«Tox day», buio sul commercio di Giuseppe De Maria

L'Ascom vince la battaglia con la Confcommercio nazionale, che voleva le luci accese L'Ascom vince la battaglia con la Confcommercio nazionale, che voleva le luci accese «Tox day», buio sul commercio Restano spente quasi tutte le insegne Luci spente nella maggior parte delle vetrine. Realtà confermata dall'Azienda elettrica municipale (Aem) che, ieri dopo le 20, ha riscontrato una leggera diminuzione dei prelievi di energia rispetto alla stessa ora di lunedì scorso: 223 mila chilowattora rispetto ai 225 mila di una settimana fa. Così Giuseppe De Maria, il presidente dell'Ascom subalpina, vince questa «partita» contro Sergio Bilie, leader della Confcommercio, che siUl'<<iUuminazione>) dei negozi dopo l'orario di chiusura puntava le carte della protesta fiscale nel «Tax day numero 2». Continua quindi il braccio di ferro, tra Torino e Roma, anche se De Maria, nell'assemblea generale di ieri sera, con i 25 membri della giunta e i 90 presidenti di via e delle varie categorie, non ha voluto «stravincere». Tanto più che una voce a favore di Bilie si è levata: quella di Giuseppe Giurato, presidente della Federazione venditori aree pubbliche (Fiva), ossia degli ambulanti. Il quale, dopo aver scritto una lettera al presidente dell'Ascom, ieri sera nell'affollata assemblea di via Massena si è schierato con Bilie. «Vorrei capire - ha detto - se questa è ancora la nostra casa comune, quella che fa capo alla Federazione di Roma. Sì? E allora rispettiamone le regole. Diversamente io sono nella Confcommercio». In precedenza, ossia nella lettera, Giurato aveva annunciato a De Maria «la soddisfazione degli ambulanti per l'uscita e la presa di po¬ sizione del presidente Sergio Bilie». E aveva proseguito sottolineando «i contrasti» tra le dichiarazioni del vertice torinese e di quello nazionale: «E' vero - aveva aggiunto - tra regione e regione esistono situazioni diverse, ma le esternazioni confederali tengono conto di una complessa e forte azione sindacale nazionale, alla quale non si possono e non si devono contrapporre problemi locali». De Maria, in assemblea, pur d'accordo sulla necessità che i commercianti siano uniti, ha chiarito che tra Ascom e Confcommercio vi è una «differente visione politica». Sottolineata - ha detto «dall'invito arrivato da Roma ad accendere le insegne insieme con la grande distribuzione». Ancora: «A questo punto non abbiamo bisogno di vetrine e insegne illuminate, ma di azioni e di richieste concrete. Proprio contro quella grande distribuzione che mette in difficoltà, soprattutto la categoria che Giurato in parte rappresenta». Di qui l'esigenza a continuare la battaglia. «Sulla quale - ha attaccato il vertice Ascom - la Confcommercio, se ci considera fuori linea, può mandare un commissario». Ma a favore di De Maria e della sua giunta, il coro d'interventi è stato massiccio. Gianni Betta, presidente dei commercianti di Venaria ha subito chiarito che «se la Confcommercio punta sull'espandersi degli "shop center", noi siamo fuori». E il vice presidente Giorgio Gatti: «Bilie non può detta¬ re le proprie decisioni stando in crociera. Noi siamo liberi, se non lo fossimo non mi divertirei e sarei già dimissionario». Giovanni Perottino, responsabile dei negozianti di Pont Canavese: «Pensavo che certe cose, tipo le crociere di Bilie, fossero finite con la Prima Repubblica. Ma tant'è. Comunque sarebbe stato meglio che i nostri panni sporchi fossero lavati in casa e non con dichiarazioni alla stampa e alla tv». Pino Bracco, presidente degli alimentaristi ed ex assessore in Comune: «I problemi di oggi non sono né De Maria, né Bilie, entrambi presidenti prò tempore, ma altri. Per esempio il fatto che la Confcommercio, dopo aver deciso in commissione di chiedere al Parlamento di decentrare, nell'ambito della legge Bassanini, il commercio alle Regioni, poi non ha detto niente a nessuno. E anche per questo sono molto arrabbiato, più di De Maria, con la Confcommercio». Al termine De Maria ha elencato quelli che considera i veri problemi di Torino e provincia: la necessità di una maggiore apertura del credito da parte delle banche, in modo che negozianti ed esercenti possano tirare il fiato senza rivolgersi «a prestasoldi o agli usurai». «Dobbiamo essere realisti - ha precisato - e, sapendo che la pres- sione fiscale, tra tasse nazionali e balzelli locali, continuerà ad opprimerci, chiediamo almeno che questa giungla impositiva sia eliminata una volta per tutte, grazie ad una semplificazione che andrebbe anche a favore dello Stato». Al governo l'Ascom chiede, infine, di fare slittare l'applicazione della legge «626» che obbliga le aziende a mettersi a norma di sicurezza entro dicembre. «E' un obbligo caper stro - ha detto De Maria - che, senza agevolazioni, condannerebbe molti titolari di negozio ad abbassare per sempre le saracinesche». Giuseppe Sangiorgio Ma gli ambulanti sono contro De Maria Luci spente ieri anche in centro Sopra, il presidente dell'Ascom Giuseppe De Maria

Luoghi citati: Pont Canavese, Roma, Torino, Venaria