Sommersi da Toghe pulite di Giovanni Bianconi

Sommersi da Toghe pulite Sommersi da Toghe pulite Tutte a Perugia le indagini sui giudici PERUGIA DAL NOSTRO INVIATO L'ultimo carico di fascicoli è arrivato l'altro ieri dalla Spezia. 0 meglio, se l'è andato a prendere il destinatario in persona, il pubblico ministero Fausto Cardella, che adesso ci scherza sopra: «I giornali hanno scritto che sono andato a chiedere le carte, in realtà sono andato per tentare di arginare la valanga di procedimenti che si abbattono su questo ufficio». Subito dopo, però, nella sua stanza al secondo piano di un palazzo storico, nel cuore antico della città, Cardella si fa serio: «Finora siamo andati avanti con pacche sulle spalle, solidarietà, complimenti e compassioni. Adesso basta, perché non è il caso. Noi continueremo a lavorare come sempre, ma voglio dire chiaramente che con le forze che abbiamo non siamo in grado di garantire ciò che riusciremo e ciò che non riusciremo a fare». Con l'avvento di «toghe pulite», le indagini sulla corruzione nella magistratura, la Procura di Perugia è diventata il centro nevralgico delle inchieste. Perché da dovunque partano, quasi sempre si finisce per scoprire che c'è un giudice romano di mezzo, e quindi il processo arriva qui, sulle scrivanie di cinque sostituti procuratori senza capo. Già, perché l'ex procuratore Nicola Restivo è andato in pensione nell'estate del '95, e il Csm non ha ancora scelto il suo successore. La nomina potrebbe arrivare oggi, in lizza ci sono il presidente del Tribunale di Vibo Val°ntia, Giuseppe Vitale, e il procuratore circondariale di Foggia Alessandro Galli. Nell'attesa Cardella, sostituto «anziano» a dispetto dei 46 anni d'età, continua a dirigere l'ufficio. Per dare un'idea di ciò che deve affrontare questa piccola e fino a pochi anni fa anonima Procura di provincia, più dei numeri basta qualche nome: il processo Pecorelli, con Andreotti e Vitalone imputati di omicidio: due pm occupati a tempo pieno una settimana al mese solo per quelle udienze; un pezzo dell'inchiesta Squillante arrivata da Milano; la «Tangentopoli 2» spezzina che è già diventata perugina per i nove o dieci magistrati coinvolti, ma che probabilmente finirà per assorbire gran parte del filone nato dalle intercettazioni fatte a Pacini Battaglia. E centinaia di altri processi su magistrati romani (ex pezzi grossi del ministero come Filippo Verde, presidenti di tribunale come Pelaggi, e di altre ««il 1111111 CORRUZIONE E MAGISTRATI! RA due regioni, Marche e Abruzzo. Con le accuse più disparate, dalle «mazzette» fino alle lamentele dell'ultimo cittadino che ritiene di aver subito un abuso. «Il problema - dice Cardella -, è che bisognerebbe assicurare giustizia a tutti, e non solo agli indagati o danneggiati "eccellenti". Ma col carico di lavoro attuale non ce la facciamo, e a questo ritmo non ce la faremo mai». Insomma, c'è il rischio che non si riesca a fare giustizia: «Più che rischio, direi concreta possibilità - precisa il magistrato -, e sotto tutti i profili: dall'impunità di eventuali colpevoli all'impossibilità di accertare la piena estraneità degli innocenti, quando non si è in grado di fare tutte le indagini necessarie. E' ovvio che bisogna dare delle priorità, ma è altrettanto ovvio che tutti hanno diritto allo stesso trattamento». Anche quel padre che vuol sapere chi ha venduto la dose mortale di eroina al figlio; e che vivendo in una piccola città, fino a poco tempo fa, sapeva di poterlo chiedere. Lunedì Cardella è andato alla Spezia, dove i due sostituti che indagano su Pacini Battaglia e la sua lobby, Franz e Cardino, sono stati già esonerati dalle udienze. Lui invece, procuratore «reggente», ieri mattina era nell'aula delle udienze preliminari, per le cause ordinarie di droga e rapine. I turni toccano a tutti, a Cardella come agli altri quattro sostituti: Michele Renzo, Sandro Cannevale, Dario Razzi e Paolo Vadala. Magistrati giovani, tutti fra i 38 e i 45 anni, ognuno dei quali potrrebbe scrivere una sorta di biografia di un buon numero di colleghi romani e di altre città passati ai raggi X per accertare accuse e reati. I giorni di ferie arretrate non si contano, quelle dei giudici come quelle del personale di cancellerie costretto ad andare in ufficio anche il sabato e la domenica, nonostante il «tetto» fissato per gli straordinari. «Ma non è giusto - dice ancora Cardella -, perché quest'ufficio non è un'agenzia di inve¬ stigazione privata, ma un pezzo di Stato di cui noi siamo, modestamente e con tutti i limiti, dei rappresentanti. Se ci mettono in condizioni di funzionare, bene, sennò non so più che cosa fare». Sembra uno degli sfoghi che arrivano di continuo dalle piccole Procure calabresi o siciliane assediate dalla criminalità organizzata; qui invece, nel benessere di una provincia ricca, l'accerchiamento viene dalle indagini sulla corruzione. Le richieste sono le solite, più uomini e più mezzi, e i cinque pubblici accusatori di Perugia non se la sentono di accusare né il ministero della Giustizia né il Csm. Anche perché finalmente qualcosa s'è mosso, e oltre al procuratore dovrebbe arrivare, a stretto giro, un altro sostituto. «Sappiamo bene che le risorse sono quelle che sono, che se tiri la coperta da una parte si scopre quell'altra, ma una cosa è certa: in queste condizioni non possiamo garantire nulla, se non il nostro impegno». Giovanni Bianconi La procura attende rinforzi urgenti «Ormai non si può garantire giustizia» Mauro Floriani con la moglie Alessandra Mussolini

Luoghi citati: Abruzzo, Marche, Milano, Perugia, Vibo