Brizzi, ritorno da cannibale

Brizzi, ritorno da cannibale il caso. Nel secondo romanzo un ribaltone dei sentimenti Brizzi, ritorno da cannibale Scopre il gusto della cattiveria SI', c'è stata una stagione in cui anche loro, i quattro personaggi di questa storia erano come tutti...». Eccoli: — «Ermanno Claypool, teppa nizzarda cresciuta nel quartiere attorno a piazza Federico Nietzsche; il Cousin Jerry, bestemmia urlata contro le geometrie del buon comportamento umano con quella spilla - Ti Sborro In Faccia - sempre appuntata alla giacca; Raimundo Bianco, mezzo pusher che cammina come un gigolò cubano, camicia da bowling e basette ben tenute; Dietrich Lassalle, un alcolista più vero che potenziale, fissato con la seconda guerra mondiale a fascicoli...». Così, alla fine, è lui che suggerisce Bastogne, il titolo del secondo romanzo di Enrico Brizzi che esce domani, primo dei due eventi stagionali della Baldini & Castoldi (di gran lunga il maggiore, Anima Mundi della Tamaro, si produrrà a inizio '97), 80 mila copie come tiratura iniziale, l'autore tenuto per mesi in una specie di clausura dalla casa editrice, non partecipare, non comparire, soprattutto nessuna promiscuità con i giovani «cannibali». Ronchey e Scaraffia coccolano Pinketts e Aldo Nove? Baricco esalta la ferocia della Santacroce? Bazzecole. Il vero cannibale di questo fine anno deve essere lui, più cannibale dei cannibali perché capace di un voltafaccia a 180 gradi, un autentico ribaltone: dal senti- mento tenero e dall'amore casto del caro, vecchio Jack Frusciante, allo stupro di gruppo, acme di una guerra metropolitana ambientata un po' di anni fa che Brizzi disegna, è il giudizio concorde dei primi lettori del libro, «con una crudezza inaudita, a confronto della quale Ammaniti e soci sembrano venditori di caramelle...». «Lui non ha mai saputo come Cousin Jerry avesse previsto quel che poi è successo...»: l'incipit di Bastogne ci presenta subito Ù personaggio chiave del libro, che per l'appunto ha avuto a lungo come titolo Cousin Jerry backin town cambiato solo all'ultimo minuto come Brizzi è uso fare un po' con tutto e tutti: «Mi diverte prendere in giro, inventare»; nato e cresciuto a Bologna, padre professore universitario dì storia, madre insegnante di lettere, nel risvolto di copertina ci fa credere, per esempio, di essere nato a Nizza. Non a caso. Perché è lì, nella città «livida e oppiacea, che il quartetto si muove in una simbiosi tesa e scattante come una bomba pronta a deflagrare» anche se poi dietro «si intravede la Bologna dei primi Anni 80, quelli della fauna del Dams e degli Skiantos, prossima a essere insanguinata dai raid della Uno Bianca...». Cousin Jerry è tornato in città in un giorno di settembre «ed è stato chiaro da subito che stava iniziando qualcosa di fumettistico e definitivo. Prima del suo arrivo la cosiddetta vita: i vecchi muoiono, i giovani crescono, le mamme imbiancano, i bambini rompono i coglioni, le belle fiche si fanno o non si fanno scopare...». Quella che sino allora era «solo una temibile squadra di disertori liceali, si arruola in una apocalittica guerra lampo». Sicché mentre rende un omaggio «asciutto e appassionato» a Pazienza (il fumettaro bolognese morto troppo giovane) e ai suoi Colasanti, Pentotal e Pietra, Zanardi e Pompeo e dispiega un inno nostalgico «al mitico superTognazzi», il gruppo si scatena in un assalto continuo e sanguinoso «a ima società fintamente alternativa e perbenista». «Pensavi di essere vittima di un'ingiustizia originale. "C'è un ordine che premia i più ubbidienti", diceva Cousin Jerry, "ma noi siamo stati chiamati a partecipare a un'altra festa"». E visto che gli ub¬ bidienti erano difesi, con la forza, dagli sbirri, Cousin Jerry si sentiva pienamente in diritto di usare la forza anche lui. «E' una sfida a chi si fa male prima, e noi saremo gli ultimi a cadere». Morale? Dal cuortenero allo splatter il passo davvero sembra breve. Che il primo sia già, letterariamente, morto, per la gioia di Sanguineti? 0 che il tarantinismo, anziché ormai fuori moda, continui a promettere migliori riscontri? «Vedi caso tutti questi cattivisti - dicono gli scioccati da Bastogne - hanno una vita protetta, famiglie sicure, la villa ai monti ecc. Al contrario la generazione dei quarantenni, che ha avuto vere difficoltà e traumi, è quella che pensa, e magari poi scrive, buono». In realtà il nuovo Brizzi potrebbe essere perfettamente spiegato nell'epigrafe che ha scelto, di Marziale: «Lasciva est nobis pagina vita proba» (La mia pagina è lasciva, la vita proba). Bravo, il ragazzo. Mirella Appiotti Si intitola «Bastogne» è una guerra di eroi metropolitani m arrabbiati e violenti Di fronte alla sua crudezza Ammaniti e soci sembrano venditori di caramelle Società ltone dei sentimenti a cannibale a cattiveria Da sinistra, la copertina el nuovo romanzo Bastogne» e Niccolò Ammaniti; a destra, nrico Brizzi itola «Bastogne» guerra di eroi opolitani m bbiati e violenti Da sinistra, la copertina del nuovo romanzo «Bastogne» e Niccolò Ammaniti; a destra, Enrico Brizzi Ugo Tognazzi

Luoghi citati: Bologna, Nizza