Tutti d'accordo a tutti i costi di Lietta Tornabuoni
Tutti d'accordo a tutti i costi F =1 Tutti d'accordo a tutti i costi E la cerimonia solenne del quattro novembre nella basilica romana di Santa Maria degli Angeli ha voluto significare che, fascisti o antifascisti, collaboratori dei nazisti o combattenti per la libertà, sostenitori della dittatura o aspiranti alla democrazia, tutti i morti sono uguali, è legittimo non essere d'accordo: come i vivi, i morti sono invece tutti diversi. La morte non uguaglia personalità, azioni, caratteri e ambizioni, non cancella le persone, non elimina ciò che sono state, che hanno compiuto, che hanno desiderato: non ci sarebbero se no morti ricordati da tutti per la loro grandezza, morti ricordati soltanto da chi ha loro voluto bene, altri morti non ricordati da alcuno. Si capisce che ci sono tanti motivi per sostenere una simile par condicio post mortem: il lungo tempo passato dalla nascita della Repubblica; necessità di rafforzare un'unità nazionale che si ritiene insidiata dalla Lega; bisogno di alleanze; un pragmatismo politico che diventa alla vecchia maniera sovietica revisionismo storico, e che jj'ammanjta -, .di- ..retorica, dato che ogni «pacificazione» è compiuta da decenni tra^cjt.^cU^.yissuti tranquillamente insiline senza sgozzarsi né coltivare lacerazioni. In più ci sarà magari la perenne tendenza italiana a confondere ruoli e convinzioni in abbracci indiscriminati; a sostituire la genericità sentimentale alla chiarezza dei principii; a sottrarsi alle conseguenze e responsabilità dei propri atti; a considerare le differenze come una sventura, mentre le differenze sono il segno della ricchezza, vitalità e indipendenza d'un popolo; a scordare il passato (anche nel presente ci si affanna a trovare un modo per «uscire da Tangentopoli» anziché far entrare in prigione i col■ pevoli identificati da un I processo e da una sen¬ tenza). Ma, in una discussione sul passato forse speciosa e poco interessante per la maggior parte della gente che ha altro per la testa, c'è un minimo dettaglio attuale che può lasciare sconcertati. L'altra mattina, davanti alla basilica all'interno della quale il Presidente della Repubblica assisteva alla Messa per tutti i caduti e si fiancheggiavano Paolo Emilio Taviani e Pino Rauti, Alessandra Mussolini e Giorgio Napolitano, stazionava un manifestante. Un uomo non giovanissimo, forse sui quaranta, quarantacinque anni, con un giubbotto blu e la faccia seria. S'era fatto un cartello, approssimativo, mal scritto a mano, su cui si leggeva: «Pacificazione sì, diversificazione sempre». Se lo reggeva davanti, all'altezza dello stomaco, senza dar fastidio a nessuno. Stava li solo, sènza agitarsi né gridare né parlare, ma «le forze dell'ordine hanno subito provveduto ad . allontanarlo», informa- va il telegiornale. E .. perché? Magari la notizia è inesatta, magari l'iniziativa era dovuta all'eccesso di zelo casuale d'un agente, magari l'uomo in altri momenti s'era rivelato turbolento. C'è da sperarlo: altrimenti non si capirebbe un intervento improvvido che non rispetta un'opinione diversa espressa tanto civilmente, che trasforma in repressione l'idea ossessiva che, proprio quando il disaccordo è massimo, occorra essere tutti d'accordo, a tutti i costi. Lietta Tornabuoni >ni |
Persone citate: Alessandra Mussolini, Giorgio Napolitano, Paolo Emilio, Pino Rauti
Luoghi citati: Tangentopoli
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