«Zaire un mondo vigliacco sta a guardare»

Incidente diplomatico Riunione dei ministri europei sulla forza militare umanitaria: «Aspettiamo le decisioni Onu» «Zaire, un mondo vigliacco sta a guardare» Duro attacco della Francia BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Sulle rive del lago Kivu, tra Zaire e Ruanda, è in corso un'apocalisse. Un milione e duecentomila profughi, per metà bambini sotto i 15 anni, sono ammassati ad Est del grande lago, senza alcun aiuto dal 30 ottóbre, quando le ultime razioni alimentari sono state distribuite dagli operatori umanitari internazionali. Da allora l'intera rete della solidarietà internazionale si è disintegrata, e gli hutu fuggiti dal Ruanda e dal Burundi, assieme a decine di migliaia di zairesi scappati ai combattimenti, sono abbandonati a se stessi. L'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati fa sapere da Ginevra che i profughi «stanno morendo in massa di fame e disidratazione». In un tristo tentativo di salvezza i guerriglieri hutu hanno iniziato a prendere in ostaggio decine di bambini tutsi attorno a Goma, la città che prima del disastro ospitava 700 mila rifugiati. E nella stessa zona sono scomparsi due funzionari zairesi dell'Onu. Più a Sud, alla frontiera Zaire-Burundi, i tutsi zairesi assieme all'esercito burundese filtrano i rimpatriati. Fanno passare donne e bambini. E massacrano gli uomini. «Più di un milione di persone rischiano di morire in modo spaventoso - dicono i portavoce Onu da Ginevra -. In mancanza di un intervento immediato, tra breve risulterà inutile qualsiasi aiuto». Il presidente zairese Mobutu ha chiesto al collega sudafricano Nelson Mandela di gettare il suo peso carismatico in uno sforzo diplomatico internazionale. E l'eroe della lotta anti-apartheid ha detto che, se lo chiede l'Onu, il Sudafrica parteciperà ad una for- za multinazionale che assicuri l'apertura di «corridoi umanitari». Se lo chiede l'Onu. Ma la comunità internazionale sembra indifferente, forse per cattiva volontà, forse perché davvero nessun intervento nel tritacarne africano farebbe fermare i massacri. Il ministro degli Esteri francese Hervé de Charette, che assieme al collega spagnolo sta cercando di mettere in piedi un contingente multinazionale di 5000 uomini, non ha nascosto la propria frustrazione: «Busso alle porte chiedendo se ci sia qualcuno pronto ad assumersi le sue responsabilità e la risposta è "può tornare domani?". Oppure: "potremmo noleggiare un aereo". Il più grande ostacolo è la mancanza di spina dorsale della comunità internazionale». L'Italia, ha detto il ministro degli Esteri Lamberto Dini, «è favorevole a dare una risposta positiva» per una forza neutrale, ma «rimane da vedere cosa deciderà l'Onu». Intanto, aspettando una decisione delle Nazioni unite, l'apocalisse impera nel Kivu. «Se non ci muoveremo rapidamente il problema sarà risolto tra circa un mese, con un milione e mezzo di morti», ha detto Xavier Eramanuelli, ministro francese per gli Aiuti umanitari. Spinta da francesi e belgi, l'Unione Europea ha convocato ieri un Consiglio dei ministri. Gli inviati dei Quindici hanno ascoltato le relazioni di Emma Bonino (Commissaria europea responsabile, tra l'altro, degli aiuti umanitari); Aldo Ajello (inviato speciale dell'Unione nella zona dei grandi laghi); e della signora Ogata, Alto commissario dell'Onu per i rifugiati. Risultato? Oggi partirà per Rigali, la capitale ruandese, una «troika», il terzetto europeo composto, questa volta, da un italiano, un irlandese e un olandese. I tre saranno affiancati da Ajello e dalla Bonino, che nelle ultime due settimane ha tentato in tutti i modi di risvegliare le coscienze, di provocare una reazione di fronte al carnaio annunciato. Gli europei sono d'accordo ad inviare una forza internazionale che apra i corridoi umanitari, permettendo di far arrivare ai profughi le scorte già presenti nella regione (basterebbero da sole a garantire l'alimentazione di tutti per sei settimane). Ma di fatto nessuno ha mostrato entusiasmo all'idea di inviare propri soldati a morire in Africa. «Siamo tutti d'accordo sul da farsi - ha detto la Bonino -. Tutte le domande alle quali dobbiamo rispondere sono chiare. Mancano soltanto le risposte». Ma se è così, per quale motivo i ministri europei si sono ritrovati a Bruxelles? Secondo Emma Bonino una ragione valida c'era: «Ora almeno c'è trasparenza su chi non fa perché non vuole e chi non fa perché non può». L'Onu, intanto, tace. Fabio Squillante L'Alto Commissariato «I profughi stanno morendo in massa per fame e disidratazione Sono più di un milione» Profughi a Goma ricevono gli aiuti dell'Onu. Sopra, il presidente zairese Mobutu con l'inviato delle Nazioni Unite Chretien