PERO', CHE QUARTETTONE

UNIONE MUSICALE UNIONE MUSICALE PERO', CHE QUARTETTONE! Pagine di Rota eMorricone con la chitarra di Eliot Fisk OLTO ricca come al solito, la settimana musicale propone alcuni appuntamenti con i repertori e gli organici più inconsueti. Sabato 9 novembre alle 21 il Teatro Monterò sa (via Brandizzo 65, per informazioni e prenotazioni tel. 0368-31.33.994) ospita un bel concerto della Fisorchestra del Chierese, un ensemble che comprende tredici fisarmonicisti e cinque tastieristi. Preceduta dall'eco dei riconoscimenti ottenuti in Italia e all'estero, la Fisorchestra presenterà al pubblico torinese un programma classico e popolare, comprendente arrangiamenti di celebri pagine orchestrali, di colonne sonore e di melodie folkloristiche. IL nome - Il Quartettone - fa pensare a un quartetto un po' troppo cresciuto; e in effetti l'idea originale dalla quale è scaturito il primo nucleo di questo oggi celebre gruppo strumentale - in concerto per l'Unione Musicale (serie pari, contrariamente a quanto annunciato sul giornale dell'associazione) alle 21 di mercoledì 13 all'Auditorium della Rai - era proprio quella di ampliare le sonorità del quartetto classico (violino primo, violino secondo, viola e violoncello) fino alle dimensioni di un'orchestra da camera. «E' abbastanza evidente - spiega Carlo De Martini, il fondatore del complesso- che l'orchestra d'archi sia un quartetto d'archi moltiplicato; mi piaceva l'idea di trasferire a questo gruppo quella precisione individuale e d'insieme che è necessaria ai musicisti di un quartetto». L'affermazione può sembrare bizzarra o azzardata ai puristi, e il fatto che queste trascrizioni «moltiplicate» non siano di matrice italiana ma europea, di per sé non aggiunge alla faccenda particolari meriti se non quelli suggeriti dal nostro provincialismo; anche perché - come ben sanno i compositori - la timbrica e gli equilibri sonori di un quartetto e di una orchestra d'archi Il Gitolo Ufficiali (corso Vinzaglio 6, tel. 533.122) si apre invece, come di consueto, alla migliore musica da camera. Domenica 10 alle 16 il Quartetto Athenaeum - Alfredo Castellani al pianoforte, Elio Orio al violino, Manuela Matis alla viola e Laura Manca al violoncello proporrà due pagine ben conosciute: il Quartetto in mi bemolle maggiore K 493 di Mozart e Top. 60 in do minore di Brahms. Un altro bello spazio, la Sala del contemporaneo della Collerio d'arte moderna (via Magenta 31, tel. 552.99.11) è sede dell'esibizione del violoncellista Davide Eusebietti e del pianista Alessandro Roberto. Domenica 10 alle ore 17, i due musicisti eseguiranno Funf Stùcke im Volkstone op. 102 di Robert Schumann, l'elegia in do minore op. 24 «Après un rève» di Gabriel Fauré e la trascinante Sonata op. 40 di Dmitrij Shostako- A fianco il chitarrista americano Eliot Fisk Sotto a sinistra il Coro La Gerla A destra l'organista KarelPaukert per il festival di Santa Rita sono intercambiabili soltanto usando specialissime cautele. Comunque, lasciate da parte le considerazioni di ordine filologico, resta la sincera ammirazione per un'orchestra che in poco tempo - una decina d'anni - ha saputo crescere artisticamente fino a diventare, nel suo genere, un vero punto di riferimento. Sotto la direzione di De Martini, infatti, Il Quartettone ha ricevuto inviti da parte di prestigiose stagioni concertistiche in Italia e all'estero, ha collaborato con solisti di gran fama, ha pubblicato dischi interessanti o addirittura inediti, come il balletto «Salgari» di Ludovico Einaudi. Così, oggi, si presenta al pubblico dell'Auditorium nel ruolo che più le è congeniale: quello di un gruppo agile, alieno dai conformismi e aperto con intelligente moderazione al repertorio moderno. La prova sta nel programma preparato per il concerto torinese, che si apre con i nomi di Nino Rota («Concerto per archi») ed Ennio Morricone («Concerto n.2 per chitarra, marimba e archi»); due, cioè, tra i migliori musicisti contemporanei che vantano una lunga carriera come compositori cinematografici. Dopo i due italiani, la serata si chiude sotto il segno di Stravinskij, del quale viene proposta - per consonanza con il pallido neoclassicismo della partitura di Rota - la suite dal balletto Apollon Musagète. Sul podio sale Renato Rivolta, un interprete passato alla direzione orchestrale dopo un lungo apprendistato come strumentista; il solista nella seconda pagi-

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