Pentiti , il caso Green riapre lo scontro

Vive protetto dopo la scelta di collaborare. L'Osservatore: «Sconcerto per la scarcerazione» Pentiti, il caso Green riapre lo scontro Vive protetto dopo la scelta di collaborare. L'Osservatore: «Sconcerto per la scarcerazione» Libero il presunto killer VIBO VALENTIA. L'Osservatore Romano l'ha definita una vicenda che desta «perplessità e sconcerto». La vicenda è quella di Michele Iannello, presunto killer di Nicholas Green, il bambino californiano ucciso due anni fa sulla autostrada del Sud. Iannello, che ha 28 anni e un passato di soldato della criminalità organizzata, è ora un uomo libero. Ha confessato dieci omicidi (ma non quello di Nicholas), ha collaborato con la giustizia fino a guadagnarsi il titolo di pentito. Così ha ottenuto la libertà. Per lui, ha deciso il giudice, non ci sono più esigenze di custodia cautelare. Ora vive in una località segreta. Solo se la Corte d'assise di Catanzaro dovesse ritenerlo colpevole dell'omicidio del bambino, allora Iannello potrebbe vedersi revocare il provvedimento che gli ha consentito di riacquistare la libertà. Questo perché la sua collaborazione con magistrati ed investigatori è, a tutt'oggi, limitata a episodi delittuosi ai quali ha ammesso d'avere partecipato, e non alla vicenda della morte del bambino californiano. Dalla procura della Repubblica di Vibo Valentia, titolare dell'indagine sul caso Green, nessun commento. I magistrati inquirenti aspettano la motivazione del prowedimento, sul quale, peraltro, non possono intervenire, perché questa facoltà è attribuita solo alla Procura generale di Catanzaro. A meno che la procura di Vibo Valentia non decida di impugnare la norma per incostituzionalità. Da Roma Marco Taradash parla di una magistratura «che in nome del pentitismo è diventata complice dei crimini, e persino dei più efferati e sconvolgenti». E poi c'è L'Osservatore Romano: in un articolo intitolato «Giustizia e pentitocrazia» il giornale vaticano ricorda come «pur nel loro straziante dolore i Green avevano mostrato grande dignità, nobiltà d'animo e generosità, e come in una sua «lettera aperta» agli italiani il papà di Nicholas avesse espresso «sofferenza ma anche gratitudine e fiducia nella giustizia». Per questo, secondo il quotidiano, la notizia della scarcerazione non può non destare «scalpore», anche se Iannello «ha sempre negato di aver preso parte al tentativo di rapina conclusosi con l'uccisione di Nicholas». Secondo l'accusa, Iannello e il suo complice Francesco Mesiano avrebbero progettato di rapinare un rappresentante di gioielli, che sarebbe dovuto passare sulla Salerno-Reggio Calabria a bordo di una Y10 bianca. Passò effettivamente, un'auto simile, e partì l'inseguimento. Ma sopra c'erano Reginaid e Margaret Green, con i due figlioletti, Nicholas ed Eleanor. Quando Reginaid vide uno sconosciuto che, pistola in pugno, gli intimava di fermarsi, scappò. Partirono i primi colpi. Uno bucò la carrozzeria, colpì alla nuca Nicholas e gli devastò il cervello. Il bambino entrò subito in coma profondo e morì dopo due giorni. Ma diventò un simbolo: per la sua morte, per la scelta dei suoi genitori di donarne gli organi, per la serenità con cui Reginaid e Margaret accettarono la prova. Tutta Italia si strinse attorno a loro. Da tutto il mondo giunsero messaggi di solidarietà e l'esempio di questa famiglia, venuta in Italia per amore della nostra cultura, mise in moto una corsa alla donazione. Scuole, parchi, strade vennero intitolati a Nicholas. I Green hanno avuto due gemelli, sono tornati sereni. Diego Minuti Reginaid e Maggie Green, i genitori di Nicholas ucciso la sera del 29 settembre di due anni fa al ritorno da una gita

Luoghi citati: Catanzaro, Italia, Reggio Calabria, Roma, Salerno, Vibo Valentia