«Palestinesi, il modello è Andorra»
«Palestinese il modello è Andorra» «Palestinese il modello è Andorra» MEOIO ORIENTE «Israele non può rinunciare al controllo militare dei Territori occupati» Netanyahu: uno Stato a sovranità limitata TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Nella ricerca di un assetto definitivo per i Territori, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ritiene che i modelli che potrebbero esservi applicati per garantire il massimo di autonomia amministrativa ai due nulioni e mezzo di palestinesi che vi abitano dovrebbero ispirarsi allo Stato libero di Portorico (che è associato agli Usa) oppure al principato di Andorra. Secondo gli schemi del premier, Arafat potrebbe ambire a diventare al massimo «sindaco generale» (tale è la qualifica del dirigente eletto ogni quattro anni dai 60 mila abitanti di Andorra) o «governatore». In un recente incontro con ambasciatori accreditati in Israele Netanyahu ha confermato che il suo Paese è disposto a elargire ai palestinesi la facoltà di arnniinistrare le zone in cui abitano. Tuttavia, ha chiarito, Israele non rinuncerà al controllo militare dei Territori. Secondo il premier è errato pen¬ sare che non esistono vie intermedie fra un'autodeterminazione illimitata dei palestinesi da un lato e l'occupazione militare israeliana dall'altro. In passato esponenti laburisti hanno suggerito una via intermedia: uno Stato palestinese smilitarizzato, che in prospettiva potrebbe unirsi alla Giordania in una confederazione. Secondo Netanyahu questa strada è tuttavia impraticabile. Nel suo libro «Un posto fra le nazioni» Netanyahu dedica un intero capitolo a dimostrare che uno Stato palestinese che avesse il controllo della Cisgiordania «sarebbe capace di minacciare le arterie sulla costa mediterranea israeliana e quindi sarebbe in grado di strangolare lo Stato ebraico». Di fronte a una minaccia del genere - aggiunge il premier il potenziale nucleare israeliano (la cui esistenza non è mai stata del resto confermata esplicitamente da Gerusalemme) sarebbe inutilizzabile. Ai palestinesi basterebbe sconfinare dì pochi chilometri per spaccare in due lo Stato ebraico: «Ma quale Paese - si chiede - potrebbe impiegare armi atomiche in ritorsione a uno sconfinamento?». Non solo: ammesso che Israele volesse punire con armi non convenzionali lo Stato palestinese dovrebbe bombardare obiettivi situati a poche decine di chilometri dalle proprie città: «Il fall-out atomico ucciderebbe ebrei ed arabi indistintamente». Agli ambasciatori Netanyahu ha fatto notare che mentre esistono casi di smilitarizzazione di regioni delimitate (come nel Sinai) non esistono esempi di smilitarizzazioni di Stati interi. In un'epoca di armi sempre più sofisticate e miniaturizzate, i controlli sarebbero un'impresa disperata. Nel suo libro Netanyahu fa notare inoltre che è vitale per Israele mantenere il controllo delle falde acquifere che giacciono sotto la Cisgiordania, che dissetano il litorale mediterraneo e che rappresentano il 40% delle risorse idriche israeliane. «Nessun Paese - nota - può sopravvivere senz'acqua». Anche l'acqua, del resto, potrebbe essere sfruttata dai nemici d'Israele, ad esempio come veicolo per armi batteriologiche. Netanyahu ritiene che, superate alcune difficoltà «semantiche», gran parte dei laburisti e dell'establishment israeliano condividano la sua analisi e che pertanto Israele potrà presentarsi sostanzialmente unito l'anno prossimo all'inizio dei negoziati con i palestinesi sull'assetto definitivo nei Territori. AldoBaqub Il premier Benyamin Netanyahu
Persone citate: Arafat, Benyamin Netanyahu, Netanyahu
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