Un generale in testa al corteo

Un generale in testa al corteo Un generale in testa al corteo «Ordini» precisi per la rivolta del fisco CHI GUIDA LA PROTESTA PROMA ER portare in piazza il ceto medio non bastava neppure Berlusconi. Ci voleva un generale. «Generale di corpo d'armata Pietro Giannattasio, a disposizione». Non batte i tacchi, ma solo perché non ne ha bisogno. Emana un'incontestabile marzialità nonostante le spalle strette, la giacchetta da pacifista e il ciclomotore Benelli a partenza catarrosa con il quale a sessant'anni abbondanti perlustra il teatro delle operazioni, tagliando la strada a motorini di giovanotti insensibili che gli mostrano alcune dita della mano e in particolare una. Il generale non li vede neanche. Arriva sull'obiettivo: piazza San Giovanni. Era rossa, un tempo. «Il nemico si attacca al cuore». Parcheggia il reperto sotto la basilica, apre la cartellina blu con la scritta «Radunata» e ripassa a voce alta il piano d'attacco, muovendo lungo lo scacchiere metropolitano le sue truppe di tabaccai, impiegati e commercialisti. «L'incolonnamento procederà su base regionale. Il Lazio sarà la nostra testa di ponte. E man mano che il Lazio avanza, Toscana, Umbria e Campania affluiranno dietro. In coda triestini e valdostani». Nulla di personale, è che arriveranno a Roma per ultimi dopo un lungo viaggio, ovviamente «a marce forzate». Anche se il linguaggio può indurre all'equivoco, il generale Pietro Giannattasio non è una macchietta, ma un militare vero. Un'isola di disciplina nel mare di individuahsmo tendenzialmente casinista che oggi sommergerà le strade di Roma. Uno che nella vita ha visto un po' di tutto, dalla missione in Libano a Berlusconi presidente del Consiglio che passa in rassegna le truppe, tranne quello che accadrà fra poche ore: «il Terzo Stato in piazza», dice lui. «Ha presente il giuramento della Pallacorda?». Insomma, una rivoluzione. Il suo compito è di farla svolgere senza spargimento di cicche sui marciapiedi. «Ha presente la marcia dei quarantamila?». Ecco, adesso magari ci sia¬ mo. Il generale era il consigliere militare di Ciampi a Palazzo Chigi, «ma il mio Ciampi non avrebbe mai fatto una Finanziaria così». Berlusconi lo ereditò, lo trasmise a Dini, ma poi se lo riprese per fargli fare il deputato e il responsabile dei famigerati provini ai candidati delle ultime elezioni. «Esaminati: 419. Selezionati: una quarantina», riassume senza un velo di pietà negli occhi. «Scartavo quelli che parlavano troppo bene di sé». Da quando Berlusconi gli ha affidato l'organizzazione logistica della marcia, si è accorto che preparare lo sbarco a Beirut era stato in fondo uno scherzo. Per schiodare la maggioranza silenziosa dalle sue mugugnanti poltrone, il generale non si è ispirato ai cortei sindacali, che non conosce, ma alle sfilate militari. Una sola differenza: «I soldati ubbidivano». E i civili? «Si entusiasmano. Hanno dormito per troppo tempo: più o meno quarant'anni». Li ha svegliati lui a colpi di direttive, istruzioni e ordini veri e propri. «Volevo un pullman di cinquanta posti per ogni collegio elettorale. Ventimila persone. Le ho avute. Poi un pullman di cinquanta posti per ogni nostro parlamentare. Altre Seimila persone. Le ho avute». Sfoglia la cartellina «direttive emanate» con il numero dei mezzi e il nome dei passeggeri, divisi in «titolari», «riserve» e «responsabili della disciplina», due per pullman, «riconoscibili da una fascia azzurra col simbolo di Forza Italia sul braccio sinistro». La sua cavalleria. «In prima fila invece marce- ranno i bambini, i rappresentanti del popolo e gli handicappati». La fanteria. «Contando la colonna romana e gli ultimi rinforzi, solo di Forza Italia saremo centomila». La sua ultima fatica, adesso, è impedire ai soliti imbucati l'assalto al palco «ove», recita la direttiva draconiana del generale «saranno ammessi i deputati ma non i loro familiari e accompagnatori». Figuriamoci. Non ci crede neanche lui, però - è la sua forza - ci spera. Massimo Gramolimi L'ex generate di corpo d'armata Pietro Giannattasio

Persone citate: Berlusconi, Ciampi, Dini, Pietro Giannattasio

Luoghi citati: Beirut, Campania, Lazio, Libano, Roma, Toscana, Umbria