« Non faccio la ballerina »

Lauzi: no all'invito del ministro « Non faccio la ballerina » Lauzi: no all'invito del ministro IL CASO MUSICA E POLITICA ROMA DALLA REDAZIONE Come Schwarzenegger con Rush, come Pelé con Cardoso, come la Streisand e Clinton, così pure Erano Lauzi e Michele Pinto. Oddio, non proprio così. Perché quando a casa del cantautore è squillato il telefono, e lui con la sua voce roca ha risposto alla «addetta alle relazioni esterne del ministero dell'Agricoltura», Lauzi non credeva alle proprie orecchie. Il rninistero dell'Agricoltura? Ma non era stato abolito in nome e per conto del popolo italiano, con apposito referendum? E, soprattutto, stentava a credere quel che la gentile interlocutrice, «declinando le proprie generalità», andava chiedendo. Uno scherzo non poteva essere, perché la signora insisteva, e insisteva. «Lei fa del vino, non è vero? Ebbene il signor ministro vorrebbe organizzare un simpatico incontro con artisti e gente del mondo dello spettacolo che abbiano a che fare in qualche modo con i prodotti della terra». Quale ministro? Michele Pinto. E Lauzi: «Noi si fa un po' di vino, l'hobby più costoso del mondo, dopo una Rolls Royce...». In buona sostanza Lauzi ha risposto a Pinto più o meno come Franco Eattiato a Walter Veltroni qualche giorno fa: «Non riesco a marciare, e tantomeno in grappo». Declinando l'invito, il cantautore si faceva però prendere dal dubbio: «Foise il summit tra Veltroni e i miei colleghi di sinistra ha fatto scuola». Un dubbio legittimo, e legittimamente espresso in una letterina inviata via fax al Foglio di Giuliano Ferrara, che si chiudeva così: «Non me la sento di fare il nano, sia pure per il rotto della cuffia, figuriamoci la ballerina». E così, finalmente, adesso sappiamo: anche agli artisti non di sinistra, al tempo dell'Ulivo, arriva la chiamata. Una volta, per fare l'immagine di un politico bastava regalare i prosciutti. Ma i bisogni, nelle società complesse, evolvono in desideri. Il prosciutto ce l'hanno tutti: mancano i buoni film, la bella musica non ha auditorium. E al vicepresidente del Consiglio occorre accogliere le italiche rockstar a palazzo Chigi, e nella stessa giornata dichiarare conclusa l'era del weifare-spaghetti. Occuparsi di Nanni Moretti e delle interruzioni ai film trasmessi in tiwù, e intanto appartarsi con Prodi e Eertinotti per via della Finanziaria. Iniziative, beninteso, encomia¬ bili e opportune in favore della cultura sempre considerata «altra», il rock, il cinema, da un Palazzo fin qui abbastanza gerontocratico. Ma epifenomeni, dal punto di vista della politica. Perché poi capita che agli appelli di maggior impegno culturale rispondano le case che producono reggisem, facendo sfilare beltà seminude, ma con un libro tra le mani. 0 che il ministro Pinto si doti di apposita addetta alle relazioni esterne, e faccia telefonare a Erano Lauzi. Il quale ancora si chiede «ma Pinto chi?». Il cantautore scrive al «Foglio» «Il summit tra Veltroni e i miei colleghi forse ha fatto scuola» mi Il cantautore genovese Bruno Lauzi contagiato dalla passione per la produzione del vino

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