Inquisito per «millantato credito» Cardino: piena fiducia nel Gico

Inquisito per «millantato credito» Cardino: piena fiducia nel Gico Inquisito per «millantato credito» Cardino: piena fiducia nel Gico LA SPEZIA DAL NOSTRO INVIATO Come la guerra, anche l'inchiesta spezzina continua. E dal bollettino arriva notizia di altri dieci indagati, tra cui tre magistrati, carabinieri e finanzieri. E filtrano i nomi dell'ex maggiore della Finanza Mauro Floriani, coniugato Mussolini, e Francesco D'Agostino, maggiore dell'Arma. E poi perquisizioni. Un solo capo d'imputazione, ma che per un avvocato è una pessima sorpresa: millantato credito. Ecco, Giuseppe Lucibello, del Foro di Milano, è inquisito proprio per l'articolo 346 ed è fin troppo facile, a questo punto, pensare che, secondo i magistrati di La Spezia, quando vantava dimestichezza con Antonio Di Pietro, non la raccontava giusta ai suoi clienti. E con quest'accusa viene messo un sigillo con la parola «fine» alle tante illazioni su Di Pietro. Ma il legale milanese ha preso slancio da quando ha deciso il «temporaneo» abbandono della difesa di Francesco Pacini Battaglia. Una decisione spontanea, si sottolineava nel palazzo rosa, ma per la verità maturata giovedì della settimana scorsa dopo circa quattro ore di interrogatorio di fronte ai due gip Maria Cristina Failla e Diana Brusacà, e ai pm Cardino e Franz. Nell'udienza di quel pomeriggio la posizione dell'indagato Lucibello Giuseppe è stata «riqualificata»: concussione e corruzione non sono sembrate ipotesi giustificate. E dunque, insostenibili i tanti sospetti allargati anche a quelli del giro. Lucibello è stato pronto a emettere comunicati, ieri, l'ultimo dei quali, delle 11,32, annuncia querela per diffamazione «contro l'Unità per aver diffuso la falsa notizia che io sarei indagato alla Spezia per concussione. Ribadisco ancora una volta che non sono indagato né per concussione né per corruzione». Insomma, ci tiene a chiarire il punto: a Cesare quello che è di Cesare e a Giuseppe quello che è di Giuseppe. Da Roma il ministro Di Pietro aveva tuonato il suo sdegno per essere stato in qualche modo tirato dentro l'inchiesta e Massimo D'Alema gli ha porto la mano parlando di «dossier avvelenati e attacchi vili». E pochi sono i dubbi che oggetto di tali fragorose attenzioni siano la Guardia di Finanza e il Gico di Firenze, il gruppo investigativo sulla criminalità organizzata. Ma i magistrati di La Spezia ai loro investigatori credono ancora. «Confermo piena fiducia al Gico», ha dichiarato il pm Cardino. Poi, di fronte alle parole del segretario del pds, ha commentato: «Non credo che l'on. D'Alema si riferisca alla Guardia di Finanza che non fa dossier, ma spedisce rapporti all'autorità giudiziaria». E quelli arrivati sui tavoli dei pm hanno indicato parecchie «ipotesi di lavoro». A fornire tracce, prima di tutti, «Chicchi» Pacini e la sua inesauribile linguaccia. Mario Maddaloni, lunedì 26 febbraio, giorno di Sant'Arnoldo, parla con lui e prova un tuffo al cuore quando «Chicchi» gli dice di essere stato a Milano e di avere ricevuto la tranquillizzante notizia che nessuno sta indagando su di lui o sull'allegra brigata. Lui parla, l'altro ascolta e il Gico registra: «Non c'è nessuna indagine su... (Maddaloni: incomprensibile) Anche lui... Perché questa è una voce messa in giro da Squillante... Messa in giro, non ti so di' come l'hanno inventata... Fatto sta che a me mi ha telefonato il mio avvocato, so che lui la sa perché Squillante l'ha detta a lui, Squillante l'ha detta anche al mio avvocato, ha detto che... è tutto un grosso polverone su quelle cose in cui noi non ci s'entra nulla ma è un problema di Giancarlo Rossi, di Previti, di Dotti, e di loro, e noi per ragioni...». In ogni modo, qualcuno aveva gettato l'allarme,-insomma quella talpa che, come il fantasma di brechtiana memoria che si aggirava per l'Europa, si muove per il Palazzo di Giustizia ambrosiano. Riprende Pacini: «Credo che la stessa informazione è to talmente falsa...». Eppure, anche se impreciso, incompleto, quell'allarme sarebbe stato tempestivo. Ma il Gico aveva lavorato nel segreto più assoluto e la notizia degli arresti venne data dieci ore dopo che erano stati eseguiti. Tutti centrati, gli obiettivi? Neppure per sogno: qualcuno non ha neppure il nome nel registro degli indagati, che conta ora una settantina cu nomi. In testa, naturalmente, rimane quello di Pacini Battaglia. E «Chicchi» è l'ultimo ancora in carcere, ieri il Tribunale della Libertà ha esaminato il suo caso: non sono troppi i cinque by-pass, hanno chiesto i difensori, per tenere uno in galera? Oggi è la volta del gip Maria Cristina Failla a depositare il parere sulla scarcerazione. «Chicchi» aspetta: presto tornerà davanti ai suoi giudici e all'idea qualcuno già trema. Vincenzo Tassandoti

Luoghi citati: Europa, Firenze, La Spezia, Maddaloni, Milano, Roma