Un italiano tra le vittime del Boeing

Un italiano tra le vittime del Boeing Un italiano tra le vittime del Boeing SCIAGURE I rottami in una zona paludosa, a bordo tecnici di un campo petrolifero Tutti morti i 141 passeggeri del jet nigeriano LAGOS. Sono 141 - 132 passeggeri e nove membri dell'equipaggio - le vittime di un disastro aereo avvenuto giovedì sera nei cieli della Nigeria, in cui è perito anche un italiano, l'ingegner Giulio Perazzo di Roasio, provincia di Vercelli. L'aereo, un «Boeing 727», apparteneva alla compagnia nigeriana «Ade», che godeva una buona reputazione riguardo alla sicurezza. Aveva lasciato l'aeroporto di Port Harcourt, città petrolifera nell'estremo Sud del Paese, alle 16,30 ora locale per Lagos, dove doveva atterrare dopo un'ora di volo. Venticinque minuti prima dell'atterraggio, secondo fonti ufficiali del ministero dell'Aviazione nigeriana, l'aereo è scomparso dagli schermi dei radar dell'aeroporto di Lagos. Non appena la torre di controllo ha dato l'allarme, sono state avviate le ricerche, interrotte però al calar della notte. All'alba, gli elicotteri hanno ripreso a setacciare una vasta zona lungo la rotta dell'aereo, mentre si intrecciavano varie ipotesi sulla località dove l'aereo poteva essere precipitato. Per ore, i velivoli hanno fatto su e giù con l'aeroporto di Lagos per rifornirsi di carburante e ripartire per una nuova ispezione. Solo nel pomeriggio il relitto è stato avvistato da due elicotteri privati che partecipavano alle ricerche, in una zona paludosa a circa 30 chilometri a Nord-Est di Lagos. f L'aereo si è schiantato nelle vicinanze della centrale elettrica di Egbin, presso Ikorodu, come ha precisato una fonte dell'aviazione civile, ancora all'oscuro delle cause del disastro che solo il ritrovamento della scatola nera potrebbe chiarire. Le autorità e le squadre di soccorso si sono recate sul posto subito dopo la segnalazione, ma la speranza di trovare qualcuno ancora in vita è flebile. Tra i passeggeri c'erano anche diversi stranieri, di cui non sono stati indicati né il numero né la nazionalità. Secondo notizie non confermate ufficialmente si tratterebbe di alcuni americani, uno o due inglesi, e Giulio Perazzo. Cinquantun anni, l'ingegnere italiano di Roasio lavorava in Nigeria da oltre venti, nella impresa cantieristica «Cappa-Dalberto», i cui proprietari sono suoi compaesani. Separato dalla moglie Chiara Celaschi, aveva due figli, Mattia di 14 anni - che attualmente, secondo notizie non confermate, si trova in Nigeria dove è andato a far visita al padre - e Niccolò, di nove anni. Perazzo stava tornando a Lagos dopo aver compiuto un sopralluogo in un cantiere nella zona di Port Harcourt. Nel luglio scorso, in occasione del suo ultimo viaggio a Roasio, aveva annunciato ai parenti l'intenzione di tornare a casa per Natale. [Ansa]

Persone citate: Chiara Celaschi, Dalberto, Giulio Perazzo, Perazzo, Port Harcourt, Roasio