Ghali:«Sì alla missione nello Zaire» di Franco Pantarelli

Persino la Croce Rossa invoca l'intervento. Roma: «Necessario un contributo africano» Ghali: «Sì alla missione nello Zaire» Persino la Croce Rossa invoca l'intervento. Roma: «Necessario un contributo africano» Parigi e Londra offrono 3 mila uomini, nella notte il voto Onu NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Era ormai questione di ore, ieri sera, perché il Consiglio di sicurezza dell'Orni decidesse l'invio di una forza multinazionale nello Zaire, in soccorso delle centinaia di migliaia di persone che fuggono nella zona dei Grandi Laghi affamate e continuamente minacciate dai combattimenti che si svolgono attorno v loro. La proposta francese di inviare una forza - non formalmente dell'Onu, ma composta, finanziata e comandata dai Paesi che «volontariamente vi aderiscono» - ieri aveva ricevuto l'appoggio dello stesso segretario generale Boutros Ghali; Jacques Chirac e John Major avevano già detto di essere disposti a fornire 1500 soldati ciascuno e perfino la Croce Rossa, per la prima volta nella sua storia, si era trovata a sollecitare pubblicamente l'intervento di una forza militare. Mancava però ima cosa importante alla decisione finale, ed era la «seconda risposta» americana alla proposta francese. La prima, di risposta, era stata che Washington aveva delle «riserve» e che avrebbe preferito una forza multinazionale «tradizionale», cioè al comando formale delle Nazioni Unite. Ma ieri sera c'era una riunione alla Casa Bianca, cui aveva partecipato lo stesso Bill Clinton, che si supponeva avrebbe «rielaborato» la posizione americana. Questa perlomeno era la previsione che al Palazzo di Vetro di New York veniva fatta e questa era la notizia che un po' tutti aspettavano. Anche l'Italia, per la quale la partecipazione americana «anche parziale» alla spedizione era una sorta di condizione perché anche le truppe italiane fossero della partita. Le altre condizioni, aveva annunciato in mattinata al Consiglio di sicurezza l'ambasciatore Francesco Paolo Fulci, erano che la forza fosse «geograficamente bilanciata», vale a dire che vi partecipassero vari Paesi europei e anche africani, e che tutti i Paesi interessati dessero il loro assenso. Quante di queste condizioni avevano la possibilità di essere soddisfatte non era chiaro. Sulla partecipazione americana si sapeva che anche se dalla riunione della Casa Bianca fosse venuto l'atteso «sì», la presenza di truppe americane «di terra» era da escludere. Al massimo il Pentagono avrebbe contribuito sul piano logistico e forse su quello delle comunicazioni. Sulla partecipazione degli europei l'unica cosa sicura erano quei 1500 umini che Francia e Inghilterra avevano «stanziato» (dalla riunione dell'Unione europea di giovedì era scaturito l'accordo sulla necessità di una protezione militare per i profughi e di creare un «corridoio» per gli aiuti umanitari, ma non l'accordo su quali Paesi dovessero inviare truppe) e quanto all'autorizzazione dei Paesi interessati, mentre il Presidente dello Zaire Mobutu, dalla clinica svizzera in cui è ricoverato, aveva già fatto sapere di esere d'accordo, ieri è arrivata la notizia che il governo del Ruanda è invece contrario perché considera ostili le truppe francesi (già sostenitrici, secondo Kigali, dell'etnia hutu nella guerra civile di due anni fa). Ancora in alto mare, poi, il numero e l'identità dei Paesi africani disposti a loro volta a inviare truppe. Insomma le possibilità che dei nostri soldati di prendere la via dello Zaire ieri sera apparivano piuttosto remote. La decisione finale, comunque, doveva essere presa ieri sera, a meno che non arrivasse quello che i diplomatici dell'Onu chiamano «il solito trucchetto della delegazione cinese», tradizionalmente contraria a qualsiasi invio di truppe. Quando si trova isolata nella sua posizione, infatti, il rappresentante all'Orni di Pechino è uso chiedere un rinvio per «consultare» il proprio governo allo scopo di ritardare le cose. Se lo farà anche stavolta, bisognerà aspettare altre 24 ore. Franco Pantarelli A destra un gruppo di rifugiati ruandesi attraversa il centro di Bukavu, Zaire, in direzione del confine. Sotto, un'altra immagine dei profughi che passano per Bukavu Sotto a destra Servando Major, il missionario spagnolo ucciso a Bukavu

Persone citate: Bill Clinton, Boutros Ghali, Francesco Paolo Fulci, Ghali, Jacques Chirac, John Major