L'Autoparco dei mille misteri

6 L'Autoparco dei mille misteri Quell'inchiesta fece litigare Bonelli e Vigna UN ANTICO CONFLITTO AMILANO D aprire le indagini sull'Autoparco furono il Sisde e Bruno Contrada. Poi arrivarono gli uomini del Gico di Firenze, prime immagini al Tg5 proprio da via Salomone: passamontagna, Beretta 92 in mano e giubbotto con la sigla ben in evidenza del Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata. Sono gli stessi uomini che adesso - quattro anni dopo - collaborano con i pm di La Spezia Albeno Cardino e Silvio Franz nell'indagine chiamata Tangentopoli 2. Sono gli stessi - oggi come allora - al centro di furibonde polemiche con la procura di Milano. Quell'inchiesta all'origine di tutto - anche dell'indagine spezzina - si chiamava ((Autoparco», dal nome di un grande parcheggio per Tir tra l'Ortomercato e l'aeroporto di Linate. Gli uomini del Gico, mandati dai pm fiorentini Piero Luigi Vigna e Giuseppe Nicolosi, vi fanno irruzione il 12 ottobre '92, dopo mesi di pedinamenti, intercettazioni e filmati. Tra container e rimorchi di Tir spuntano chili di droga, armi, centinaia di milioni anche in valuta estera. Il primo a finire in manette è Giovanni Salesi, siciliano di Pachino, provincia di Siracusa. Di lui e dell'autoparco parlava già Angelo Epaminonda nell'84, in uno dei primi verbali da pentito del Tebano. Un mese dopo finisce in manette Angelo Fiaccabrino, socio di Salesi, candidato trombato alle elezioni per il psi, massone e amico di molti potenti, a metà strada tra Cosa nostra e gente di rispetto, insospettabile. Bisogna aspettare novembre perché una normale operazione anticriminalità si trasformi in un groviglio di calunnie, veleni, sospetti, polemiche. E accuse tra Milano e Firenze. In quel mese di novembre del '92 vengono arrestati alcuni dirigenti del 4° distretto di polizia. L'accusa parla di associazione a delinquere, ma alcuni di loro saranno assolti. Tra di loro ci sono anche agenti che hanno collaborato alle indagini di Mani pulite. E poi il 4° distretto è lo stesso da cui proviene Antonio Di Pietro, commissario prima di diventare magistrato. Nelle mani del Gico di Firenze c'è anche un pentito. Si chiama Salvatore Maimone. Collabora, dice, ritratta. E ingarbuglia ancora di più la matassa, tirando in ballo presunti coinvolgimenti nell'affaire autoparco di magistrati milanesi. I nomi sono quelli dei pm più impegnati nella lotta alla criminalità organizzata: Armando Spataro, Alberto Nobili, Fran- cesco Di Maggio. E Antonio Di Pietro. Il pentito Maimone, a Milano, giura di aver ricevuto pressioni da parte dei Gico e dei magistrati di Firenze per «inguaiare» alcuni pm. Stesso discorso sarebbe stato fatto proprio a Giovanni Salesi, da parte di un ufficiale dei Gico. Poche parole, ma dal sicuro effetto: «Mi promise una breve carcerazione se avessi parlato di Di Pietro e degli altri. Gli risposi che avrebbe dovuto tagliarmi una mano, per farmi firmare un verbale così». Gli atti su uno dei pm milanesi finiscono a Brescia, competente per territorio. Alberto Nobili viene scagionato in pochi giorni, il pentito che lo accusa viene incriminato per calunnia, ma la fritta- ta è oramai fatta. Il primo a cercare di fare argine è il procuratore capo Francesco Saverio Borrelli. Poche parole: «Era prevedibile, ma non meno riprovevole, che si sarebbero infit- titi i tentativi di gettare discredito sui magistrati di Milano». Anche Piero Luigi Vigna cerca di frenare le polemiche: «Ai pentiti non ho mai chiesto di Di Pietro, di cui ho massima stima». Repli¬ ca, Borrelli: «Siamo trasparenti, aspettiamo chiarimenti da Firenze». Ci vorrà l'intervento dell'allora procuratore nazionale antimafia Bruno Siclari, che per due volte convocherà i capi delle due procure a Roma, per rimettere un po' di ordine. Acqua sul fuoco la getta anche l'allora ministro della Giustizia Giovanni Conso. Che dice: «Non esistono veleni e guerre ma contrasti che possono essere appianati». Incidente chiuso? Non si direbbe. Stando al vicecomandante dello Scico delle fiamme gialle Michele Donati, convinto che c'è ancora molto da esplorare nell'autoparco su cui misero per primi gli occhi gli 007 del Sisde. Fabio Potetti La conferenza stampa al Gico di Firenze. Sotto: il pm Silvio Franz