Leone: inseguo l'ombra di Bordin

Il vincitore della maratona più famosa festeggiato ieri a New York come un eroe Il vincitore della maratona più famosa festeggiato ieri a New York come un eroe leone; inseguo l'ombra di Bordili E la Fiaccarti ora vuol battere il record italiano NEW YORK. Centoventinove minuti e rotti di corsa possono cambiare una vita. E' il tempo impiegato da Giacomo Leone per vincere la maratona più importante del mondo, a parte quella olimpica. E pensare che il venticinquenne brindisino di Francavilla Fontana («35 mila abitanti ma non c'è niente di bello da vedere se non il mare a 30 chilometri») aveva tribolato per tre mesi, prima di ottenere, non un ingaggio, ma almeno il biglietto dell'aereo. «All'inizio - dice l'eroe di una gara vista in tutto il mondo - non mi sono neppure reso conto di quello che avevo fatto. Poi, a mente fredda, ho capito che la mia era un'impresa. Ora c'è il ri¬ schio che mi facciano sindaco. Sono anni che la mia città, per controversie politiche, non ha un primo cittadino». Il dopo maratona per questo poliziotto che non avrà aumenti né di grado né di stipendio (circa 2 milioni al mese) è stato tutto in discesa. La fatica e la stanchezza non hanno avuto il sopravvento. Interviste infinite, poi i giusti brindisi a Casa Italia, con vini piemontesi e spumante Gancia in prima fila. Quindi la premiazione nel grande salone Versailles dell'Hotel Sheraton sulla Settima Avenue, con duemila persone, compreso il console italiano Franco Mistretta. C'era anche una delegazione che ha presentato la prossima maratona di Torino, collegandola alla promozione dei mondiali di cross a marzo. La cena, gomito a gomito con la bionda Franca Fiacconi, seconda fra le donne, eletta Miss Maratona, si è consumata sotto i riflettori delle telecamere e gli occhi dei giornalisti, da Tony Mei al Sandomenico: alta cucina italiana e punto di riferimento per la numerosa spedizione tricolore a New York da oltre 10 anni. La Fiacconi, romana, era in compagnia del marito e del padre Bruno, ex ferroviere. Al termine una notte di festeggiamenti: una lunga limousine bianca da otto posti, seguita da un'altra di queste incredibili vetture con a bordo dieci amici: il Rockefeller Center, la pista del ghiaccio, Times Square sotto mille luci, il ponte di Brooklyn. E tante foto, gli autografi a gente sconosciuta in una metropoli che stentava a prendere sonno. «Io non sono riuscito a dormire - ha detto Leone -. Adesso avrei l'entusiasmo e la forza di rifare ima maratona. Mi sono rivisto alla tv, non ho sbagliato nulla. Ma non disputerò più la gara più lunga dell'atletica fino ai mondiali di Atene di agosto. Infine mi piacerebbe tornare qui l'anno prossimo. Mi hanno già dato il pettorale numero 1. Ho vinto una gran bella automobile. Finalmente posso buttare via la mia vecchia vettura. Nei mesi scorsi avevo sofferto molto: per un infortunio non ero riuscito a partecipare alle Olimpiadi. Temevo contraccolpi negativi sul piano psicologico. Ma ora questa è stata una bella iniezione ricostituente e di fiducia». Per assistere all'arrivo di Giacomo al Central Park, è stato pure sospeso il lavoro di produzione per il film «Conspircy Theory» con Mei Gibson e Julia Roberts. «Sono stato ricevuto anche dal sindaco Giuliani che alla premiazione era molto contento di questo mio successo - ha raccontato Leone -. E all'alba mi ha telefonato il commissario tecnico azzurro Gianpaolo Lenzi. Mi ha fatto i suoi complimenti, siamo stati a parlare per quasi un'ora». Anche Franca Fiacconi si è sfogata: «Avevo iniziato giovanissima con l'atletica, poi avevo smesso per nausea. Mi sono sposata sette anni fa e ho ripreso. Ho cominciato dal nulla. In due anni ho dimostrato di valere qualcosa. Mi resta, tuttavia, la delusione, a 31 anni, di non essere andata ad Atlanta. Mi sono parzialmente rifatta domenica. Ho corso sei maratone in 13 mesi e sto benissimo. Ora voglio tentare di battere il primato italiano. Devo molto al tecnico Oscar Barletta, lo stesso che segue Roberta Brunet». «L'atletica - ha aggiunto Leone - è da sempre la mia passione. Mi sono dedicato alla corsa seguendo i successi di Gelindo Bordin. Come secondo sport mi piace il calcetto. Questa di New York era la mia quinta maratona. Ma non avevo mai vinto. E ho ottenuto il mio primo successo proprio in quella più prestigiosa, la più famosa. Scusate se è poco». A margine della maratona, la veneta Ileana Salvador ha ottenuto con 3h 34'09" la miglior prestazione mondiale di marcia femminile sui 42 chilometri. Ma ha gareggiato con i colori della Svezia poiché dallo scorso mese di giugno ha lasciato l'Italia, compresi il marito e un figlio di 8 anni, per trasferirsi a Goteborg con un nuovo compagno: «Ho seguito il mio cuore». Un'altra seguace di Susanna Tamaro. Attilio Monetti Giacomo Leone, 25 anni, pugliese di Francavilla Fontana, era alla sua quinta maratona e non era mai stato primo; adesso punta ai Mondiali di Atene del prossimo agosto ma vorrebbe tornare a New York per vincere anche nel '97