Un americano alla conquista di Downing Street di Fabio Galvano

Un americano alia conquista di Downing Street Un americano alia conquista di Downing Street Ma a Londra molti non gradiscono che il consigliere di Clinton suggerisca ai britannici cosa devono fare Stephanopoulos rivelerà al leader laboristai segreti per vincere nel '97 DUE STILI A CONFRONTO LONDRA I L circo delle presidenziali I americane trapiantato in Inghilterra, per lo scontro di primavera fra Major e Blair? Sono molti a domandarselo, dopo la notizia che George Stephanopoulos, uno dei maggiori artefici delle due vittorie di Clinton, verrebbe a Londra per «dare una mano» al leader laburista. «I pistoleri americani nella sfida al GB. Corrai», è il senso del titolo che l'«Independent», abitualmente più sobrio, ha dedicato a tale prospettiva. In un editoriale, che prende lo spunto dal romanzo politico «Primary Colore» e dal personaggio (facilmente identificabile con Stephanopoulos) pronto a offrire i suoi servigi non solo al presidente ma anche alla First Lady, lo stesso giornale ammonisce scherzosamente la moglie di Blair: «Attenta, Chérie». Per gli inglesi portare tecniche elettorali americane in Inghilterra significa anche portare la morale del Potomac sul Tamigi. «Forse in- segnerà a Blair a essere più come Clinton, a sviluppare il reparto amanti», osserva con il suo consueto humour Boris Johnson, commentatore di punta del «Daily Teiegraph». Che però aggiunge, in tutta serietà: «Stephanopoulos sarebbe un pomo della discordia, in un Labour già imbottito di stregoni maniaci ed egocentrici. Ma anche la ricetta per un sicuro imbarazzo, specialista com'è nelle campagne in negativo». Non dimentichiamo: questo resta il Paese del fair-play. n «Guardian» prevede tensioni fra Londra e Washington per l'aiuto di Clinton a Blair; ma ricorda anche che il presidente americano non ha mai perdonato l'appoggio che Major diede, quattro anni fa, alla campagna del presidente Bush. L'idea di un'elezione «americana» in Gran Bretagna fa subito pensare a bande, bandiere e ragaz¬ ze pon-pon. Ma se si esclude quell'effetto visivo, peraltro già filtrato in certa misura nei riti congressuali conservatori e laburisti, che cosa può portare Stephanopoulos a un partito già ricco di guru, a cominciare da Peter Mandelson e Philip Gould, a loro volta già istruiti in tecniche Usa? Il quartier generale della campagna di Blair, nella torre di Millbank, è esplicitamente modellato sulla «war room» - la «stanza da guerra» - di Clinton '92. Affermava Stephanopoulos da Little Rock, dando notizia della sua disponibilità per Blair: «So come fare funzionare gli ultimi 90 giorni della campagna. Capisco il senso delle tattiche quotidiane, so come replicare alle risapute e fruste tecniche della destra». Non un'elezione fatta di bandierine e di belle ragazze, quindi, ma un apporto americano dietro le quinte. In quella, per esempio, che è diventata un'ossessione per gli strateghi Labour: la replica immediata, con l'aiuto di un computer ribattezzato Excalibur (la spada di re Artù), a tutti i colpi propagandistici dei Tories. Ma dagli esperti americani il Labour, forse, si aspetta anche lezioni politiche: sulla strada, per esempio, della retorica coalizionista (stendere la mano da posizioni di centro ai liberal-democratici e persino ai conservatori più moderati) che è anatema per la vecchia guardia socialista. O addirittura una collaborazione sul terreno minato delle riforme interne: l'annuale congresso non più fucina politica ma piuttosto «vetrina» come le convention americane. I contatti sono già stati numerosi. Mandelson è stato, per esempio, alla convention repubblicana e ha poi assistito con Stephanopoulos al secondo dibattito televisivo fra Clinton e Dole; mentre Gould ha partecipato a entrambe le campa¬ gne di Clinton. «Fu prezioso per la sua esperienza nel combattere una destra al potere», osserva Hugo Young, analista del «Guardian». Ma anche i Tories vanno a lezione negli Usa. Si ricorda Dick Wirthlin, il guru di Reagan, che venne - pagatissimo, agli inglesi quei due miliardi e mezzo bruciano ancora per dare consigli a chi di consigli elettorali non aveva bisogno, Maggie Thatcher. E dopo il trionfo repubblicano alle elezioni di mezzo, nel 1994, il consigliere di Newt Gingrich, Frank Luntz, ebbe contatti con ministri del governo Tory. «La verità è che difficilmente il know-how americano può contribuire a una campagna inglese», osserva Young: «Le nostre elezioni, in realtà, sono già molto "presidenziali". Ma resta una grande differenza: noi non possiamo comperare spazio in tv, che è invece la base delle tecniche elettorali americane». Fabio Galvano I giornali: vorrà dire che Tony dovrà diventare un playboy A fianco, George Stephanopoulos Più a sinistro, Tony Blair

Luoghi citati: Gran Bretagna, Inghilterra, Londra, Usa, Washington