Di Pietro contro tutti: non ci sto di Giovanni Cerruti

Il ministro: «Ah, se non avessi arrestato io Mario Chiesa...». Dure accuse ai Verdi Il ministro: «Ah, se non avessi arrestato io Mario Chiesa...». Dure accuse ai Verdi Di Pietro contro tutti: non ci sto «Dopo Mani pulite sono nati figli efigliastri» VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO Nella poltroncina numero 7, fila numero 8, per tutta la mattina aveva sfogato la tensione masticando la sua stilografica in plastica nera. Alla sua destra il sindaco di Medolla, provincia di Modena, pds: nemmeno una parola. Alla sua sinistra il corridoio: e una sfilata di sindaci che arrivano con un bigliettino, una pacca sulla spalla, la stretta di mano, «ministro permette una foto?». Fosse per Antonio Di Pietro ministro, ai sindaci permetterebbe tutto. Ma Tonino Di Pietro già pm non permette nulla. Quando sono le 17,30 va al microfono, rinuncia al dotto testo ministeriale e improvvisa la mezz'ora del «Non ci sto!». Mezz'ora rabbiosa e contro tutti. Duemila sindaci ascoltano lo sfogo. Alla fine, gli applausi saranno meno caldi che all'inizio. Di Pietro parte da Rocco Buttiglione che se n'è appena andato e da Sergio D'Antoni che è appena arrivato, passa per i Verdi, sfiora Bettino Craxi e pure l'inchiesta di La Spezia, plana sull'informazione, le leggi, chi fa e chi non fa, e infine se medesimo: «Ah, se il 17 febbraio mi fossi fatto una bella passeggiata! Sarei ancora lì a prendermi lo stipendio». 17 febbraio 1992, il giorno dell'arresto di Mario Chiesa. Lì, alla procura di Milano. E invece è qui come ministro dei Lavori Pubblici e, sui giornali, come pubblico ministero che sussurri e voci non vorrebbero più immacolato. Di Pietro, piuttosto teso, parla in dipietrese stretto e non mancano i tradizionali «che c'azzecca?!». Buttiglione, che in mattinata, in corridoio, aveva sollecitato un'ispezione ministeriale alla procura di Milano, viene strapazzato: «Il maestro Buttiglione ci ha parlato di storia e filosofia. Poi ho chiesto ai sindaci: cosa avete capito? Boh...». E qui c'è il primo non ci sto: «Siamo in tan- ti a non capire il linguaggio della politica, o forse è la politica a non capire i problemi reali. Ognuno dice che qualcun altro sta sbagliando e tutti dicono che Di Pietro sbaglia». Di Pietro che vorrebbe fare tutto, «ma anche nella maggioranza» trova ostacoli, «lacci e lacciuoli». Adesso tocca a D'Antoni. «A proposito D'Antoni, a pagina 48 del Patto sul lavoro sottoscritto assieme...». E lo attacca per il silenzio dei sindacati quando i verdi l'hanno accusato, «cementificatore!», solo per aver dato il via a quel Patto. Di Pietro si infila due dita nel colletto e legge: «I verdi mi hanno definito "Portatore di un di¬ segno reazionario che non ha nulla a che vedere con i programmi di governo" ! Ma io a farmi prendere in giro non ci sto! Non ho nessuna difficoltà a dire chi mette i bastoni fra le ruote: se i verdi stanno nel governo devono assumersi le loro responsabilità! Io non ci sto a farmi dire parolacce..., e da qualche giorno ho cambiato disco!». Non ci sto, appunto. E ora va a rispondere forse a Craxi e forse all'inchiesta di La Spezia. Il dipietrese resta strettissimo, e anche queste trascrizioni di nastri non hanno una sola lettura. Testuale: «Eh, le frequentazioni... Sì, ma questo che c'az¬ zecca...il punto, li ho presi o no (altra trascrizione: li ha presi o no)... Questo è il problema, stiamo discutendo se hai preso le bustarelle quando hai fatto una certa opera... E' che a non fare niente non sbagli mai e stai tranquillo...». Dubbio: si riferisce a Craxi che lo attacca per le sue frequentazioni? Si riferisce a se stesso? Di certo non ha buont.. r inioni su chi indaga: «Dopo Mani pulite sono nati figli e figliastri...». Il disco va, la maggioranza di governo un po' meno. Sistemati i verdi ce n'è per «il solito della maggioranza», quello che si alza in commissione per bloccare la legge sul project financing già pronta per essere varata. «Si alza il solito e dice no. Ma allora siete voi che mettete i bastoni tra le ruote!». Ai sindaci, che al salone del Cinema del Lido si aspettavano qualche buona novità. Di Pietro non regala neppure una parolina di conforto. Lui vorrebbe lavorare, «ma le leggi sono fatte per girare attorno, non riusciamo più a venirne a capo, abbiamo 50 mila regolamenti... Scusate se passo di palo in frasca, a macchia di leopardo, ma è per aprire un po' di finestre...». Solo gli ultimi cinque minuti sono per i sindaci. «Già mi immagino i giornali di domani, "Di Pietro fa marcia indietro"...». Parla del reato di abuso d'ufficio e accontenta a metà. «Se fossi in voi insisterei per l'abuso d'ufficio a fini patrimoniali con le stesse pene, rafforzate, della corruzione, e trasformare l'abuso semplice in illecito amministrativo. Noi di Mani pulite, quella storica, l'abbiamo contestato solo se a fini patrimoniali...». Insomma, l'abuso d'ufficio, per Di Pietro, anche se dimezzato resta. Comunque «sarà poi l'elettore a dire all'amministratore "tu non ci azzecchi proprio"...». Sarà anche l'elettore, suggerisce Di Pietro, a dire: «Non ci sto!». Giovanni Cerruti il Il sindaco di Venezia Massimo Cacciari ieri ha seguito Di Pietro nella sua «giornata veneziana» ospite dell'Anci

Luoghi citati: La Spezia, Medolla, Milano, Modena, Venezia