli orrori. Naturalmente tutta la corrispondenza in entrata e in uscita viene accuratamente esaminata, a volte censurata. E' capitato infatti che dalle lettere saltassero fuori elementi interessanti per l'inchiesta. Ma come è possibile che qualcuno possa subire un'infatuazione per quest'individuo orribile senza nemmeno averlo mai visto? Che cosa spinge queste donne ad aprirsi all'autore di tanti atroci defitti sessuali? La dentière heure, il giornale che ha scoperto e raccontato ieri la storia della sconcertante passione per il mostro, ha scovato una delle sue ammiratrici, e l'ha convinta a parlare, garantendole l'anonimato. Si chiama Anne, abita a La Panne, un paesino della Vallonia, e ogni settimana riceve due-tre lettere da Dutroux. «Perché ho deciso di scrivergli? Perché sono umana. Ci sono già abbastanza persone che lo disprezzano. Del resto non è il primo pedofilo, e non sarà l'ultimo. Marc Dutroux è un uomo paziente. Alla prigione pensano che si possa suicidare, ma lui mi ha detto che non è proprio il caso. Mi parla spesso di due dei suoi figli, che vorrebbe rivedere. Si lamenta anche delle condizioni di deten¬ zione. Per esempio non ha potuto avere un pigiama (gli è stato negato per timore che potesse impiccarrisi, ndr). Io ho chiesto alla prigione di potergli versare dei soldi. Così si può pagare la televisione e comprarsi del cioccolato. Lui adora i dolciumi». Fabio Squillante A sinistra, Marc Dutroux il mostro di Marcinelle Sopra, la moglie Michelle Martin

Luoghi citati: Belgio, Bruxelles