Enimont, luce sui misteri

Enimont, luce sui misteri Enimont, luce sui misteri 7/ Gico indaga sull'archivio di Sernia L'IMBROGLIO SULLA CHIMICA MILANO ELLO scantinato di San Donato Milanese di proprietà di Antonio Sernia, ex presidente dell'Anic ed ex membro della giunta Eni, gli uomini del Gico, il gruppo investigativo della Guardia di Fi.nanza hanno trovato di tutto e di più. «Solo documentazione dell'Eni trasportata in quel luogo a cura dell'Enichem nei primi mesi del '93, quando l'ingegner Sernia dimessosi dall'Eni aveva lasciato il suo ufficio di San Donato», aveva minimizzato Nadia Alecci, legale di Sernia in Eni-Sai, il solo processo in cui è imputato (4 anni e 4 mesi di condanna nei due primi gradi di giudizio) quello che è stato il più potente boiardo de nella chimica pubblica. In realtà, le carte dell'archivio Sernia sequestrate su mandato dei pm spezzini Alberto Cardino e Silvio Franz e subito trasportate nel quartier generale del Gico di Firenze, si stanno rivelando per gli inquirenti una preziosa chiave d'ingresso nei misteri di una delle vicende più inquietanti della Prima Repubblica: la joint venture della chimica tra Eni e Montedison. Qualche esempio? Nelle mani del Gico ci sono copia delle lettere inviate da Sernia a leader politici come Bettino Craxi, a Carlo Fracanzani, ministro delle Partecipazioni statali nel go¬ verno De Mita, e note per il suo segretario Luigi Capuzzo. Lettere al successore di Fracanzani nel sesto governo Andreotti, l'ex presidente della Consob, Franco Piga sui destini dell'Enimont. E ancora. Carteggio con Gabriele Cagliari dai tempi in cui era membro della giunta all'epoca della sua presidenza dell'Eni, prima dell'arresto e del suo tragico suicidio nel luglio '93. Altri carteggi con Sergio Cragnotti, all'epoca amministratore delegato di Enimont; con Lorenzo Necci, presidente Enimont poi alla guida delle Ferrovie dello Stato fino all'arresto a La Spezia. Centinaia di appunti, promemoria, testi di delibere, bozze di comunicati, previsioni e aggiornamenti di budget. Fogli, migliaia di fogli in cui compaiono nomi illustri come quello dell'ex presidente dell'Eni, Franco Reviglio, dell'allora direttore programmazione e con¬ trollo, Franco Bernabé, oggi amministratore delegato del gruppo, di Giancarlo Cimoli, ex direttore di Enimont, da pochi giorni al posto di Necci alle Ferrovie. E poi consulenti dell'Eni come il commercialista Pompeo Locatelli e manager vicini a Raul Gardini come Italo Trapasso, amministratore di Enimont. Insomma una mappa completa, dall'86 al '93, con tutti i protagonisti del Grande Affare. Quelli che ci hanno guadagnato, quelli che hanno operato in buona fede e le vittime. Naturalmente una mappa di parte, quella di Antonio Sernia. Colpisce come l'ingegnere avellinese grande amico di Ciriaco De Mita, imparentato con l'ex ministro Riccardo Misasi ha raccolto con pignoleria tutto ciò che riguarda la gestione di tecnologie e investimenti, impianto per impianto. Esempio: ci sono appunti di un carteggio con Trapasso che va dai «catalizzatori» ai «trasporti marittimi», una delle note dolenti della joint-venture. E ancora. In archivio, al nome Necci, figura una copiosa documentazione composta di scambi epistolari tra l'allora presidente di Enimont e Cragnotti, Cagliari, Franco Giuliani Ricci, cognato di Gardini e responsabile della Fermar, la flotta Ferruzzi. Carta dopo carta nell'archivio Sernia si ripercorrono la tappe della crisi della jointventure, dell'arbitrato e del divorzio tra pubblico e privato, una storia che vide l'ingegnere tra i principali fautori della linea dura contro Gardini. Forse non è un caso che tra i suoi appunti ce n'è uno intitolato «i cani da riporto», come cioè Raul Gardini definì i manager della chimica. Chiara Berla di Argentine Antonio Sernia

Luoghi citati: Cagliari, Ello, Firenze, La Spezia, Milano, San Donato Milanese