Floriani: la mia accusa? Non aver fatto fotocopie
Floriani: la mia accusa? Non aver fatto fotocopie Floriani: la mia accusa? Non aver fatto fotocopie L'EX UFFICIALE DELLA FINANZA ROMA AURO Floriani, ex ufficiale della Guardia di Finanza, consorte dell'onorevole Alessandra Mussolini, recente indagato nell'inchiesta di La Spezia, finalmente viene allo scoperto. Decide di parlare, convocando i giornalisti nello studio del suo avvocato, Vincenzo Sepe, e ostentando una calma glaciale. Si considera nei guai? «No, affatto. Sono finito sulle pagine dei giornali, è vero. Ma ero finito anche sulla cronaca rosa. Ecco, direi che è la stessa cosa. Io gli dò la stessa valenza». Potrebbe rispondere a molti interrogativi aperti, Floriani. Ma non vuole dire nulla più di quanto concordato con i legali. E così rifiuta sistematicamente di affrontare argomenti scottanti. E' amico di Pacini? «Non parlo». E' vero che ha preso in prestito 70 milioni? «Non parlo». Perché ha lasciato la Guardia di Finanza? «Non parlo. E' una questione privata, ma potrebbero chiedermi qualcosa anche i giudici». Sembra quasi sentire le parole di D'Alema - «che a me non ha mandato nessuna lettera di solidarietà» - quando Floriani si lamenta per come vanno le cose nella giustizia italiana. «In un Paese normale un indagato non parla delle indagini alla stampa. Tantomeno parla di suoi eventuali rapporti con altri indagati». Un Paese normale. Al marito dell'onorevole Mussolini preme soprattutto chiarire e ridimensionare il reato che gli hanno contestato. «Non abuso d'ufficio o corruzione, come va dicendo qualche telegiornale. Mi si contesta la violazione della pubblica custodia di cose. Più precisamente, durante la mia collaborazione alle inchieste Mani pulite, di non aver fotocopiato alcuni documenti sottoposti a sequestro prima della restituzione. Ma non ho capito a quale atto si fa riferimento. In quel periodo avrò compiuto centinaia di atti di polizia giudiziaria». Gli fa eco l'avvocato Sepe: «Un reato minore, non c'è bisogno del grande giurista per capirlo». Eppure è evidente che Mauro Floriani avrebbe una gran voglia di gridare la rabbia accumulata in queste settimane ricche soprattutto di velenose indiscrezioni. «Per avere noti¬ zie su di me, bastava accendere la televisione...». Solo che un vero sfogo finirebbe in politica. E su questo terreno non ci vuole andare, perché coinvolgerebbe la moglie. Si limita a sibilare: «Vi è stata una clamorosa violazione del segreto istruttorio per quanto mi riguarda, restando sconosciuti i nominati¬ vi degli altri 8 indagati. La perquisizione dell'altro giorno è iniziata alle 17,30 e i giornalisti l'hanno saputo subito. Alle 18 già telefonavano per chiedermi un commento». Ma Floriani pensa forse che l'inchiesta abbia una valenza politica? «Da cittadino, penso che sarebbe preoccupante qualora le inchieste non seguano solo la legge, ma un interesse politico». Allora forse pensa che il matrimonio con Alessandra Mussolini gli abbia nuociuto? «Lei è nota. Io meno. Diciamo che è un fatto che io sia sovraesposto per una serie di circostanze che sono note». Cioè? «Cioè per essere felicemente sposato con un deputato della Repubblica. E perché ho partecipato alla più grande inchiesta sulla corruzione del dopoguerra». E' fatale, però, che il signor Floriani venga chiamato a rispondere a domande su sua moglie. Temete ripercussioni familiar-politiche? «No, perché mai? Si tornerebbe a discorsi di qualche anno fa. Quando, se c'era un'indagine, si doveva essere preoccupati. Ora ci sono personaggi politici molto più in alto di Alessandra che stanno là, sono molto più coinvolti di mia moglie, eppure stanno tranquillamente in attesa». Ci pensa un attimo. E torna sul discorso: «Sia chiaro che il mio matrimonio non è un problema. Né ora, né in futuro». E Di Pietro? Floriani soppesa le parole. «Dice che garantisce per sé, non per i suoi collaboratori. Fa bene. Anche io garantisco per me, non per gli altri. Mi ritengo con la coscienza a posto. Il mio comportamento è sempre stato trasparente e a conoscenza dei magistrati». Ma vi siete mai più visti o sentiti? «Mai incontrati dopo che ho lasciato la Guardia di Finanza. Ci siamo sentiti per telefono una volta. Ma certo non per commentare gli sviluppi di un'indagine. Ci fu un contatto...». Francesco Grignetti «Erano documenti sottoposti a sequestro No, a me D'Alema non ha mandato lettere di solidarietà» Illllll ►€É2^lWf " I f^M ì ««iRstcscgI I Nella foto accanto Alessandra Mussolini con il marito Mauro Floriani A destra il ministro dei Lavori Pubblici Antonio Di Pietro mentre esce dal Palazzo del Cinema dove si sta svolgendo l'assemblea dell'Arici
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