Clinton luna di miele con trappola

Ufficiali le dimissioni del segretario di Stato Christopher, non c'è ancora un successore Ufficiali le dimissioni del segretario di Stato Christopher, non c'è ancora un successore Clinton, luna di miele con trappola «I repubblicani preparano l'impeachment» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Poiché errare è umano e perseverare diabolico, lo Speaker della Camera Newt Gingrich ha espresso ieri l'intenzione di trovare «un terreno comune» con Bill Clinton, usando toni molto più conciliatori di quelli usati dopo la vittoria repubblicana al Congresso di due anni fa. Ma l'offerta di collaborazione sul piano politico-parlamentare è controbilanciata dall'intenzione dei repubblicani al Congresso di tenere Clinton sotto scacco con continue inchieste sui presunti scandali che lo minacciano. Anzi, secondo rivelazioni fornite ieri dal quotidiano «Usa-Today», i repubblicani alla Camera stanno già studiando in dettaglio procedure per un possibile «impeachment» del Presidente, come avvenne, con parti rovesciate, ai tempi di Richard Nixon. Ieri, in una conferenza stampa, il senatore di New York Alphonse D'Amato, strenuo persecutore di Clinton per la vicenda Whitewater, ha annunciato che non intende ricostituire la Commissione d'inchiesta che aveva presieduto durante il precedente Congresso. «Non dobbiamo dare l'impressione di volerci sostituire al Procuratore speciale che sta conducendo l'indagine sul Whitewater», ha detto il senatore. Ma la promessa di D'Amato è una furbizia volta soltanto a metterlo al riparo, a due anni dalla sua rielezione, dall'accusa di essere stato troppo duro con il Presidente. La verità è che il lavoro della Commissione di D'Amato era già terminato, mentre il Procuratore speciale Kenneth Starr, che aveva promesso di non fare altre incriminazioni a ridosso delle elezioni, sta concludendo il suo lavoro e ha fatto sapere che, al più tardi entro la,prima settimana di febbraio, sparerà tutti i'suoi colpi, compreso, forse, quello che alla Casa Bianca temono di più: la possibile incriminazione della first lady Hillary Clinton per falsa testimonianza e ostruzione della giustizia. Se, quindi, la promessa di D'Amato non significa niente, il capogruppo repubblicano al Senato, Trent Lott, ha dichiarato subito dopo il voto: «Penso che grossi guai stiano per cadere sulla testa del Presidente». Lott ha detto chiaramente di ritenere che gli americani abbiano riconfermato la maggioranza repubblicana al Congresso proprio «per tenere Clinton sotto controllo», e ha anticipato che chiederà la nomina di un altro Procuratore speciale per indagare sui finanziamenti elettorali del partito democratico. Altre due inchieste parlamentari, quella sul Filegate (i fascicoli dell'Fbi impropriamente ri chiesti dalla Casa Bianca) e il Travelgate (l'indebito licenzia mento dell'ufficio viaggi per ra gioni clientelari) riprenderanno dal punto in cui erano rimaste sospese. «Usa-Today» ha rivelato che, all'inizio di ottobre, Gingrich dette un ordine ai suoi uomini: «Che nessuno pronunci la parola "impeachment" prima delle elezioni». Sarebbe stato rischioso apparire troppo negativi. Ma, quando Gingrich ha dato l'ordine, sapeva che la Commissione presieduta dal depu¬ tato Dan Burton dell'Indiana, che si occupa del Filegate e del Travelgate, «si era spinta già tanto avanti da esaminare la possibilità di mettere Clinton sotto "impeachment"». «I membri repubblicani della Commissione giudiziaria della Camera - continua il quotidiano - hanno già cominciato a studiare le procedure necessa- rie per impugnare articoli che consentano l'incriminazione parlamentare del Presidente». Le elezioni adesso sono passate. E, nei due mesi che vanno di qui alla riapertura del Congresso in gennaio, è stata annunciata una raffica di nuove rivelazioni imbarazzanti su Clinton a mezzo stampa. E' proprio perché si aspetta di ritrovarsi presto nell'occhio del ciclone che Clinton vuole accelerare al massimo il rimpasto del suo governo, dopo la fitta schiera di dimissioni (spontanee e forzate) annunciate a voti non ancora completamente contati. Cominciare subito a lavorare e ad annunciare decisioni è il modo migliore per non permettere che il più recente scandalo, quello dei finanziamenti elettorali ai democratici, occupi indisturbato la prima pagina dei giornali. Ieri Warren Christopher ha annunciato ufficialmente le sue attese dimissioni, ma Clinton non aveva ancora pronto un nuovo Segretario di Stato per sostituirlo. La corsa sembra in questo momento ristretta tra gli ex-senatori Sam Nunn e George Mitchell da una parte e la rappresentante americana all'Onu Madeleine Albright dall'altra. Le voci riguardanti la possibile nomina a sorpresa di un repubblicano si sono affievolite ieri, mentre quelle riguardanti Colin Powell non sembrano mai aver avuto alcun fondamento. Paolo Passarini Un quotidiano: ecco la verità dietro le dichiarazioni concilianti di Gingrich «Il leader della destra ordinò a ottobre di mantenere il massimo segreto fino al voto» Ritenuta possibile anche l'incriminazione della first lady per falsa testimonianza BL PARTITO DELL'ASTENSIONE DA KENNEDY A CLINTON Fonte:Statistica) Abstract of the United States CANDIDATO SCONFITTO 1970

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