Summit segreto

Summit segreto Summit segreto Incontro a Parma Cardino-Bonfigli MILANO. Si sono incontrati a Parma, a metà strada tra Brescia e La Spezia. Lontani da occhi indiscreti, perché quel vertice di mercoledì scorso tra il pm spezzino Alberto Cardino e i suoi colleghi bresciani Silvio Bonfigli e Antonio Chiappani, doveva rimanere segreto. Al centro dell'incontro, durato tutto il pomeriggio, le molte analogie tra le due indagini. Quella aperta a La Spezia con gli arresti eccellenti di Lorenzo Necci e di «Chicchi» Pacini Battaglia. Quella iniziata a Brescia, sulla base delle dichiarazioni intercettate del banchiere italo-svizzero. Che agli amici diceva: «Per uscire da Tangentopoli, ho pagato». Frase ambigua, che fa discutere da settimane. Su cui i magistrati liguri vogliono fare chiarezza e quelli bresciani hanno già aperto un fascicolo. Contro ignoti, per ora. Senza un indagato, al momento. Anche se ieri sera il procuratore capo di Brescia Giancarlo Tarquini è dovuto intervenire ufficialmente, per smentire l'ennesima voce, l'ultimo veleno su Antonio Di Pietro. Che nel primo pomeriggio davano per indagato a La Spezia. E che dopo la smentita dalla Liguria, davano - come certa - la sua iscrizione nel registro degli indagati della procura di Brescia. «Smentisco nel modo più assoluto», taglia corto Tarquini. Ed è chiaro che il suo intervento vuole mettere al riparo soprattutto i suoi sostituti, da 18 mesi sotto i riflettori, dalla prima iscrizione nel registro degli indagati dell'ex magistrato allora non ancora ministro, poi tre volte archiviato da due differenti gip. Ma adesso è diverso. Anche se non ci fossero stati gli articoli di stampa con quelle frasi spifferate da Pacini, che hanno permesso al procuratore capo Tarquini di aprire l'inchiesta, le indagini sarebbero state comunque avviate. Perché è a Brescia che arriva la deuncia del pool Mani pulite al completo. Risentiti dalle affermazioni del presidente degli avvocati penalisti italiani Gaetano Pecorella - «Quella frase di Pacini vuol dire una cosa sola», sosteneva il legale Borrelli e Colombo, Davigo e tutti gli altri, si sono rivolti a Brescia. Ma a Brescia ci sono altre inchieste, già aperte da tempo, che potrebbero finire in un unico procedimento. Ci sono quelle sulle carte forse sparite di Ferdinando Mach di Palmstein e quelle sulla società Onder, dove spunta il nome di Giuseppe Lucibello. Ufficialmente nessuno è indagato. Si procede ancora contro ignoti, perché sono inchieste complesse. [fab.pol.]